L’Italia si spopola, la Sardegna di più. Meno nascite e un’emigrazione che interessa sempre più anche i giovani istruiti e condizioni economiche destinate a peggiorare rischiano di condurre il Belpaese e, soprattutto, l’Isola a un inesorabile spopolamento e, soprattutto, alla desertificazione nelle zone interne.

Le nuove previsioni sul futuro demografico del Paese sono state rese note dall’Istat alla vigilia dell’inizio del nuovo censimento che inizierà nei prossimi giorni e che entro il 2024 restituirà una situazione demografica aggiornata.

Per ora ci sono tendenze difficilmente controvertibili, come il fatto che in Italia la popolazione residente sia in decrescita: da 59 milioni al 1° gennaio 2022 a 58,1 nel 2030, a 54,4 nel 2050 fino a 45,8 nel 2080. Cioè, perderemo 12,3 milioni di residenti 57 anni, cioè oltre 215mila abitanti all’anno. Non solo: il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2022 a circa uno a uno nel 2050.

Ma cambierà molto non solo il concetto ma anche la composizione delle famiglie: ci saranno meno coppie con figli, più coppie senza: entro il 2042 solo una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà.

Tra vent’anni sarà composto da una persola sola il 37,5% delle famiglie. “L’idea di famiglia suggerisce la presenza di quantomeno due persone”, spiegano all’istituto di statistica, “ma in realtà tra le famiglie è sempre esistita una componente di persone che vivono da sole. Se in passato si trattava in prevalenza di giovani uomini usciti dalla famiglia di origine per motivi di lavoro, da diverso tempo ormai è la quota di anziani che vivono da soli a caratterizzare questa “micro-famiglia”. Fenomeni consolidati, quali l’aumento della speranza di vita e dell’instabilità coniugale”, esemplificano dall’Istat, “fanno sì che questa tipologia familiare crescerà nel complesso del 17%, facendo aumentare il suo contingente da 8,4 a 9,8 milioni nel giro di venti anni”.

Già oggi gran parte dell’aumento del numero complessivo di famiglie è dovuto alla crescita delle persone sole. E in questo contesto le differenze di genere sono sostanziali. “Gli uomini che vivono soli avranno un incremento del 13%, arrivando a superare i 4,2 milioni nel 2042. Per le donne sole si prevede una crescita ancora maggiore (+21%), che ne determina un aumento da 4,6 a 5,6 milioni”, rilevano gli statistici.

Se già nel 2022 la quota di persone sole di 65 anni e più rappresenta circa la metà di chi vive da solo (48,9%), nel 2042 raggiungerebbe quasi il 60%.

La maggiore diffusione nel Paese dell’instabilità coniugale – rileva ancora l’Istat -comporterà un aumento, non eccezionale ma significativo, di famiglie composte da un genitore solo, che passeranno dal 10,7% del totale delle famiglie nel 2022 all’11,4% nel 2042. Lo sviluppo di questa  tipologia familiare rimarrà in parte frenato sia dai bassi livelli di fecondità sia dalla tendenza degli individui rimasti soli a riaggregarsi in altre famiglie o a formare famiglie ricostituite. Nel 2022, i monogenitori sono 2,7 milioni, più le madri (2,2 milioni) rispetto ai padri (circa 500mila), che rispettivamente rappresentano l’8,8% e l’1,9% del totale delle famiglie. Entro il 2042 i padri soli, pur rimanendo minoritari rispetto alle madri sole, potrebbero risultare pari a oltre 600mila (il 2,5% del totale delle famiglie). In tale anno le madri sole arriveranno, con un piccolo incremento, a 2,3 milioni (8,9%), cosicché il numero di monogenitori salirebbe globalmente a circa 3 milioni.

Cagliari, a guardare l’ultimo censimento, non fa eccezione: nel capoluogo risiedono 78.403 famiglie: di queste, il 49,06% è costituito da una sola persona mentre il 25,36% è composto da due persone. Poche le famiglie numerose: solo il 2,64 dei nuclei familiari ha 5 componenti o più e sono in costante diminuzione.

Insomma, saremo sempre di meno, più anziani e più soli.

© Riproduzione riservata