La pedana, lo scivolo, la sedia job per raggiungere il mare. Sono i vessilli dell’accessibilità per una località balneare. Quelli che – quando ci sono (ed è tutt’altro scontato) – ci si sente con la coscienza a posto. E invece si tratta del minimo sindacale quando si parla di turismo accessibile. È il sacrosanto diritto di tutti di poter fare una vacanza in autonomia, una questione di civiltà che ha come effetto collaterale l’accesso a un mercato turistico di tutto rispetto che vale, a livello mondiale, circa 400 milioni di euro. C’è il turista sulla sedia a rotelle, certo, con milioni di persone con difficoltà motorie permanenti, momentanee, o legate semplicemente all’età avanzata. C’è la persona cieca, sorda e in generale con disabilità sensoriale. La persona autistica che ha necessità di percorsi di orientamento (sono stati realizzati in diversi aeroporti, compresi quelli sardi) o di spazi di quiete, liberi dall’eccesso di stimoli sensoriali. Ma anche chi ha problemi di salute, allergie o intolleranze alimentari. Eppure in un’isola con un alto numero di diabetici capita ancora di non avere alternative alla solita coca zero o di dover fare la caccia al tesoro per un pasto decente senza glutine.

I dati

Il turismo inclusivo, per definizione, ha l’obiettivo di “garantire a tutte le persone, indipendentemente dalle capacità motorie, sensoriali, cognitive o comunicative la possibilità di vivere l’esperienza turistica in condizioni di autonomia, sicurezza e pari opportunità”. In base ai dati sul turismo accessibile, pubblicati sul portale specializzato Cityfriend, le persone con disabilità o esigenze speciali (come una semplice allergia alimentare o le normali difficoltà motorie delle persone anziane) in Europa sono 130 milioni (10 in Italia) e ben 50 viaggiano regolarmente. Si tratta spesso di persone che spendono cifre consistenti, scelgono in media strutture alberghiere e hanno una permanenza di dieci giorni, quasi sempre sono accompagnate, con un effetto moltiplicatore. In linea con la popolazione generale, la gran parte organizza le proprie vacanze in autonomia in rete, dove sono nati molti siti specializzati tra mappe di accessibilità urbana, portali e piattaforme di prenotazioni specializzate. E a proposito di siti e app, dovrebbero essere accessibili per tutti anche i portali turistici. A livello europeo, il modello è la Spagna, soprattutto Barcellona e Valencia. In Italia ci sono i progetti “Rimini autismo friendly” che prevede percorsi dedicati e hotel certificati e “Trentino per tutti” con sentieri accessibili e servizi di accompagnamento specializzati.

La Sardegna

La Sardegna inizia a muovere i primi passi. È di quest’anno il progetto della Regione “L’isola che accoglie” che si è articolato in due passaggi. In un primo step, l’assessorato al Turismo ha ottenuto dal Ministero della disabilità un milione e 769 mila euro e ha pubblicato una manifestazione di interesse alla quale hanno partecipato diciotto comuni. In questa fase hanno ottenuto i fondi Alghero, La Maddalena, Orosei e Carloforte, strategicamente distribuiti tra nord e sud, est e ovest dell’Isola. Si tratta di progetti per servizi, formazione del personale, accessibilità e mirati in particolare al turismo balneare. Alghero, che si è classificata prima, ha ottenuto mezzo milione che investirà sul Lido, Maria Pia e Mugoni, in particolare, saranno attrezzate per accogliere agevolmente anche chi ha difficoltà motorie.

La passerella per disabili nella spiaggia di San Giovanni ad Alghero (Foto Calvi)
La passerella per disabili nella spiaggia di San Giovanni ad Alghero (Foto Calvi)
La passerella per disabili nella spiaggia di San Giovanni ad Alghero (Foto Calvi)

Nel secondo passo la Giunta regionale, con gli assessorati alla Programmazione e al Turismo, ha stanziato 14 milioni con fondi propri (nell’ambito del programma Fesr 2021/2027 Progetti di innovazione sociale per la cultura e il turismo inclusivi) per finanziare – con una cifra tra i 300 e gli 800 mila euro - tutti i comuni che hanno partecipato e sono rimasti esclusi dal primo bando (Pula, Sassari, Cabras, Sant’Anna Arresi, Barisardo, Tortolì, Cagliari, Arborea, Arbus, Tresnuraghes, Oristano, Santa Teresa Gallura, Castiadas, Badesi, con estensione alle autorità urbane di Iglesias e Olbia) e incrementare il finanziamento ai primi quattro.

Le bandiere Lilla

Sul fronte dei movimenti è operativa dal 2012 la rete delle bandiere lilla, che sulla scorta di quelle blu, viene assegnata alla destinazioni turistiche che riducono le barriere architettoniche, offrono servizi dedicati e promuovono il turismo responsabile. O almeno che si impegnano a farlo. Alla Sardegna sono state assegnate quattro bandiere lilla a Budoni, La Maddalena, Pula e Santa Teresa Gallura. Le regioni più virtuose sono la Liguria con dieci comuni lilla, ma ben 26 attività certificate, le Marche con 11 e la Sicilia con 14. 

Le bici inclusive a Olbia da usare anche in autonomia (Foto Satta)
Le bici inclusive a Olbia da usare anche in autonomia (Foto Satta)
Le bici inclusive a Olbia da usare anche in autonomia (Foto Satta)

Spazi urbani

Ad Olbia, dove al Lido del Sole, funziona già da qualche anno uno stabilimento balneare che punta tutto sull’accessibilità, un progetto inclusivo, dedicato a turisti e residenti, è quello di Mezzo con le biciclette che non solo possono trasportare persone disabili accompagnate ma consentono l’uso in autonomia.

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