Sono i tassi più alti degli ultimi quindici anni e rischiano di avvicinarsi sempre di più ai picchi record del 2008. L’offensiva della Banca centrale europea contro l’inflazione ha portato il costo del denaro e soprattutto dei mutui a livelli visti assai raramente nei quasi venticinque anni di vita del sistema di controllo europeo dei tassi. I parametri di riferimento Euribor (variabile) e Eurirs (fisso) hanno fatto registrare in meno di un anno un’impennata verticale: l’Euribor in particolare è passato dal segno meno ancora presente all’inizio di luglio del 2022 (riferimento 1 mese o 3 mesi) agli attuali +3,3/+3,5. Parametri a cui si deve aggiungere lo spread (la percentuale di guadagno) applicato dalle banche, che attualmente ha spinto i tassi “finiti” dei mutui prima casa fino al 4% (fisso) e 4,8% (variabile). 

Lotta all’inflazione

Un trend di crescita che sembra non essere ancora arrivato al picco neanche dopo l’ennesimo ritocco disposto dalla Banca centrale di Francoforte, con il costo del denaro arrivato a quota 4 per cento. La presidente del massimo istituto di credito Ue Christine Lagarde ha già fatto intravedere un nuovo rialzo dello 0,25 per cento entro luglio: «L’inflazione mostra i primi segni di cedimento», spiega, «ma l’inflazione rimarrà alta ancora a lungo». Le proiezioni degli esperti ipotizzano un tasso medio di inflazione del 5,4% nel corso del 2023 che scenderà al 3% tra il 2024 e 2025 per assestarsi al 2,2% all’inizio del 2026, quindi vicino all’obiettivo del 2%». 

Situazione difficile

In questo senso la politica monetaria europea resterà orientata nella direzione dei rialzi ancora per un po’ di mesi, anche se i segnali inviati dalla Federal Reserve americana fanno intravedere la possibilità di un imminente assestamento dei tassi. Di sicuro in questo momento accendere un mutuo per una compravendita immobiliare comporta costi nettamente superiori rispetto agli anni scorsi ma anche ad appena qualche mese fa. Soltanto nel 2008 e in precedenza nel biennio 2000-2001 si erano registrati tassi così elevati da quando -1999- è la Banca centrale di Francoforte a fissare i parametri per tutta l’area Ue. 

I diversi tassi

Per un mutuo a tasso fisso da 200mila euro da 25 anni la rata mensile sarà di 1.010 euro. Con la stessa cifra e identica durata un mutuo a tasso variabile costerebbe circa 1090 euro al mese: l’aumento rispetto a dodici mesi fa è circa del 60 per cento. La rata di un nuovo mutuo a tasso fisso da 150mila euro per 20 anni costerà 860 euro al mese mentre per la stessa cifra e gli stessi tempi a tasso variabile serviranno 920 euro. L’effetto dei tassi così alti ha ribaltato i naturali equilibri tra il parametro fisso e quello variabile: il secondo è attualmente più costoso perché nel medio e lungo periodo è destinato inevitabilmente a scendere, con un alleggerimento delle rate mensili. Col tasso fisso, invece, si cristallizza la situazione attuale e si paga sempre la stessa rata (alta): per questo ora si prevede una spesa inferiore. Dal 2009 in poi (fino a un anno fa) i tassi bassi prevedevano uno scenario opposto: i mutui a concezione variabile costavano meno di quelli con parametri fissi perché destinati a salire, cosa puntualmente avvenuta. 

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