Stilare una classifica sui migliori di ogni epoca nei vari campi dell'arte umana - letteratura, musica, sport e così via - pretendendo sia definitiva è compito arduo sotto diversi aspetti. E' complicato mettere assieme eccellenze di epoche diverse, distanti magari anche svariati decenni: il tempo modifica gusti, abitudini, velocità, tecniche di esecuzione e, banalmente, tecnologia. Che non di rado aiuta. E poi il gusto del bello è quanto di più soggettivo possa esistere, a parte casi eccezionali ed eclatanti: chi può negare la magnificenza della piramide di Cheope in Egitto? Ma chi può affermare con certezza sia la più bella tra le sette meraviglie del mondo antico? Allo stesso modo è possibile sostenere che il calciatore più bravo di tutti i tempi sia stato Pelè piuttosto che Maradona, o magari Messi se non Di Stefano, Ronaldo (il fenomeno o Cr7), Crujiff, Platini, Riva. Ognuno ha la sua verità, nessuno può ritenerla del tutto ingiustificata. Più o meno. E poi, allora, chi merita la palma di miglior attore e attrice? Di miglior compositore? Di pittore, band musicale, cantautore, ciclista, pilota più grande di tutti i tempi? Compito seccante e forse inutile, tenuto conto che spesso le valutazioni sono giocoforza condizionate dall'appartenenza dei protagonisti alle squadre (e ai gruppi) più conosciuti e di successo. Teoria meno applicabile ai soli sportivi solisti, perché spesso i più bravi sono anche i più vincenti. Certo, molto dipende anche dagli avversari della propria epoca; ma questo è un altro discorso.

Su tali presupposti allora è possibile ritenere trascurabile, o comunque superflua (senza voler risultare offensivi), l'ultima graduatoria riguardante i (presunti) migliori chitarristi di ogni era (come quella, recentissima, che ha messo al primo posto come miglior album musicale anni Ottanta il celeberrimo The Joshua Tree degli U2). Certamente anche i meno esperti hanno la possibilità di inserire ai primi posti della propria personale classifica alcune tra le stelle realmente più luminose di ogni epoca. Poi però completare l'elenco basandosi su criteri oggettivi è complicato.

Di recente l'autorevole rivista mensile inglese Total Guitar (in questo campo la più venduta in Europa) ha organizzato un sondaggio dando la possibilità ai propri lettori di indicare il miglior chitarrista di tutti i tempi scegliendo tra un elenco di cento nomi. Alla fine ha vinto un'icona: Brian May, musicista dei Queen, la mitica band del frontman Freddie Mercury, uno dei gruppi di maggiore successo al mondo, che annovera tra i suoi lavori pezzi senza tempo come Bohemian Rhapsody, We will rock you, We are the champions, The show must go on. E si potrebbe andare avanti.

Chi ama la band non può non apprezzare May, certamente una delle eccellenze assolute nonché punto di riferimento tra chi utilizza, anche solo a livello amatoriale, lo strumento a sei corde. Tuttavia non pochi sono rimasti perplessi, soprattutto nel leggere il nome piazzatosi al secondo posto: Jimi Hendrix, morto a soli 27 anni nel 1970, ritenuto dai suoi colleghi il genio massimo della chitarra. Un artista "sovrumano" per lo stesso solista dei Queen, secondo il quale "Jimi ovviamente è il mio numero uno. È come se venisse davvero da un pianeta alieno e non saprò mai esattamente come è riuscito a fare quello che ha fatto". Possibile ritenere che nella decisione abbia influito lo scorrere del tempo? Forse. May ha calcato i palchi di tutto il mondo in epoca molto più recente, con radio e televisioni a garantire una copertura ben più ampia rispetto al passato; Hendrix è scomparso 50 anni fa, quando molti dei lettori di Total Guitar probabilmente neanche erano ancora nati.

Così, i giovani d'oggi - tranne gli aficionados e chi realmente studia la materia - quale giudizio possono esprimere su Tony Iommi dei Black Sabbath, il mitico bluesman Riley B. King, il leggendario rocker anni '50/'60 Charles Edward Anderson Berry, il jazzista Joe Satriani, Paco de Lucia? O, per fare qualche nome noto (forse) anche ai meno esperti, su Jimmi Page dei Led Zeppelin, Angus Young degli Ac/Dc, Eddie Van Halen (scomparso troppo prematuramente pochi giorni fa: aveva solo 65 anni), Keith Richards dei Rolling Stones, Slash dei Guns and Roses, George Harrison dei Beatles, il grandissimo Eric Clapton, David Gilmour dei Pink Floyd, Santana, Mark Knopfler dei Dire Straits? È possibile sostenere con solide ragioni che uno di loro sia migliore di tutti gli altri? Si parla di età differenti, generi musicali diversi, stili non paragonabili. Parliamo di atletica: chi tra il giamaicano Usain Bolt (8 medaglie d'oro olimpiche, 11 mondiali, recordman dei 100 e 200 metri piani) e Haile Gebrselassie (mezzofondista e maratoneta etiope, due volte campione olimpico dei 10mila metri piani, 4 volte campione del mondo, 26 record mondiali) può essere definito migliore, o volto rappresentativo, dello sport per eccellenza? E il poliedrico statunitense Carl Lewis allora? Oppure Jesse Owens, grandioso atleta di colore che alle Olimpiadi di Berlino in Germania vinse 4 ori in piena epoca nazista? Ognuno ha la sua particolare preferenza, francamente è difficile indicare un nome che possa mettere tutti d'accordo.

Lo stesso principio probabilmente vale per i virtuosi della chitarra, e non è un caso dunque che tre classifiche stilate da altrettante riviste specializzate abbiano dato risultati abbastanza differenti (con alcune eccezioni) nell'arco dell'ultimo decennio. Nel 2018 la rivista americana Guitar World aveva piazzato al primo posto Van Halen e sul podio Brian May e Alex Lifeson dei Rush. Subito dopo erano spuntati Jimi Hendrix, Joe Satriani, Jimmy Page, Tony Iommi, Stevie Ray Vaughn, Dimebag Darrell e Steve Vai. Solo 13esimo David Gilmour, 21esimo Angus Young, 27esimo Frank Zappa, 28esimo Jeff Beck, 39esimo Eric Clapton, 42esimo Santana, 48esimo Joe Bonamassa, 55esimo B.B. King, 65esimo Pete Townshend, 88esimo Neil Young, 96esimo Mark Knopfler. "Non è un elenco per indicare chi suona più veloce o con il miglior gusto, sentimento o tecnica, anche se molti chitarristi della nostra lista hanno tutte queste frecce nel loro arco", ha spiegato all'epoca l'editore di Guitar world, "ma un tributo a quei grandi uomini che hanno fatto la storia della chitarra e lo fanno ogni volta che si collegano ad un amplificatore".

Ancora prima, nel 2011, il periodico cult "Rolling Stones" aveva stilato una classifica compilata dagli stessi chitarristi e ai primi tre posti si erano piazzati Jimi Hendrix, Eric Clapton e Jimmy Page seguiti da Keith Richards, Jeff Beck, B.B. King, Chuck Berry, Eddie van Halen, Duane Allman, Pete Townshend e George Harrison. Brian May si era piazzato 26esimo, Prince 33esimo, The Edge degli U2 38esimo. Esclusi, tra gli altri, Satriani e Slash.

Dunque, quale classifica è più aderente alla verità? Esiste una risposta che accontenti tutti? Probabilmente no. Del resto, se si decidesse di stilare una nuova graduatoria adesso, quanto influirebbe sul sentimento comune la morte di Van Halen? Quanto, la commozione e il dolore per la sua scomparsa, farebbero salire il suo nome nelle classifiche, a dimostrazione (se così fosse) che anche le emozioni del momento influiscono in modo determinante nelle decisioni? È più giusto, dunque, che ciascuno di noi abbia le sue proprie preferenze e convinzioni, non necessariamente simili o uguali a quelle della grande massa. È più bello quel che più piace, ciò che trasmette le emozioni più forti. E non devono essere necessariamente il film, la musica o l'artista maggiormente celebrato.
© Riproduzione riservata