Sono tornati per ritrovare le loro radici. Molti di loro non sono nati nell’Isola, non ci hanno mai vissuto. Qualche settimana fa a Cagliari hanno partecipato alla Conferenza internazionale dell’emigrazione organizzata dall’assessorato regionale al Lavoro. Tra loro c’erano anche i rappresentanti della federazione argentina, che conta otto circoli. Ne hanno approfittato per salutare amici e parenti. Nella delegazione argentina c’era anche Ana Maria Ruiu, architetto con origini bittesi che dopo due anni di lavoro ha pubblicato un libro dedicato alla Sardegna. Si intitola “Desde San Isidro mirando a Cerdena”.

San Isidro è una piccola cittadina poco distante da Buenos Aires, dove ha sede il circolo Raices Sardas. Il sodalizio ha festeggiato o vent’anni di attività nel 2020 e per celebrare la ricorrenza ha organizzato numerose iniziative. “La pandemia non ci ha fermato – racconta Ana Maria Ruiu – è stato un periodo molto duro, ma siamo riusciti a fare tante cose. La tecnologia ci ha consentito di restare sempre in contatto. Il nostro circolo ha una compagnia teatrale. Prima del coronavirus ci incontravamo sempre a San Fernando, vicino Buenos Aires. La pandemia purtroppo non ci ha consentito di fare le prove, ma grazie alle videochiamate siamo riusciti ugualmente a provare per i nostri spettacoli”.

Qualche giorno ha il Circolo Raices Sardas ha festeggiato il centesimo compleanno di Pietro Pintus, noto Pedro, nato a Nulvi e legatissimo alla Sardegna. Anche lui faceva parte delle compagnia teatrale. «Facciamo tante attività culturali – continua Ana Maria Ruiu – organizziamo diverse iniziative, abbiamo anche prodotto un documentario qualche anno fa. Negli ultimi tempi ho lavorato soprattutto per realizzare la pubblicazione intitolata “Desde San Isidro mirando a Cerdeña”. Si tratta di un libro fotografico nato per festeggiare i primi vent’anni di attività del circolo. In 276 pagine abbiamo cercato di raccontare attraverso le immagini la Sardegna e l’attività di Raices Sardas. In questo modo facciamo conoscere la nostra terra anche agli argentini. Scriviamo di archeologia, gioielli, costumi, ceramiche, musica, tradizioni, gastronomia, letteratura, artigianato. E’ stato un lavoro molto faticoso, ma siamo soddisfatti per aver realizzato questa pubblicazione».

Le visite ai parenti

In occasione della conferenza internazionale dell’emigrazione quasi tutti i sardi d’Argentina hanno visitato i paesi d’origine dei loro genitori. «Quando ero piccola – ricorda Ana Maria Ruiu –  mia madre e mio padre parlavano sempre di Bitti. Sentivano la mancanza della Sardegna. Avevano nostalgia. Molti emigrati si incontravano e ricordavano le tradizioni, i canti. A Buenos Aires c’è una folta comunità di discendenti degli emigrati bittesi. Questa volta ho visitato Cagliari e poi sono andata a Bitti, dove vivono i nostri parenti. E’ stato bellissimo. Era la seconda volta che tornavo in Sardegna. Sto preparando i documenti per chiedere la cittadinanza». Già, la cittadinanza. Tantissimi figli e nipoti degli emigrati sardi in Argentina negli ultimi anni stanno tornando in Sardegna per “diventare italiani”. Spesso riescono a rintracciare i parenti grazie ai social, come è accaduto per Vanessa Medde. Ha scoperto che il nonno era originario di Desulo dopo che Romina Floris, una sua parente che vive nel paese barbaricino, ha contattato la sua famiglia in Argentina. La giovane ha trascorso qualche mese nell’Isola. Adesso è cittadina italiana come il cugino Nicolas Medde, anch’egli tornato in Sardegna per ritrovare le radici e il doppio passaporto.  Durante la sua permanenza in Barbagia è stato ingaggiato dalla squadra di calcio del Desulo. «È un privilegio poter giocare a calcio per portare in alto il nome di Desulo, il paese da cui mio bisnonno partì, diretto per l’Argentina, nell’Ottocento - afferma ha raccontato il giovane a L’Unione Sarda -. E soprattutto potersi allenare tra questi monti, insieme ai desulesi, persone molto ospitali, in un paese che sento ancora più mio per il modo commovente in cui mi ha accolto».

        

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