Qualche settimana fa, seguendo la complanare che affianca la Statale 131, dal Cagliaritano sono arrivate fino ad Arborea. “Nel weekend ci incontriamo alle 9 del mattino e pedaliamo per almeno 4 o 5 ore. Generalmente ci alleniamo nella zona di Castiadas e Costa Rei, ci sono strade con un bel dislivello”, racconta Cristina Concas, presidente dell’associazione Flamingos road alla guida di un gruppo di una ventina di cicliste amatoriali: “Siamo accomunate, quasi tutte, dall’aver affrontato un tumore. Io ho iniziato ad andare in bici con regolarità dopo che mi sono ammalata. Ho notato che mi sentivo meglio e ho pensato che se lo sport aveva aiutato me allora poteva aiutare anche gli altri”. Così, qualche anno fa, ha pensato alla prima avventura delle “Pink Flamingos”: il giro della Sardegna in sette tappe, una per ogni centro oncologico dell’Isola. Per diffondere un messaggio di speranza. “Sono consapevole che non tutti e tutte possono allenarsi”, dice Concas, “ma farlo è un grande aiuto. Il rischio delle recidive si riduce del 20% se si pratica uno sport in maniera intensiva, ci sono studi che lo dimostrano”.

Cristina Concas
Cristina Concas
Cristina Concas

L’ultima impresa ha riguardato la raccolta dei fondi necessari per acquistare un macchinario da donare all’Ospedale civile di Alghero: un casco refrigerato che contrasta la perdita dei capelli nelle pazienti che devono sottoporsi alla chemioterapia.

Dipendente del tribunale di Cagliari, due figlie, Cristina Concas si allena tre volte alla settimana. “Vent’anni fa non avrei mai pensato di riuscire a raggiungere certi risultati. Ero una fifona, quando andavo in bici avevo paura di essere investita. Dopo il tumore rivedi le tue priorità”.

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Negli anni le Pink Flamingos sono diventate un gruppo di amiche. Che funziona anche da mutuo soccorso in caso di necessità: basta scrivere “foratura” sulla chat di whatsapp e in una manciata di minuti arriva sempre qualcuno. “Sono nate delle belle amicizie. La maggior parte di noi non si conosceva. Ma poi la malattia, lo spirito di sacrificio, lo sport, uniscono. Cosa ci spinge a fare cento chilometri in un giorno? La soddisfazione di dire: ce l’ho fatta. Il mio obiettivo ora è quello di essere un esempio per le altre donne che saranno chiamate ad affrontare la mia stessa prova. Il messaggio che vorrei mandare è: viviamo bene il tempo che abbiamo a disposizione”.

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