Sono tanti i quadri che hanno come tema la Natività ma ce n’è uno in particolare che è diventato famoso suo malgrado non solo per la bellezza e la maestria di chi lo ha dipinto ma soprattutto perché da oltre 54 anni se ne sono perse le tracce. Un furto e poi il mistero. E oggi solo qualche fortunato può forse apprezzare “La natività” di Caravaggio, trafugata in una notte piovosa del 17 ottobre del 1969 dall’oratorio della chiesa di San Lorenzo a Palermo, e mai più ritrovata. E non che le polizie di mezzo mondo non l’abbiano cercata. Secondo un report dell’Fbi, il quadro di Caravaggio è il più ricercato al mondo.

Buona compagnia

Il dipinto, in realtà, non è l’unico a essere ricercato da esperti d’arte e militari che si occupano del patrimonio artistico. Tra i dieci quadri più ricercati in questo momento anche altre opere di grande bellezza e valore. A iniziare da “Poppy Flowers”, noto anche come Vaso e fiori, rubato dal museo Mohamed Mahmoud Khalil al Cairo nell’agosto del 2010 e mai più ritrovato, se non un falso che fece gioire inizialmente la polizia egiziana. “Le Pigeon aux Petits Pois” dipinto nel 1901 da Pablo Picasso venne trafugato durante una grande rapina d’arte nel maggio del 2010 dal museo d’Arte moderna della città di Parigi insieme ad altri capolavori (per un valore complessivo di oltre cento milioni di euro) e mai più trovato.

Clamoroso anche il furto avvenuto a Boston nel 1990, all’Isabella Stewart Gardner Museo, quando sparì “The Concert”, realizzato da Johannes Vermer nel 1664. Anche in quel caso furono portati via dal museo tredici dipinti per un valore complessivo superiore ai 200 milioni di dollari. Questo solo per citare alcuni dei quadri ancora oggi più ricercati al mondo, in una speciale classifica dove “La Natività” di Caravaggio resta comunque al vertice, secondo la polizia americana.

Ritorno d’attualità

Il dipinto di Michelangelo Merisi è tornato d’attualità di recente grazie ad alcuni docu-film e pubblicazioni che si sono concentrati sul capolavoro che da 53 anni non si può più ammirare nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo. A occuparsi del dipinto, negli anni scorsi, anche la Commissione antimafia, perché una delle ipotesi fatte negli anni fu proprio quella di un possibile furto commissionato dalla mafia e anche che la tela fosse stata poi consegna all’organizzazione criminale in seguito. L’organismo parlamentare guidato da Rosy Bindi arrivò anche ad analizzare le testimonianze di alcuni mafiosi pentiti, tra cui Gaetano Grado e Francesco Marino Mannoia. Quest’ultimo disse anche che il dipinto era stato distrutto ma poi ritrattò la sua testimonianza. Un’intervista video girata nel 2001 ma diffusa dal Guardian solo qualche anno fa, il parroco dell’Oratorio di San Lorenzo, Benedetto Rocco, affermò che il dipinto si trovava nella casa di un potente boss mafioso che contattò il prete via lettera, inviando anche alcuni frammenti della tela, per convincerlo a trattare per la restituzione del quadro. Il parroco affermò anche che l’artefice del furto fu Gaetano Badalamenti, nel 1969 uno dei più potenti boss della mafia siciliana. Delle segnalazioni fatte dal parroco alla Polizia, poi, si sarebbero perse le tracce.

Francesco Marino Mannoia, altro pentito di mafia, raccontò invece al magistrato Giovanni Falcone, di aver rubato lui la tela, che venne tagliata in maniera minuziosa con una lametta per separarla dalla cornice, e di aver arrotolato il dipinto per poi portarlo via dalla chiesa. Gli esperti raccontano che se questo è accaduto, la tela potrebbe essere stata irrimediabilmente danneggiata perché la vernice dell’epoca, indurita nel corso dei secoli, potrebbe essersi incrinata. Mannoia, tuttavia, secondo altre fonti, avrebbe poi ritrattato. Certo è che, la stessa presidente della Commissione Antimafia, al termine dei lavori, nel 2018, affermò che il dipinto non sarebbe stato distrutto.

Il dipinto

A occuparsi della sparizione della Natività, spesso accompagnata nella sua descrizione dall’accostamento con i santi Lorenzo e Francesco, presenti nel dipinto, è stato anche uno dei maggiori esperti di Caravaggio, Michele Cuppone, che negli anni scorsi ha pubblicato il saggio “Caravaggio. La Natività di Palermo. Nascita e scomparsa di un capolavoro” ed è anche tra gli esperti sentiti nel corso del Docu-film mandato in onda sulla vicenda da Sky Arte. Secondo Cuppone, l’opera fu l’unica dipinta per la città di Palermo e prende avvio dalla genesi del Presepio”. Cuppone racconta anche che il dipinto fu realizzato a Roma e non a Palermo. A questo risultato si arriva dal confronto con i materiali utilizzati nel 1600 a Roma dal Merisi, quando dipinse anche la celebre cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi. Sono numerose poi le analogie tra alcune figure, a iniziare dal viso dolce della Madonna e quello corrugato della Giuditta che taglia la testa di Oloferne, dipinto del 1602 oggi conservato a Palazzo Barberini, tra cui si notano non poche somiglianze. Insomma, il saggio aggiunge nuovi particolari a un mistero, quello del furto, che attende ancora di essere chiarito e che da 53 anni tiene in sospeso gli esperti d’arte ma anche i semplici appassionati d’arte. Intanto, le forze di polizia di mezzo mondo continuano a cercare ma per ora senza risultati.

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