Dieci anni fa usciva “Giornalismo di Pace”, punto di riferimento per l’antimilitarismo
Nanni Salio (1943-2016) è stato tra i massimi esponenti italiani del Movimento Nonviolento e autore di numerosi scritti e saggi sulla Nonviolenza: ha rappresentato una pietra miliare dell’antimilitarismoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dieci anni fa usciva il libro “Giornalismo di Pace”, elaborato da Johan Gultag (sociologo e matematico norvegese padre della Peace Research), proprio pochi mesi dopo la morte del suo ideatore, Giovanni Salio, detto Nanni, fondatore nel 1982 e poi presidente del centro studi “Sereno Regis” di Torino. Fra i massimi esponenti del Movimento Nonviolento italiano, Nanni Salio (scomparso il 1 febbraio 2016), era legato a doppio filo con la Sardegna, dove per anni ha partecipato alle iniziative della galassia pacifista e antimilitarista sarda, compresi seminari e giornate di studio organizzate dalla Comunità di Sestu.
Dagli studi su Gandhi alle metodologie per la gestione dei conflitti, il ricercatore di Fisica dell’Università torinese ha collaborato a lungo con Johan Galtug e con altri intellettuali del mondo nonviolento. Il suo libro “Giornalismo di Pace” (edito dal Gruppo Abele) era nato grazie ai contributi di Silvia De Michelis, Stuart Allan, Birgit Brock-Utne, Johan Galtung, Jake Lynch, Dov Shinar, Elissa J. Tivona e di vari altri giornalisti che hanno lavorato in contesti di guerra, analizzando le situazioni di violenza nelle varie zone del pianeta, ipotizzando quali potessero essere le vie possibili per la risoluzione nonviolenta dei conflitti.
Un’attività complessa e indispensabile, soprattutto in un’epoca come questa che – con l’esplosione del conflitto tra Russa e Ucraina – ha visto il tema della guerra catalizzare ormai l’intero sistema dell’informazione. Nei media e nei social si parla pressoché a senso unico del conflitto, con immagini e informazioni che spesso vengono veicolate dagli stessi governi in conflitto o dai rispettivi sostenitori.
A questa prassi si opponeva il modello attivo del “Giornalismo di Pace”, elaborato soprattutto da Johan Galtung, che puntava a descrivere in profondità le ragioni delle guerre, indagando soprattutto nelle cosiddette “dinamiche primarie” che si trovano alla base delle contrapposizioni tra nazioni o tra sistemi economici e sociali. Un giornalismo “attivo” che non si fermava alle violenze e al racconto di ciò che succede al fronte, ma evitando le semplificazioni si spingeva ad evidenziare quali strade fossero possibili per la pace. Nanni Salio, analizzando i conflitti, aveva anche ipotizzato quale fosse la strada percorribile per togliere combustibile alle guerre. “La commissione verità e riconciliazione promossa in Sudafrica da Tutu e Mandela – scriveva il ricercatore - è un formidabile esempio positivo che dovrebbe essere seguito e perfezionato in tutti quei casi, dal Rwanda ai Balcani alla Palestina all’Irlanda ai Paesi Baschi e così via, in cui la violenza ha provocato odi laceranti, sete di vendetta, incapacità di convivere”.
Perché si possa arrivare ovunque ad un modello di verità e riconciliazione, però, è indispensabile che vi sia un “Giornalismo di Pace”, basato su tre capisaldi fondamentali. Realizzare una mappa attendibile e indipendente di tutti gli attori che partecipano ai conflitti, individuare i rispettivi obiettivi e, infine, elaborare soluzioni concrete per soddisfare gli obiettivi legittimi di tutte le parti in conflitto.
Laureato in fisica nel 1967 con Carlo Castagnoli, discutendo una tesi dal titolo “Impulsi di luce Cerenkov associati da EAS sui raggi cosmici”, Nanni Salio è stato per anni ricercatore all'Università di Torino. Dall’età di 19 anni partecipa al Moviemnto Antimilitarista Internazionale e subì anche un processo per “Vilipendio alle Forze Armate” assieme ad altri pacifisti per una manifestazione del novembre 1971, dal quale venne assolto. Subito dopo fu uno dei promotori della Campagna all’obiezione delle spese militari, per la quale subì un pignoramento. Fondatore del centro studi “Sereno Regis”, nel 1985 si candidò al Consiglio comunale di Torino con le Liste Verdi, venendo eletto per la rinuncia dell’attrice Franca Rame.
Sino a poco prima della sua morte, Nanni Salio collaborò in Sardegna numerose iniziative della rete nonviolenta isolana, diventando un punto di riferimento anche per il mondo dell’antimilitarismo pacifista. Una realtà che, con lo studio ed il confronto politico, ha lottato per decenni contro l’eccessiva presenza di servitù militari nell’Isola, ma senza però sfociare mai in atti di protesta violenta che vanificavano la forza stessa della battaglia antimilitarista.
E ora che l’Europa è scossa dai venti della guerra tra Russia e Ucraina, manca il pensiero libero e nonviolento di Nanni Salio, capace di riconoscere – quasi come se fosse una scienza – gli amici e i nemici della pace.