La nuova campionessa sarda di tennis è una mamma. Carlotta Lehner a 34 anni ha vinto il tabellone del doppio misto insieme a Federico Visioli e ha rinfrescato un tradizione antica per il tennis sardo: prima di lei c’erano state soltanto tre mamme nell’albo d’oro della rassegna più prestigiosa del tennis regionale. Giuseppina Salone era incinta dell’ultimo figlio, la quarta, Elisabetta quando vinse il titolo regionale di singolare nel 1968. Maria Bonaria Fantola Binaghi, madre di Angelo Binaghi, vinse il suo ultimo titolo regionale assoluto nel 1977 in doppio con Francoise Fadda (la terza altra mamma).

Storie di tennis, storia di sport, che Carlotta conosce bene: «Sono nata e cresciuta nel Tennis club Cagliari, una società che trasuda tradizione. Mi sono appassionata a questo sport osservando mia madre Candida, scomparsa quando avevo 14 anni, che prendeva lezioni con Lillo Palmieri, diventato poi il mio maestro. Sono molto orgogliosa di far parte di questa che per me è la seconda casa, una famiglia».

(Per onor di cronaca il singolare femminile degli assoluti sardi è stato vinto per la quarta volta da Barbara Dessolis).

Sugli spalti Camilla, tredici mesi e una voglia infinite di scoprire il mondo, ha assistito soltanto al match dei quarti di finale: «Negli ultimi giorni del torneo c’era troppo vento, non era il caso».

Guardava la pallina o sua figlia?

«La pallina, la pallina. Però la sentivo vociare durante tutto il match. Mio marito la teneva in braccio, Camilla è molto vivace, la intratteneva con mille giochini per non farla annoiare, io sentivo che si esprimeva con il linguaggio tutto suo e mi ha trasmesso tranquillità. Una bellissima esperienza, una gioia oltre la gioia di giocare a tennis».

È il suo ottavo titolo regionale.

«Il più incredibile, non me lo aspettavo. Ho vinto un singolare assoluto a Sassari nel 2012, cinque doppi, quattro in coppia con la mia amica Elisa Idini (2009, 2012, 2015 e 2016) e uno con Elisa Salis (2013), questo è il secondo titolo sardo assoluto di misto dopo quello del 2016 con Michele Secci».

Una bella carriera.

«Sognavo di fare la tennista professionista. Perché adoro lo sport a livello agonistico, soprattutto l’allenamento: quasi una fanatica, fatico con piacere, anzi, non sento la fatica, sono una tedesca in questo senso, come mio padre. Diciamo che ho saputo leggere i segni del destino, non ho mai spesso di giocare a tennis ma a un certo punto ho dato priorità agli studi e adesso anche alla famiglia».

Da giovane?

«Non ero una promessa, c’erano delle coetanee che mio battevano sempre, ricordo Carlotta Pani e Stefania Carrucciu. Io non ho mai mollato e a 19 anni, primo anno di Università, dopo aver superato i test di ammissione a Farmacia, mi sono detta: sono andata a scuola a cinque anni, non voglio lasciare nulla di intentato, per un anno voglio solo giocare a tennis e vedere dove posso arrivare».

Carlotta Lehner (Tc Cagliari)
Carlotta Lehner (Tc Cagliari)
Carlotta Lehner (Tc Cagliari)

Il risultato?

«Primo torneo dell’anno dopo la preparazione, in primavera, sul cemento di Su Planu, rovescio in avanzamento, il mio colpo migliore, si punta il piede e il ginocchio fa crak. Legamento crociato anteriore rotto. Per me è stato il segno del destino, l’avevo promesso a mio padre e a mia madre, ho dato la priorità agli studi. E poi…».

E poi?

«Avevo frequentato tornei nazionali, oppure le qualificazioni dei tornei internazionali minori in Sardegna: un altro livello rispetto al mio. A 34 anni sono 3\1, sono stata 2\7 quando in Seconda categoria era difficile arrivare, diciamo che non ho rimpianti, neppure per il ginocchio rotto in quel modo. Anche perché mi sono affidata a un ortopedico, Andrea Uccheddu, che mi ha ricostruito al ginocchio, seguito anche dal punto di vista psicologico e restituito al tennis in sei mesi».

Troppa differenza con i professionisti?

«Sì, in Sardegna a mio avviso non c’è la possibilità di seguire un certo percorso, bisogna andare fuori, nella Penisola e anche all’Estero, perché si migliora aumentando l’intensità, giocando contro avversarie sempre diverse, di livello superiore. Qua in Sardegna giocavamo sempre tra di noi, è un altro sport».

Lei poi fuori dalla Sardegna è andata per davvero.

«Sì, in Germania, dopo la laurea. A 26 anni con il mio futuro marito, una scelta di vita».

Ha giocato a tennis anche in Germania?

«Ovviamente. In serie C, ai giocatori davano anche un piccolo gettone di presenza e un premio in base ai risultati. E nello stesso periodo giocavo anche con il Tc Cagliari in Serie B, non potevo dire di no al circolo che mi ha cresciuto, al mio maestro Andrea Lecca».

Quattro anni fa il ritorno.

«Sì, lavoro in una farmacia e mi alleno. Tre volte alla settimana, con le mie compagne di squadra Beatrice Zucca, Francesca Mostallino, Sara Festa e Chiara Zucca. Ho anche preso il titolo di istruttrice di tennis, magari in futuro insegnerò tennis».

Adesso c’è Camilla.

«Mamma, lavoratrice, moglie e tennista, non mi piacciono le vite banali, piatte. Anche mio marito Alberto è uno sportivo, gioca al calcio: ci aiutiamo a vicenda. Qualche mese fa gliel’ho detto: voglio partecipare ai campionati sardi assoluti e poi alle qualificazioni del Bnl Internazionali d’Italia sempre al Tc Cagliari. Capisce che per me il tennis è un’altra famiglia, una passione irrinunciabile».

Carlotta Lehner e Federico Visioli, campioni sardi assoluti di doppio misto (foto concessa da Carlotta Lehner e Federico Visioli)
Carlotta Lehner e Federico Visioli, campioni sardi assoluti di doppio misto (foto concessa da Carlotta Lehner e Federico Visioli)

Carlotta Lehner e Federico Visioli, campioni sardi assoluti di doppio misto (foto concessa da Carlotta Lehner e Federico Visioli)

Il torneo?

«Ho giocato in coppia con il mio migliore amico, Federico, un vantaggio per entrambi: ci capiamo al volo, sia in campo sia fuori. Mi ha fatto giocare a sinistra, sul rovescio».

Una grande dimostrazione di fiducia.

«Sì, me l’ha detto Federico, si fidava di me al punto che mi ha schierato dove si giocano i punti più importanti. In realtà io gioco meglio di rovescio, lui di diritto: una strana coppia davvero, ma ha funzionato».

Il match dei quarti?

«Con Camilla sugli spalti, bello, bellissimo. Poi in semifinale contro Barbara Dessolis e Gabriele Piano: 10-4 al match tie break, una lotta. Stesso punteggio in finale, contro Marcella Dessolis e Matteo Mura, sono stati due match molto impegnativi, tiravano fortissimo, abbiamo vinto per pochi punti, mettiamoci l’esperienza e la capacità di giocare al meglio i punti importanti».

Tra 4-5 anni porterà Camilla in campo?

«Farà quello che desidera, qualsiasi sport, spero che abbia bene impressi nel Dna i geni del padre e della madre, ma l’importante è che scelga lei la disciplina. Certo, io le consiglierò il tennis, che mi ha dato tanto e che è stato la mia ancora».

© Riproduzione riservata