È (forse) il dolce più citato della letteratura, per quel suo unico, strabiliante potere evocativo di ricordi, nostalgie, sapori. Per questa ragione, nell’anno in cui il mondo celebra il centenario della scomparsa di Marcel Proust, l’autore della Recherche, monumentale opera in 7 volumi, un posto d’onore indubbiamente lo merita anche la madeleine, il dolcetto a forma di conchiglia capace di suscitare emozioni fortissime, diventato l’archetipo del legame tra la memoria e il cibo, e non solo. Ognuno di noi ha nella sua vita la sua speciale madeleine o soffre della sindrome di Proust. Ma che dolce è? Qual è la sua storia?

Per cominciare è meglio rileggere il celebre passo tratto “Dalla parte di Swann”, nel primo volume del romanzo: «Una sera d’inverno, appena rincasato, mia madre accorgendosi che avevo freddo, mi propose di prendere, contro la mia abitudine, un po’ di tè. Dapprima rifiutai, poi, non so perché, mutai parere. Mandò a prendere uno di quei dolci corti e paffuti, chiamati madeleine, che sembrano lo stampo della valva scanalata di una conchiglia di San Giacomo. E poco dopo, sentendomi triste per la giornata cupa e la prospettiva di un domani doloroso, portai macchinalmente alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato inzuppare un pezzetto di madeleine. Ma appena la sorsata mescolata alle briciole del pasticcino toccò il mio palato, trasalii, attento al fenomeno straordinario che si svolgeva in me. Un delizioso piacere m’aveva invaso, isolato, senza nozione di causa. E subito, m’aveva reso indifferenti le vicessitudini, inoffensivi i rovesci, illusoria la brevità della vita…non mi sentivo più mediocre, contingente, mortale».

Dunque “la petite madeleine” proustiana è quella memoria involontaria (non voluta, non ragionata), risvegliata da un sapore. In questo caso quello di un morbido dolcetto che viene offerto a Proust, inzuppato nel tè e, appena lui ne sente il gusto, improvvisamente comincia a ricordare di quando era piccolo e di sua zia che gli portava una madeleine, tutte le mattine al risveglio. Proust si meraviglia nel constatare che il gusto sia lo stesso di quando era bambino; si illumina e comprende che gusti e sapori possono vivere così a lungo, anche quando noi stessi non ne abbiamo più memoria e che i ricordi possono riaffiorare quando meno ce lo aspettiamo.

Ma tornando ai più prosaici fornelli, c’è da dire che come sempre intorno a un dolce, sia pure semplice perché fatto di farina, burro e uova, storia e leggenda si intrecciano. La madeleine sarebbe nata, per caso, nel 1755 nel castello di Commercy, nel distretto della Mosa, per l’ex re di Polonia, il duca Stanislao Leszczyński. Commercy era la città dei "piaceri reali" del duca che amava venire qui per la caccia e per ricevere i suoi ospiti. In occasione di un ricevimento, pare alla presenza di Voltaire e Madame de Châtelet, il re chiese al suo pasticciere di preparare un dolce speciale. Ma come in ogni leggenda che si rispetti, il pasticciere si licenziò proprio quella sera. Per salvare la cena, una giovane di cucina, Madeleine, preparò piccoli dolci a forma di conchiglie, ricetta della nonna, molto apprezzati dagli ospiti. Al duca Stanislao piacquero così tanto che li volle far assaggiare a sua figlia Maria, reale consorte di Luigi XV. Maria se ne innamorò, li fece conoscere a Versailles e decise di chiamarli madeleine, in omaggio alla giovane cuoca che li aveva creati.

Un’altra storia-leggenda racconta invece di una certa Madeleine Paulmier, cuoca della marchesa Perrotin de Beaumont, che nel 1755 preparò questi dolci per il duca Stanislao dal quale la marchesa si era recata in visita.

Le madeleines sono diventate così rinomate a Commercy, che l’intera regione è diventata famosa per le fabbriche sorta per produrle. Nel 1852, il 26 luglio, quando Luigi Napoleone inaugurò la linea ferroviaria Parigi-Strasburgo, a Commercy tutti si erano ritrovati al nuovo "Hotel de Paris" per un buffet a base di questi dolci. Non c’è alcuna scientificità nelle cose fin qui dette. Più precise le dosi per 18 madeleines di media grandezza: 2 uova intere, 87 g di zucchero semolato, 33 g di latte, 125 g di farina, 5 g di lievito in polvere, 125 g di burro, 1 baccello di vaniglia.​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

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