Niente anche stavolta. Una nuova legge urbanistica non s’ha da fare. Non c’è riuscita nemmeno questa maggioranza di centrodestra che pure poteva contare su numeri quasi schiaccianti in Consiglio regionale. Per la verità, nonostante i proclami, non ci è andata neanche vicina. Nel senso che un disegno di legge ad hoc della Giunta non esiste proprio. Aveva sfiorato il risultato la Giunta Pigliaru nel 2018 con l’allora assessore a Urbanistica ed Enti locali Cristiano Erriu. Il provvedimento era pronto per il suo ingresso in Aula quando, all’ultimo momento, l’assessore aveva annunciato «il ritorno in commissione Urbanistica», una formula elegante per decretare la morte della sua creatura. «Ci sono ragioni politiche retrostanti, che rendono impossibile la prosecuzione dell’iter legislativo», aveva scritto sui social. In particolare, «è venuta a mancare la maggioranza numerica necessaria per l’approvazione». Lo stesso era accaduto dieci anni prima, nel 2008, due anni dopo il varo del Piano paesaggistico regionale e quattro dopo la legge salvacoste: allora, il governatore Renato Soru si era persino dimesso costringendo l’Isola ad andare al voto qualche mese prima della scadenza naturale.
Nella legislatura che si chiuderà il 25 febbraio hanno lavorato sul governo del territorio due assessori: dal 2019 Quirico Sanna (Psd’Az) che poi ha lasciato l’incarico poco più di un anno fa per fare spazio ad Aldo Salaris (Riformatori). In qualche modo, entrambi ci hanno provato. D’altra parte una nuova legge urbanistica era tra i punti più importanti del programma elettorale del centrodestra. Ci hanno provato con tutti i limiti imposti dalla necessità di risolvere prima la grana di un Piano casa bocciato quasi due anni fa dalla Consulta che ha di fatto fermato il settore dell’edilizia in Sardegna.
Aldo Salaris, in particolare, ha capito fin dall’inizio del suo mandato che non ci sarebbe stato il tempo materiale e nemmeno i presupposti. Ci ha lavorato, consapevole però di non poter far altro che predisporre il terreno per chi verrà dopo di lui nella prossima legislatura. E si è concentrato sulla modifica del Piano paesaggistico regionale, o meglio «sulla sua attualizzazione perché negli ultimi diciassette anni il mondo e la Sardegna sono cambiati». E per questo ha avviato un dialogo con il ministero dei Beni culturali. Tornando sulla legge del governo del territorio, anche di recente l’ha definita «un argomento spinoso: inserirla in un programma elettorale è giusto perché fondamentale per lo sviluppo della nostra Isola», ma è pur sempre «una materia che capta visioni contrapposte al punto che un’intera legislatura forse non basterebbe». Ecco perché, alla fine, si è preferito affrontare il tema in modo settoriale e non organico.
Con quali risultati? Al momento non proprio positivi. Nel 2022 la Corte Costituzionale aveva smantellato il Piano casa varato a inizio legislatura. In particolare aveva cassato la norma che ne proroga i termini, ma aveva comunque graziato alcune norme, per esempio quelle sul recupero e il riuso di sottotetti, piani pilotis e seminterrati, quelle sulle deroghe per le strutture amovibili delle strutture ricettive, sulle modifiche per portatori di handicap. Disposizioni che poi sono state riproposte da Salaris nel collegato alla finanziaria 2023, ma impugnate di nuovo dal Governo nei giorni scorsi. Nell’ultima variazione di bilancio l’assessore ha cercato di porre rimedio anche a questo. Ma gli effetti si vedranno ormai nella prossima legislatura. Come - forse - una nuova legge urbanistica organica.

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