Nulla di nuovo sotto il cielo. Centrosinistra e centrodestra spaccati, difficoltà all’interno delle coalizioni per trovare un accordo in vista del voto: lo scenario in vista delle Regionali del febbraio 2024 è la replica, su scala maggiore, di quanto si è assistito in due comuni dell’area metropolitana di Cagliari nelle ultime amministrative, nel 2022 a Capoterra e nel 2023 ad Assemini. Realtà che in questo sono stati un piccolo grande laboratorio politico, nel senso che le attuali divisioni pre-Regionali si erano già manifestate nella corsa ai Municipi tra i più importanti nell’isola (Assemini è l’undicesimo centro in Sardegna con oltre 26mila abitanti, Capoterra il dodicesimo con 23.500).

Capoterra

A Capoterra alla fine si erano presentati all’esame delle urne cinque candidati sindaci. Due erano espressione del centrodestra, Beniamino Garau (sostenuto da Psd’Az, Lega, Sardegna 20Venti e da due liste civiche, Capoterra Nuova e Capoterra Civica) e Gianluigi Marras (Riformatori, Fratelli d’Italia, Forza Italia più i civici di Capoterra Unita). Altre due del centrosinistra, quella guidata da Beniamino Piga, scelto da sei liste civiche che all’interno avevano espressione di un po’ tutti i partiti della coalizione, compresi alcuni pezzi forti del Pd come l’ex sindaco Francesco Dessì e Vittorina Baire) ed Efisio De Muru, vessillifero del Pd di cui è dirigente a livello nazionale con l’appoggio di una lista civica. Il quinto candidato sindaco era Attilio Congiu che stava provando a rimettere insieme il partito Socialista Italiano).

Beniamino Garaiu durante un Consiglio comunale a Capoterra (foto archivio Unione sarda)
Beniamino Garaiu durante un Consiglio comunale a Capoterra (foto archivio Unione sarda)
Beniamino Garaiu durante un Consiglio comunale a Capoterra (foto archivio Unione sarda)

Come si era arrivati a spaccare sia il centro destra sia il centrosinistra? Partiamo dalla coalizione che poi ha vinto la corsa al Municipio con Beniamino Garau: l’architetto cinquantenne era stato indicato come capolista da Sardegna 20Venti e Psd’Az, al termine di una serie di incontri ospitati a Villa Devoto, sede del Governatore della Regione Christian Solinas. Mentre le sezioni locali del resto del centrodestra, nel corso di una serie di riunioni organizzate a Capoterra, aveva indicato Gianluigi Marras.

Sono stati inutili i tentativi di arrivare a un accordo: Marras non ha fatto un passo indietro dopo il benestare ottenuto a Capoterra, Garau è andato avanti benedetto dai tavoli regionali cagliaritani. E neanche per il ballottaggio si era riusciti a ufficializzare un apparentamento politico. A distanza di quasi due anni Maras è poi entrato nella maggioranza che sostiene il sindaco Beniamino Garau. Invece il Psd’Az ha assunto una posizione critica nei confronti del primo cittadino : i sardisti non sono più presenti nella giunta di Capoterra.

Beniamino Garau ((foto archivio Unione sarda)
Beniamino Garau ((foto archivio Unione sarda)
Beniamino Garau ((foto archivio Unione sarda)

E il centrosinistra? Il caso Capoterra è legato a ruggini di vecchia data tra Efisio De Muru, la segretaria della sezione locale Isabella Murtas e il gruppo dell’ex sindaco Francesco Dessì, anche lui tesserato Dem ma non nella sua cittadina. Questioni legate a presunti mancati versamenti al partito di parte dei compensi, stando a quanto sostiene De Muru, mentre Dessì e i suoi contestavano di fatto l’operato della sezione capoterrese del partito.

Beniamino Piga, ex assessore nella Giunta Dessì, si era candidato nel segno della continuità amministrativa ma rinfrescando in programma del centrosinistra per una città importante come Capoterra nell’ambito della Città metropolitana di Cagliari. Ma Piga non è riuscito a ricomporre la frattura con il Pd e anche al ballottaggio è andato da solo, perdendo per una manciata di voti.

Assemini

Nel giugno scorso c’era stato il voto nella città della ceramica e della panada, anche in questo caso nel segno della spaccatura. Attenzione, è vero che il centrosinistra si è presentato nella sua formazione più accreditata sulla carta per la vittoria finale, cioè Pd più Movimento 5 Stelle in un centro che ha espresso dieci anni fa il primo sindaco grillino, Mario Puddu, e nelle ultime politiche anche una senatrice, Sabrina Licheri.

Mario Puddu, sindaco di Assemini (foto archivio Unione sarda)
Mario Puddu, sindaco di Assemini (foto archivio Unione sarda)
Mario Puddu, sindaco di Assemini (foto archivio Unione sarda)

Ma le divisioni, sotterranee ma non per questo meno importanti, erano nel Pd. Ad Assemini erano presenti cinque circoli, il segretario della sezione asseminese dem Antonio Caddeo aveva ottenuto dai vertici regionali del partito di rinviare il congresso cittadino a dopo le amministrative. Scelta non condivisa da tutta la base, in parte scettica sull’accordo elettorale con il M5S dopo anni di strenua opposizione. Così il centrosinistra, nella formazione che dovrebbe presentarsi, più o meno monca, saremo a vedere, nelle prossime regionali, ha perso al cospetto di un centrodestra che si presentato con due candidati sindaci, Niside Muscas (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia) e Mario Puddu, storico ex sindaco grillino stavolta portabandiera di Unione di Centro, Sardegna 20Venti, Riformatori e di una lista civica che ha preso da sola il 21 per cento dei voti (Mario Puddu sindaco). Un successo in cui è stato decisivo il peso personale di Puddu, al di là degli schieramenti. E il centrodestra si è spaccato proprio sulla scelta del candidato sindaco.

Niside Muscas (foto archivio Unione sarda)
Niside Muscas (foto archivio Unione sarda)
Niside Muscas (foto archivio Unione sarda)

E il Psd’Az? Ad Assemini, dopo una serie di interlocuzioni iniziali, non è stato ammesso né nel tavolo di Niside Muscas, né in quello di Mario Puddu. Né evidentemente ha avuto la forza e la determinazione per andare da solo.

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