A volte basta un'idea per incrementare, o addirittura creare dal nulla, le presenze dei turisti. Ma due idee, ça va sans dire, sono meglio.

Lo sanno molto bene a Merano, la deliziosa cittadina alpina di 41mila abitanti che il turismo già l'aveva, ma ha deciso (un po' come accade in tutto il Trentino Alto Adige) di incrementare il proprio successo con due idee. Il castello Trauttmansdorff frequentato a suo tempo da Elisabetta Amalia Eugenia di Wittelsbach (per la Storia Elisabetta di Baviera, per gli amici Sissi), imperatrice d'Austria, attrae migliaia di turisti ogni anno. Eppure non è il pur bel maniero, dove Sissi soggiornò per due volte nella seconda metà dell'Ottocento, l'attrazione principale, quanto i suoi giardini, che in realtà sono una specie di "zoo delle piante" da tutto il mondo e, in certi casi, perfino dal passato. Sissi, a Trauttmansdorff, era andata per due volte "in incognito", anche se in realtà aveva un seguito di 102 persone il cui arrivo faticava un tantino a passare inosservato. A spingere l'imperatrice a trasferirsi nel castello di Merano era soprattutto il clima della città altoatesina, consigliato dai medici per migliorare le condizioni di salute della sua Marie Valerie, la figlia estremamente cagionevole di salute. Ed è proprio per la pubblicità giunta dai soggiorni di Elisabetta di Baviera per curare la salute della sua bimba, che Merano divenne rapidamente famosa per i suoi centri termali, e ancora lo è.

Dodici ettari a forma di anfiteatro naturale, scoscesi per poter utilizzare quote diverse (l'altitudine varia di cento metri fra il punto più basso e quello più alto) e quindi favorire la riproduzione di singoli microclimi adatti a specie vegetali diverse, propongono al visitatore (che proprio non se l'aspetta) oltre ottanta diversi paesaggi botanici. Inoltre offre una magnifica vista sulle montagne che circondano Merano, il cui clima è favorevole a un'iniziativa di questo tipo. Li si può visitare anche a intervalli di due settimane, quei Giardini, e appariranno diversi perché lo saranno: le fioriture cambiano continuamente l'aspetto di quest'oasi altoatesina molto conosciuta in tutto il mondo, come testimoniano i premi nazionali, europei e internazionali che i Giardini del Castello di Trauttmansdorff continuano ad aggiudicarsi anche in questi ultimi anni.

Se si considera che il Castello ospita un museo provinciale (in Trentino Alto Adige, le due Province di Trento e Bolzano hanno l'autonomia speciale) dedicato al turismo nella parte altoatesina - altra idea originale, nella sua rarità -, la coda al botteghino è assicurata. Uno sguardo al Castello e ai pionieri della ricettività turistica nel Sud Tirolo, che racconta in modo semplice ma efficace duecento anni di storia del turismo alpino, e poi ci si immerge nel curatissimo mega giardino, che ha già un suo blasone: nel 2005 era stato scelto come "Parco più bello d'Italia", mentre l'anno successivo raggiunse il sesto posto nella classifica dei giardini di tutta l'Europa. Tanto per capirsi, è interessante anche osservare perfino le piante di pomodori, perché alcune risalgono anche a secoli prima e nemmeno si potrebbero immaginare.

Chi ha immaginato e realizzato i Giardini del Castello di Trauttmansdorff a Merano, ed è un genio, li ha suddivisi in quattro diverse aree tematiche contraddistinte da colori diversi. Si è scelto il verde per i boschi di tutto il mondo, il giallo-arancio per i Giardini del Sole, il blu per quelli Acquatici e Terrazzati e il rosso per i paesaggi tipici dell'Alto Adige. Escluso il sentiero panoramico dove c'è il Binocolo di Matteo Thun (il Thun delle statuette artistiche che riproducono angioletti: proprio lui), tutto il Giardino del castello può essere visitato anche da chi è in sedia a rotelle o ha un bimbo in carrozzina con sé.

Grande idea, anzi due, si diceva. Ed effettivamente la combinazione tra Giardini di Sissi e Castello di Trauttmansdorff offre una visita ben lontana dai soliti canoni offerti dagli antichi manieri e dalle aree verdi circostanti: non dimentichiamoci che, a suo tempo, le sfide tra regnanti si giocavano non soltanto sul lusso della residenza, ma anche sul gusto con cui erano realizzati i giardini. Gli organizzatori hanno previsto anche stazioni multisensoriali: si trovano alla Campanella della Roggia, nella Casetta Tuberello, nella Grotta dove si svolge lo show multimediale, ancora nell'Hotel degli Insetti, nel Mosaico geologico, nella Roccia sonora e nel Ponte delle avventure. Ovviamente l'aspetto didattico è curatissimo: la parte posteriore della serra ospita il Terrario, pensato proprio per i bambini, che offre loro una panoramica di piccoli animali dall'aspetto curioso e dai colori sgargianti, che si mimetizzano in modo eccezionale. Lì, ogni mese, si schiudono le uova di 150 farfalle tropicali. Dietro le vetrine sono all'opera le formiche tagliafoglie, ma ci sono anche sauri, cetonie, insetti stecco e insetti foglia. Non studiati su libri illustrati, bensì vivi e operosi di fronte agli occhi dello scolaro o dello studente. Come dire, tutta un'altra storia.

Ci sono poi i pappagalli lori e ara che si sono adattati al clima di Merano e fanno sfoggio dei propri colori nella voliera, e poco oltre una passerella di quindici metri che penzola sul vuoto: se si vince la paura, il premio è la vista non soltanto sui Giardini del castello, ma anche sulla conca meranese e sulle vette circostanti. Assai meno esotici dei pappagalli, nelle aree esterne di Trauttmansdorff girano gli alpaca, le pecore Zackel ungheresi e le capre di Montecristo, solo per citare alcuni degli animali che popolano il parco tra piante e infiorescenze.

Abbiamo accennato al Binocolo di Matteo Thun. Lo realizzò quindici anni fa lo stesso architetto e designer altoatesino: è una piattaforma panoramica sospesa nel vuoto. Un'attrazione, questa, che si accompagna ai dieci padiglioni artistici in cui sono proposti temi legati alla natura e alla botanica: sono frutto della fantasia di artisti e architetti locali o stranieri. In quelle zone si possono apprendere moltissime informazioni sul luogo in cui ci si trova. Anche negli spazi aperti c'è il tocco di grandi artisti e architetti locali e internazionali: sono i dieci Padiglioni artistici dei Giardini di Sissi, distribuiti in zone diverse. Non solo si possono ottenere informazioni che riguardano le piante acquatiche, ma è possibile essere proiettati in architetture mediterranee, sempre che non si voglia entrare in un cactus sferico realizzato con l'acciaio inossidabile. Sono dedicati alle piante ornamentali di tutto il mondo - essenze sarde comprese, tanto per chiarire -, ma anche ai boschi decidui di latifoglie, l'organo dei profumi, le piante delle regioni che hanno un clima mediterraneo, al bosco di roverelle, mentre altri padiglioni ospitano le succulente, le piante acquatiche, il paesaggio agrario sostituisce il paesaggio naturale, le piante a primavera e quelle d'autunno. È sempre frutto dell'inventiva di artisti locali il Giardino degli innamorati: tre padiglioni disposti a forma di giganteschi mazzi di fiori che sbocciano da uno specchio d'acqua.

E, proprio al centro dei Giardini di Sissi, c'è il Castello Trauttmansdorff del XIV secolo (all'epoca si chiamava Castel Neuberg). Cambiò il nome nel 1543, quando fu acquistato appunto da Nicolas von Trauttmansdorff. Nel 1600, come accadde a tantissimi castelli, anche quello di Merano fu lasciato al decadimento e solo nel 1846 Joseph von Trauttmansdorff della Stiria fece ampliare il maniero semi-diroccato sino alle dimensioni che ha oggi, arricchendolo di elementi neogotici. Passerà di mano altre volte, il Castello: prima lo acquistò il cavaliere imperiale Moritz von Leon, in seguito il barone von Deuster.

Fu nel 1870/71 e nel 1889, a causa dei malanni di sua figlia Marie Valerie, che l'imperatrice Elisabetta d'Asburgo - Sissi, appunto - scelse il castello come propria residenza invernale, e la bimba presto guarì. Questo diede a Merano una notorietà internazionale ma poi ci fu la Seconda guerra mondiale e diventò un accampamento di soldati tedeschi. Ma si rialzò, ancora una volta: nel 1977 divenne proprietà della Provincia autonoma di Bolzano. Nel 2001 aprirono i Giardini di Sissi, due anni dopo il Touriseum, cioè il Museo provinciale del turismo, che guida il visitatore attraverso duecento anni di storia del turismo dell'arco alpino. Al castello c'è un ristorante che cucina con ingredienti regionali, il Caffè delle Palme è invece a ridosso del laghetto delle Ninfee e anche qui si degustano prodotti regionali: i dolci tipici altoatesini.

E le idee, quelle per creare e incrementare i flussi turistici, a questo punto diventano tre.
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