Caldo torrido come mai prima? No, le estati da incubo ci sono già state. Al netto dei capricci stagionali e dell’offensiva di Caronte i dati sul surriscaldamento del pianeta sono allarmanti. E ogni anno che Dio manda in terra va sempre peggio. L’ultimo rapporto della Omm (Organizzazione meteorologica mondiale) dice che andiamo incontro ai cinque anni più caldi del pianeta. E secondo la stessa organizzazione per la prima volta nella storia supereranno di un grado e mezzo i livelli dell’era preindustriale. L’allarme c’è, è reale, nonostante le multinazionali del petrolio e dell’energia minimizzino. E gli studi scientifici effettuati negli ultimi anni dagli esperti di tutto il mondo certificano un processo che sembra irreversibile. E che nasce purtroppo – le ricerche lo confermano – da uno spregiudicato incremento delle emissioni nocive, che inquinano l’aria e producono fenomeni deleteri per il clima nel nostro pianeta e per la salute degli esseri viventi.  

«L’umanità è in bilico su un sottile strato di ghiaccio, che si sta sciogliendo velocemente», non lo ha detto un uomo della strada o un profano ma il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres intervenendo sul rapporto pubblicato di recente dall’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, che conferma anche il dato più difficile da ammettere: gli esseri umani sono responsabili di quasi tutto il riscaldamento globale degli ultimi 200 anni. «Il tasso di aumento della temperatura nell’ultimo mezzo secolo – ha aggiunto Guterres - è il più alto degli ultimi 2000 anni. Le concentrazioni di anidride carbonica sono al massimo da almeno due milioni di anni. La bomba climatica scandisce i secondi. E viviamo l’era dell’ebollizione globale».

Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres (foto Epa)
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres (foto Epa)
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres (foto Epa)

La massima carica delle Nazioni Unite, attraverso una lettera aperta ai membri del G20, ha però voluto fornire una guida pratica per disinnescare quella che egli stesso ha definito la bomba a orologeria climatica. «È una guida di sopravvivenza per l’umanità», ha detto. «Come il rapporto mostra, il limite di 1,5 gradi è realizzabile. Ma ci vorrà un salto di qualità nell’azione per il clima. In breve, il nostro mondo ha bisogno di un’azione per il clima su tutti i fronti: tutto, ovunque, subito. Ho proposto al G20 un Patto di solidarietà per il clima, in cui tutti i grandi emettitori compiono ulteriori sforzi per ridurre le emissioni e i paesi più ricchi mobilitano risorse finanziarie e tecniche per sostenere le economie emergenti in uno sforzo comune per mantenere in vita l’opzione 1,5 gradi. Il piano inizia con le parti che premono immediatamente il pulsante di avanzamento rapido sulle loro rispettive scadenze net zero per arrivare allo zero netto globale entro il 2050, in linea con il principio delle responsabilità comuni ma differenziate e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali. Nello specifico, i leader dei paesi sviluppati devono impegnarsi a raggiungere lo zero netto il più vicino possibile al 2040, limite che tutti dovrebbero puntare a rispettare. Ciò può essere fatto. Alcuni hanno già fissato un obiettivo già nel 2035». Molto possono le coscienze delle cosiddette economie emergenti, i cui leader «devono impegnarsi – auspica il segretario generale dell’Onu – a raggiungere lo zero netto il più vicino possibile al 2050 – ancora una volta, il limite che tutti dovrebbero mirare a rispettare. Alcuni hanno già preso l’impegno per il 2050. Questo è il momento per tutti i membri del G20 di riunirsi in uno sforzo congiunto, mettendo in comune le loro risorse e capacità scientifiche, nonché le loro tecnologie collaudate e convenienti attraverso i settori pubblico e privato per rendere la neutralità del carbonio una realtà entro il 2050».

Il fumo che fuoriesce dalle ciminiere di una fabbrica di Tokyo (Ansa)
Il fumo che fuoriesce dalle ciminiere di una fabbrica di Tokyo (Ansa)
Il fumo che fuoriesce dalle ciminiere di una fabbrica di Tokyo (Ansa)

Le misure suggerite da Guterres toccano interessi economici forti, fino ad oggi ritenuti inattaccabili: nessun nuovo carbone ed eliminazione graduale del carbone entro il 2030 nei paesi OCSE e nel 2040 in tutti gli altri paesi; fine di tutti i finanziamenti internazionali pubblici e privati ​​del carbone; garantire una produzione di elettricità pari a zero net entro il 2035 per tutti i paesi sviluppati e il 2040 per il resto del mondo; dismettere tutte le licenze o il finanziamento di nuovo petrolio e gas, in linea con le conclusioni  dell’Agenzia internazionale per l’energia; fermare qualsiasi espansione delle riserve esistenti di petrolio e gas; spostare i sussidi dai combustibili fossili a una giusta transizione energetica; stabilire una graduale riduzione globale della produzione esistente di petrolio e gas compatibile con l’obiettivo globale di zero net del 2050.

Insieme al decalogo arriva il monito a tutti i governi affinché redigano al più presto piani di transizione energetica «coerenti con queste azioni e pronti per gli investitori».

Guterres si rivolge inoltre agli amministratori delegati di tutte le compagnie petrolifere e del gas a farsi «parte della soluzione, presentando piani di transizione credibili, completi e dettagliati in linea con le raccomandazioni del mio gruppo di esperti ad alto livello sugli impegni net zero».

Guterres è già proiettato a settembre quando a New York si terrà un vertice sull’ambizione climatica. Sarà l’occasione per una prima verifica delle azioni già eventualmente intraprese e per nuove sollecitazioni che le Nazioni Unite di certo non mancheranno di ribadire.

 Guterres, intanto, incassa il favore delle organizzazioni che si battono per un mondo più giusto, equo e sostenibile. «Esprimiamo tutto il nostro supporto agli appelli di Antonio Guterres a limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali di fronte a “l'era dell'ebollizione globale”. Non farlo avrà dei costi enormi sui bambini e i loro diritti, ora e in futuro», dice Jack Wakefield, responsabile Global Policy e Advocacy di Save the Children sui cambiamenti climatici. «La nostra ricerca pubblicata con la Vrije Universiteit Brussel mostra che, in base agli impegni iniziali di riduzione delle emissioni dell'Accordo di Parigi, i bambini dovranno affrontare in media un numero di ondate di caldo torrido sette volte superiore, il doppio degli incendi e un numero di mancati raccolti tre volte superiore rispetto alla generazione dei loro nonni. Inoltre, i minori nei Paesi a basso reddito e coloro che sono colpiti da disuguaglianza, povertà e discriminazione soffrono per primi e in modo peggiore gli impatti dei fenomeni climatici estremi. È pertanto necessaria un'azione urgente su tutti i fronti, da parte della comunità internazionale, inclusa l’Italia, per eliminare rapidamente l'uso e i sussidi ai combustibili fossili e far sì che i finanziamenti per il clima e per riparare le perdite e i danni causati dalla crisi climatica prendano in considerazione i diritti e i bisogni dei minori».

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