La missione laica di Gianni Franceschi, che raccoglie fondi e fa costruire orfanotrofi, scuole e pozzi in Uganda, coinvolge altri sardi dal cuore d’oro. Lo scorso anno, un servizio pubblicato su unionesarda.it aveva sensibilizzato Aurora, cagliaritana, che grazie alla sua generosa offerta aveva sostenuto la campagna umanitaria del benefattore originario di Lanusei, 64 anni, emigrato in Olanda e ora in pensione. «Grazie a questa signora – racconta Franceschi – ho avuto la spinta per iniziare i lavori in un secondo orfanotrofio, che ospita una cinquantina di bambini».  

Per comprendere quanto sia difficile e nel contempo meritorio sostenere i piccoli residenti nel paese africano basta studiarne il contesto. «Purtroppo l'Uganda – racconta Franceschi - sta ancora facendo i conti con la sua lunga e sanguinosa guerra civile, durata per più di venti anni e terminata appena dodici anni fa, provocando centinaia di migliaia di vittime, tra i quali più di un milione e 800 mila orfani». Alle ferite del conflitto si aggiungono quelle provocate dalla diffusione dell’Aids, ancora duro da debellare. «Questa parte dell'Africa – continua Gianni Franceschi – si sta ora lentamente risollevando, ha chiuso la stagione della guerra, ma non quella della democrazia negata purtroppo. Il cammino della giovane Uganda è ancora lungo, la maggioranza della popolazione (ben 46 milioni di abitanti), vive sotto la famosa soglia di un dollaro al giorno di reddito, con cui si riesce a malapena a comprare un chilo di riso. L’istruzione gratuita è ancora un sogno, a causa della guerra e della miseria il numero degli orfanotrofi qui in questa terra si è moltiplicato velocemente negli ultimi decenni. Il problema è che pochissima gente dà un aiuto finanziario o supporta i bambini orfani».

L'abbraccio tra Franceschi e alcuni bambini africani (foto concessa)
L'abbraccio tra Franceschi e alcuni bambini africani (foto concessa)
L'abbraccio tra Franceschi e alcuni bambini africani (foto concessa)

«Le scuole sono inesistenti o, se esistono, troppo care, oppure lontane dai piccoli centri abitati. Anche avere una famiglia non sempre è una fortuna perché – osserva il benefattore ogliastrino – esistono genitori che non comprendono l'importanza dell'istruzione e preferiscono che i loro figli lavorino fin da piccoli oppure restino a casa a dare una mano. Le conseguenze peggiori ricadono sulle bambine, in molti casi costrette a matrimoni forzati per non essere più di peso ai loro genitori».

Per questa terra Franceschi lavora da dieci anni, con vero amore e devozione; «Fino a tre anni fa ero a Kasaala Luwero, nel centro dell’Uganda. Sono riuscito a far perforare un pozzo di acqua potabile, a servizio di un orfanotrofio e di tutta la comunità che vive attorno, ho portato la corrente elettrica, e fatto costruire una piccola scuola primaria per gli orfani e per i bambini poveri del posto. Lasciata questa località, sono rimasto d'accordo con Ibrahim, l’ugandese che gestisce questa comunità: se gli orfani hanno problemi di salute – gli ho detto – sappi che potrai sempre avere il mio contributo, consistente, per i bambini più bisognosi, in una assicurazione annua per la salute. L'aiuto principale che questo orfanotrofio ora riceve arriva ora da tre care amiche svedesi, le quali si sono realmente prese cura di questi orfani come fossero i loro stessi figli».

Uganda, lezione in una scuola (foto concessa)
Uganda, lezione in una scuola (foto concessa)
Uganda, lezione in una scuola (foto concessa)

Non ha barriere l’impegno umanitario di Gianni Franceschi che si è poi spostato in un'altra parte dell’Uganda, dove la miseria era purtroppo ancora maggiore. «Qui collaboro con due donne che per me sono diventate due care sorelle; gestiscono un altro orfanotrofio, con tanto amore, devozione e rispetto verso i piccoli. Nel lungo periodo trascorso a Katugo nell'Uganda occidentale, questa comunità mi ha colpito tanto: una tristezza enorme, un qualcosa per noi indescrivibile con uno stile di vita quasi primitivo e una cultura molto diversa dalla nostra. Laggiù esiste l’orfanotrofio Charity Heart Uganda che, con l’autorizzazione del governo, gestisce una nuova scuola e i tanti bambini orfani, semi-orfani o abbandonati dalle proprie famiglie. La fondatrice dell’istituto è Barbra Nampeera, con l’ausilio di sua figlia Esther».

Bambini davanti alla nuova scuola (foto concessa)
Bambini davanti alla nuova scuola (foto concessa)
Bambini davanti alla nuova scuola (foto concessa)

Da queste parti, grazie ai fondi raccolti, Franceschi è riuscito a fare costruire una nuova sala cucina, un nuovo dormitorio per gli orfani e a comprare nuovi letti e materassi per ogni bambino che ne aveva bisogno. «Due anni fa ho anche acquistato un pezzo di terreno al fianco dell'orfanotrofio e dopo l’approvazione del governo locale ho iniziato con la costruzione di una nuova scuola in tre blocchi. Una volta terminata, avrà ben dieci aule abbastanza ampie, ciascuna può ospitare ben trenta bambini. Completati il primo e secondo blocco, resta da costruire il terzo. I volontari insegnanti del posto daranno a queste creature lezioni per ben sette anni. Anche qui ho stipulato per diversi bambini un'assicurazione sanitaria che pago annualmente; si tratta di piccoli con seri problemi di salute e disabilità che avevano, hanno e avranno bisogno di cure, anche ospedaliere, per diversi anni».

Sostenere i bambini africani non è facile ma Gianni Franceschi non demorde.

«Passo dopo passo vado avanti con tutte le mie forze e possibilità. Importante per me è il miglioramento della qualità di vita dei bambini all’interno degli orfanotrofi, assicurando loro beni di prima necessità quali studio, cibo, vestiario, salute e un comodo letto dove dormire. Continuare a costruire la scuola costa. Purtroppo causa la pandemia Covid, i prezzi dei materiali sono saliti alle stelle anche in Africa in questo ultimo anno. Nonostante ciò il mese scorso sono anche riuscito a fare perforare un nuovo secondo pozzo nell’Uganda orientale per poco più di 88 metri di profondità, per dare alla popolazione acqua pulita per tanti anni. L’ho voluto fortemente perché ho osservato con i miei occhi la sofferenza di chi non ha acqua da bere. Ho visto donne e  bambini che all’alba vanno  a prendere dell'acqua da bere, per cucinare e per lavarsi da due stagni inquinati lontani chilometri dalla loro comunità. La prendono dalla stessa pozzanghera nella quale poco prima avevano bevuto gli animali. Queste esperienze ti sfregiano, ma nel contempo di toccano il cuore».
Non dice queste cose per far capire quanto sia generoso, Gianni Franceschi. «Lo dico perché la gente sia cosciente del fatto che al mondo esistono milioni di persone, persone come te, come me, che stanno realmente soffrendo e non lontano da noi. Tutti noi nel nostro piccolo possiamo porgere loro una mano. Avere acqua da bere penso sia un diritto umano fondamentale».

Il benefattore ogliastrino lancia dunque un appello affinché arrivino aiuti ai bambini dell’Uganda. «Umilmente mi rivolgo a tutti voi, se qualcuno volesse darmi un aiuto finanziario ve ne sarei grato; ogni centesimo va  a questi orfani, non ci sono intermediari tra me e questo mio sogno. Potete sempre contattarmi attraverso mail (franceschi@kpnmail.nl) oppure attraverso whatsapp o cellulare, allo 0031611120111». Il pensiero finale, ma non l’ultimo in ordine di importanza, Franceschi lo rivolge a chi lo ha sostenuto: «Ringrazio dal profondo del cuore Aurora per il suo grande aiuto nella costruzione del primo blocco scolastico, Salvatore Tegas, che mi ha dato la possibilità di portare l’energia elettrica nella scuola e nell’orfanotrofio, Nicola Dessì e gli altri carissimi amici di Lanusei che mi hanno sostenuto con le loro offerte».

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