Adesso l’ultima follia è che Samantha Cristoforetti non esiste, sarebbe un personaggio inventato non si sa bene da chi e interpretato di volta in volta da attrici diverse. Una palese fesseria, come capisce chiunque abbia la dotazione base di buon senso: eppure nel web sta iniziando a rimbalzare da un sito all’altro, e non si può escludere che prima o poi diventi un’altra di quelle leggende metropolitane altrettanto assurde ma persistenti, come la morte di Paul McCartney o lo sbarco sulla luna girato da Stanley Kubrick.

È iniziato tutto all’inizio di settembre. In realtà, pare che questa strana ipotesi fosse stata avanzata mesi fa in un sito di orientamento terrapiattista. La cosa interessante, in questa vicenda, è il meccanismo che sembra aver prodotto lo scarto dalla circolazione più o meno clandestina della teoria a una diffusione più ampia, sebbene ancora contenuta. Lo si deve a una certa utente di Facebook che, commentando un post, spiega appunto che l’astronauta italiana “non esiste, è un personaggio inventato”, e lo dimostrerebbero le foto disponibili. “C’è quella con lo spazio tra i denti ed il naso diverso dalla successiva che ha la fossetta sul mento”, spiega la commentatrice, “rispetto a quella successiva (quando dicono che diventa mamma) che non ha più la fossetta, ma ha un’attaccatura diversa dei capelli…”

Software di biometrica

Come prova delle sue affermazioni, l’ignota aggiunge poi alcune foto della stessa Cristoforetti, dicendosi certa che “in questo collage sono tre persone diverse per qualsiasi programma uno utilizzi di biometrica”. Dopodiché, in un caso da manuale di eterogenesi dei fini, la pagina Facebook “Abolizione del suffragio universale” ripubblica il commento su Cristoforetti, ovviamente per deriderlo: ottenendo però involontariamente l’effetto di moltiplicarne la visibilità. Altri lo riprendono, per esempio lo scrittore italo-rumeno Adrian Farcade che ironicamente chiosa “Oggi ho scoperto che Samantha Cristoforetti non esiste... cosa faccio divulgazione a fare”. E così tanti altri.

Quasi tutti quelli che si prestano alla diffusione della strampalata teoria lo fanno, appunto, con l’intento di seppellirla con una risata. Meritano di essere letti alcuni dei commenti al post di “Abolizione del suffragio universale”: molti vogliono vincere facile scrivendo che in realtà Samantha Cristoforetti è l’ennesima grande trasformazione di Pierfrancesco Favino, uno dice che lei e l’ex calciatore interista Javier Zanetti “sono la stessa persona” (anche altri notano una somiglianza), poi nella corsa verso il surreale c’è chi la accosta a Damiano dei Maneskin. Forse il più simpatico è quello che ammette che “a me la biometrica direbbe che siamo due persone diverse anche se mi confrontasse normale e appena sveglio”.

Insomma, se un domani questa panzana raggiungesse ulteriori livelli di diffusione, potremmo dire di aver osservato in diretta in questi giorni la nascita di una pallina di neve che cerca piano piano di diventar valanga. Ma potremmo capire anche qualcosa di più della logica della comunicazione social, e di come una bufala possa convincere sempre più persone. Non si sa se la prima origine di questa diceria possa essere un’altra fake news relativa a Cristoforetti, svelata già molti mesi fa, e di cui la diretta interessata non ha alcuna responsabilità. In quel caso, alcune testate italiane cartacee e online (non di primissimo piano, ma neppure irrilevanti) avevano pubblicato un presunto selfie scattato da AstroSamantha durante una passeggiata nello spazio, che con un effetto di grande spettacolarità mostrava come sfondo la terra, vista in lontananza. Vari giornalisti e blogger, tra cui il noto debunker (rivelatore di bufale) Paolo Attivissimo, avevano rapidamente dimostrato che si trattava di un fotomontaggio, fatto neanche tanto bene, utilizzando una vecchia immagine di un astronauta giapponese.

Precedenti storici

Del resto le fandonie attorno ai personaggi famosi nascono spesso, e spesso non muoiono mai ma continuano a passare di bocca in bocca, o di sito in sito. Di quasi tutte le star della musica morte prematuramente, da Elvis a Jim Morrison, qualcuno ha voluto immaginare una seconda vita segreta, al riparo della morbosità dei fan. Ma la leggenda più strana è forse quella, già citata, di segno contrario: nel senso che racconta invece della morte, nascosta a tutto il mondo, di Paul McCartney. Il cantante ottantenne ex Beatles ancora in attività sarebbe in realtà un sosia, un attore scozzese (tale William Stuart Campbell) preso quasi di peso da John Lennon e Brian Epstein e indotto a sottoporsi a una chirurgia plastica per somigliare definitivamente a McCartney, appena morto in un incidente stradale.

La versione principale di questa storia colloca i fatti nella notte del 9 novembre 1966: Lennon ed Epstein avrebbero fulmineamente deciso di non rivelare al mondo la tragedia per poter tenere in vita i Beatles. Dopo alcune voci di incerta origine, l’ipotesi fu raccontata da alcune testate americane, non troppo autorevoli. Ci vuole molta fantasia per pensare che si potesse tenere nascosta una notizia clamorosa come la morte di uno degli uomini allora più famosi al mondo. Eppure, per chi vuole credere a una bufala non c’è ragionamento sensato che tenga: e addirittura, sono stati poi individuati nei successivi dischi dei Beatles molti presunti indizi della scomparsa di uno dei Fab Four.

Una misteriosa scritta sull’album

Nessuno di questi prova alcunché, anche se alcuni possono risultare vagamente inquietanti: come quello secondo cui, se si appoggia uno specchio tagliando idealmente a metà la frase sulla batteria disegnata nella copertina di un album dei Beatles, apparirebbe la scritta “1 One 1 He die”. E questa, con fantasia e sprezzo della grammatica inglese, indicherebbe i tre rimasti (1 One 1) e poi “lui è morto” (ma scritto male). ll dettaglio inquietante è che il disegno della batteria – l’album in questione è il mitico Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band – è attribuito a un fantomatico Joe Ephgrave, che secondo alcuni non è mai esistito. E il cognome sembra formato dalla contrazione delle parole epitaph (epitaffio) e grave (tomba).

Elucubrazioni poco convincenti, come tutta la teoria della morte di Sir Paul. Ma almeno qui chi ha piacere può sbizzarrirsi a riflettere su vari curiosi indizi. Nel caso di Samantha Cristoforetti, invece, non ci sono neppure questi appigli minimi. E mentre lei è la prima donna comandante della stazione spaziale internazionale, chi vuole continua – contro ogni evidenza – a considerarla complice del complotto che, chissà perché, qualcuno avrebbe architettato per convincerci del fatto che la terra sia rotonda, anziché un immenso tavolo da biliardo sospeso nel nulla.

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