"L'isolamento selettivo per età degli ultrasettantenni? Un brutale ageismo". Roberto Pili presidente della Comunità mondiale della longevità (Cmdl) interviene sul dibattito legato alle proposte per affrontare il crescente numero di contagi in questa seconda ondata della pandemia da Covid- 19. Il medico ed esperto di temi legati alla longevità indica strumenti e strategie che definisce proattive per gestire la crisi sanitaria. "Valorizziamo il buon senso e il loro buon esempio, piuttosto che pensare di tenerli chiusi a casa", sottolinea Pili.

Per ilpPresidente della Comunità mondiale della longevità infatti "si tratta di scelte che si connotano per una visione ageista, discriminano le persone in base all'età, visione il cui rischio era già stato da noi intravisto e sottolineato sin dal mese di marzo. È proprio un paradosso che il 2020 sia anche il primo anno della decade 2020-2030 dedicata all'invecchiamento sano e attivo da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità e invece sia anche l'anno della diffusione della pandemia e rischia di essere anche un periodo di promozione di una visione oscurantista che discrimina le persone per la loro età". Per l'esperto, l'isolamento di quanti hanno superato i settanta anni di vita "è una risposta semplice a problemi invece complessi e in grado a sua volta di generare a cascata una serie di fenomeni negativi. Quindi è una risposta sbagliata e confidiamo che il governo non la prenda in considerazione", aveva chiesto alla vigilia dell'emanazione del nuovo Dpcm, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri.

Pili ribadisce quindi con forza il suo no a un lockdown generazionale che individua negli anziani una sorta di capro espiatorio cui delegare la maggior parte delle misure restrittive di questa fase. Secondo l'esperto l'esperienza della seconda ondata della pandemia da Covid-19 illustra bene un effetto noto in psicologia denominato learned helplessness, ovvero passività appresa o senso di inaiutabilità, fenomeno psicologico che si verifica quando ci si trova in una situazione difficile da gestire e si opta per una posizione di passività. Questo fenomeno, che si associa alla ben nota pandemic fatigue, spiega molti degli atteggiamenti che si stanno diffondendo in questo periodo che ci vede testimoni e protagonisti di questa seconda ondata. Il protrarsi della pandemia da oltre 8 mesi e la nuova recrudescenza rappresenta una sorta di stressor prolungato al quale diviene ora ancor più importante agire con interventi proattivi, individuali e di comunità. In questo modo potrebbe essere letta l'attuale proposta di affrontare il crescente numero di contagi attraverso forme di lockdown selettivo per età che dovrebbe riguardare le persone ultrasettantenni - spiega - i presupposti logici e sanitari di questa scelta si basano sull'associazione tra età e rischio di contagio e di morte, senza tener conto che questa associazione è mediata dalla presenza di diverse patologie e comorbidità che possono rendere più complesso per l'organismo far fronte agli effetti del Covid".

In questa situazione difficile e delicata per Pili "si rende intanto necessario individuare forme e modalità che consentano di promuovere l'utilizzo delle cosiddette strategie non farmacologiche che consentono di contenere il contagio, come l' uso dei dispositivi di protezione e distanziamento fisico in tutta la popolazione. Tra gli interventi proattivi vogliamo evidenziare quelli che da un lato consentono alla persone di avvalersi e seguire le prescrizioni non farmacologiche per prevenire il contagio da Covid-19 ma che contemporaneamente consentano loro di agire in maniera attiva per promuovere la salute, pur in condizioni di restrizione. E ben vengano quindi tutti i servizi di supporto che permettono agli anziani di limitare le uscite in ambienti che potrebbero facilitare il contagio, come ad esempio negozi, uffici postali, banche, insieme con il mantenimento della libertà per uscite che mirano alla relazionalità - naturalmente in base alle regole restrittive attualmente vigenti - alla promozione della salute e del benessere. Un ruolo centrale deve essere riconosciuto ad interventi che mantengano gli anziani al centro del flusso comunicativo per informazioni che riguardano la gestione della pandemia e della salute e per la partecipazione alla società, in questo senso auspichiamo attenzione sia al possibile digital divide che può verificarsi se l'informazione viaggia solo o esclusivamente sui nuovi media, sia sull'uso dei media tradizionali (Tv, radio ed altri canali più territoriali come i bandi nei piccoli paesi)". Per Roberto Pili è quindi possibile e necessario mantenere un'adeguata libertà di movimento agli anziani in grado di assicurare la relazionalità di cui hanno estremo bisogno, come tutti d'altronde. "D'altronde è risaputo quanto le fasce più anziane siano rispettose delle regole - aggiunge - regole che potrebbero essere anche più restrittive di quelle attualmente vigenti". Sottolinea ancora Pili: "E' anche importante sostenere gli anziani nel mantenimento della loro autonomia, anche in senso motorio e funzionale, anche attraverso servizi che consentano loro di mantenere un adeguato livello di attività motoria, che noi amiamo chiamare "ecologica", che è importante mantenere anche nelle situazioni di parziale o totale confinamento a casa. Ciò proprio allo scopo di evitare conseguenze negative sulla salute come quelle derivanti da immobilità, cadute, incidenti domestici e fratture. Non ultimo ricordiamo tutti gli effetti sulla funzionalità degli altri organi e sistemi funzionali". Aggiunge il medico: "Vogliamo evidenziare che anche in una condizione sanitaria come quella attuale, diviene ancor più importante ricordare con enfasi i tre pilastri della promozione della salute (attività fisica, relazionalità ed alimentazione".

Il presidente della Cmdl insiste quindi su un concetto: "E' importante ribadire che esautorare gli anziani, segregarli e limitarne la partecipazione sociale potrebbe avere anche effetti negativi sulla loro stessa salute". Da qui la proposta: "Occorre avere un'attenzione ancor maggiore alla centralità delle persone anziane nella loro vita, attraverso il riconoscimento del loro ruolo in senso educativo per le fasce più giovani della popolazione e nelle loro capacità di proporre azioni integrate per gestire la situazione, ben vengano quindi interventi che puntano alla gestione e al supporto degli anziani fragili in tutte le fasi di gestione della pandemia ed alla valorizzazione di quegli anziani che possono avere un ruolo attivo di mentori e stimoli della coscienza collettiva e comunitaria, così utile in una fase come quella attuale in cui il ruolo e il comportamento di ciascuno ha un forte effetto sul singolo e sulla comunità".
© Riproduzione riservata