Il carcinoma della cervice uterina è il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni ed è molto più diffuso nei Paesi in via di sviluppo rispetto ai Paesi industrializzati. In Italia si registrano oltre 2000 casi all’anno, che equivalgono a circa l’1,3% del totale dei tumori diagnosticati nelle donne. Sono circa mille le donne che si rivolgono ogni anno alla Sc di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera di Cagliari-Università di Cagliari, diretta dal professor Mario Scartozzi, per iniziare un percorso di cura attivo a seguito di una diagnosi di tumore. La struttura complessa è composta da 14 Medici specialisti che operano in tutti i settori delle neoplasie solide. La Clinica è anche sede dell’unica Scuola di Specializzazione in Oncologia della Sardegna, sono quindi presenti ed in attività 20 medici in formazione specialistica. I medici operano in gruppi distinti per patologia, ciascun gruppo all’interno di un gruppo multidisciplinare polispecialialistico, nelle varie aree dedicate di degenza, day-Hospital/day service ed ambulatoriali. Nella Clinica è inoltre presente un gruppo dedicato alle sperimentazioni cliniche, che gestisce trasversalmente con i diversi gruppi di patologia le decine di studi clinici attivi attualmente. A questi si aggiunge personale infermieristico, OSS e di segreteria nei diversi servizi. Abbiamo inoltre attivo un percorso di supporto psicologico con due psicologi esclusivamente dedicati ai nostri pazienti ed i loro familiari.

Professor Scartozzi, cos’è il carcinoma della cervice?

“Nella quasi totalità dei casi il carcinoma della cervice è conseguenza di una infezione da papillomavirus umano (HPV), che si trasmette prevalentemente per via sessuale. Sono stati identificati molti tipi di HPV, ma non tutti i tipi presentano il rischio di determinare successivamente la trasformazione tumorale. Anzi solo una minoranza degli HPV conosciuti ha la caratteristica di indurre la transizione in senso cancerogeno. Inoltre, per quanto l’infezione da HPV rappresenti una condizione necessaria, non sempre e non necessariamente la sua presenza indica la presenza del tumore. La maggioranza delle infezioni, infatti, si risolve spontaneamente e senza conseguenze”.

Quali sono le persone a rischio?

“Poiché l’infezione da HPV si trasmette prevalentemente per via sessuale, l’inizio precoce dell’attività sessuale e partner sessuali multipli sono da considerarsi fattori di rischio. Principalmente se i rapporti sessuali non sono protetti ed in assenza di vaccinazione. Da sottolineare come il carcinoma della cervice rappresenti una delle forme più frequenti di cancro legato ad infezione da alcuni tipi di HPV, ma purtroppo non l’unica. Il papilloma virus umano è infatti anche responsabile di tumori anali (quasi 90% dei casi in entrambi i sessi), tumori vaginali (70% dei casi), tumori del pene (50% dei casi), tumori vulvari (oltre 40% dei casi) e tumori del distretto testa-collo (20-30% dei casi in entrambi i sessi). L’infezione da HPV ed il rischio di una evoluzione in senso oncologico rappresentano pertanto una problematica trasversale che interessa uomini e donne. Altri fattori di rischio per il carcinoma cervicale sono il fumo e la famigliarità per questo tumore. Secondo alcuni anche una dieta sbilanciata e povera di frutta e verdura potrebbe rappresentare un elemento predisponente”.

Quali sono i campanelli d’allarme?

“La malattia decorre praticamente senza sintomi nelle fasi iniziali. In fasi meno precoci possono manifestarsi campanelli di allarme da non trascurare mai, quali soprattutto perdite di sangue vaginali anomale (quindi al di fuori della fase mestruale se ancora presente), perdite vaginali senza sangue e dolore durante i rapporti sessuali”.

Prevenire è meglio che combattere?

“Per il tumore della cervice risulta essenziale la prevenzione e la diagnosi precoce, che si è dimostrata estremante efficace e in grado di ridurre in maniera sostanziale lo sviluppo del cancro e la progressione verso forme più avanzate e meno curabili. L’arma vincente in assoluto è senza dubbio la vaccinazione (prevenzione primaria). La messa a punto e la disponibilità di vaccini diretti verso i ceppi (tipi) di HPV responsabili di tumore è oggi in grado di prevenire l’infezione, lo sviluppo di lesioni precancerose (precursori del cancro) e quindi il cancro in un altissimo numero di casi. I vaccini rappresentano pertanto il fulcro imprescindibile per l’eradicazione di questo tumore. Gli studi a nostra disposizione dimostrano infatti come i vaccini siano sicuri ed efficaci e come la loro implementazione sia un intervento cruciale di promozione della salute. Si stima che con un tasso di vaccinazione del 70% si arriverebbe ad una riduzione di centinaia di migliaia di casi di carcinoma della cervice e si eviterebbero quasi 200 mila morti legate a questo tumore in tutto il mondo. A questi si aggiungerebbe anche un ulteriore, enorme, risparmio di vite e perdita di salute legato a tutti gli altri tumori causati da infezione da HPV in entrambi i sessi. Per questi motivi il vaccino in Italia è raccomandato e gratuito per ragazzi e ragazze dai 12 anni di età. La vaccinazione è anche raccomandata nelle donne in età fertile, in particolare al 25° anno di età (per es. in occasione della chiamata per il primo Pap Test) e in tutti i soggetti a rischio per determinati comportamenti o condizioni (per es. Men who have Sex with Men – MSM)”.

La diagnosi precoce è fondamentale per evitare guai più seri?

“Lo screening, prevenzione secondaria, è un percorso vincente e imprescindibile per il carcinoma cervicale. Le opzioni di screening che attualmente sono in uso e diffuse su tutto il territorio nazionale consentono l’individuazione molto precoce del tumore, quando ancora non è diffuso, ma anche e soprattutto l’individuazione delle lesioni pre-cancerose della cervice, in via di trasformazione tumorale, ma non ancora francamente tumorali. In entrambi questi casi la rimozione delle lesioni è curativa e spesso può avvenire ambulatorialmente o in day hospital. I mezzi di diagnosi precoce e screening disponibili sono essenzialmente 2. Il Pap test (test di Papanicolau) e l’HPV test (HPV-DNA). Entrambi sono di facile attuazione, rapidi, indolore e praticamente privi di controindicazioni. Il Pap test dovrebbe essere eseguito ogni 3 anni (a meno che non sia diversamente indicato) dall’inizio della attività sessuale o comunque dai 25 anni di età, mentre l’HPV test si esegue a partire dai 30 anni di età, ogni 5 anni e solo se positivo viene seguito da Pap test. Lo screening viene eseguito fino ai 65 anni di età”.

E’ una battaglia che si può vincere?

“Data la diffusione di vaccinazione e screening, l’osservazione di donne con carcinoma della cervice “avanzato” o diffuso (metastatico) sono, fortunatamente, in costante riduzione. In questi casi la strategia di trattamento prevede l’impiego personalizzato di una combinazione variabile di chirurgia, radioterapia e chemioterapia. È molto importante sottolineare come sia essenziale per la cura di queste pazienti (e ormai per ogni tipo di tumore) la presenza di un percorso condiviso e discusso con tutti gli specialisti coinvolti (gruppo multidisciplinare). La complessità delle cure è infatti tale da non potersi attribuire ad una unica figura specialistica, ma da richiedere il contributo, oltre che degli oncologi, anche di ginecologi, anatomo patologi, chirurghi addominali, radioterapisti, biologi molecolari e di laboratorio, solo per citare le figure più rilevanti. Nel complesso per quanto il carcinoma cervicale rappresenti ancora una patologia difficile e diffusa, si tratta anche di uno dei rarissimi casi in oncologia per il quale si possa sperare concretamente di ridurne l’impatto in maniera drastica e senza peccare di eccesso di ottimismo. La prevenzione primaria e secondaria è infatti efficacissima ed i suoi effetti si vedono già molto bene nella notevole riduzione dei casi e delle forme avanzate. Compito di tutti noi operatori della salute a tutti i livelli è quello di continuare a spiegare gli incredibili vantaggi di queste strategie e implementarne l’impiego capillare presso la popolazione”.

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