Biodinamico, mamma mia che paura! Ma veramente questa parolina salita alla ribalta della cronaca mentre il Parlamento italiano discute il disegno di legge 988 (Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico), è frutto di pratiche luciferine? Se in Italia lo sport preferito non fosse quello di ridurre tutto a tifo da stadio, sarebbe facile capire che la risposta è no: l’agricoltura biodinamica non è affatto retaggio di formule di magia. Probabilmente non aiuta la personalità complessa e ancora poco conosciuta del suo teorico, Rudolf Steiner. Filosofo, chimico e fondatore dell’antroposofia, Steiner è considerato il papà della biodinamica. Nel 1924, un anno prima di morire, tenne otto lezioni dedicate all’agricoltura. Il punto centrale dei suoi interventi era la salute della terra e l’accrescimento della fertilità e della sana qualità dei suoli da cui derivano alimenti genuini per l’uomo. Un corso articolato con talvolta solo suggerimenti e altre volte precise disposizioni. Tre i fondamenti: mantenere la fertilità della terra, rafforzare le resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e infine cibi sani e di qualità. Se non avesse ormai quasi un secolo di vita questo approccio sembra qualcosa tratto dagli appunti della piccola Greta Thumberg.

IL FRONTE DEL NO Eppure la biodinamica terrorizza. Certamente ha spaventato la senatrice Elena Cattaneo che per prima ha scomodato i termini di stregoneria ed esoterismo per definire la biodinamica e, in sede di discussione del ddl sul biologico al Senato, ha chiesto di modificare la legge, cancellando ogni riferimento alla biodinamica perché «una pseudoscienza non può ricevere finanziamenti pubblici». Stessa linea la lettera aperta firmata da una ventina di scienziati in cui si parla della biodinamica come di «una pratica esoterica, opposta e inconciliabile con qualunque dato scientifico ad oggi disponibile. L’agricoltura Biodinamica - si legge - usa parti di animali, quali teschi, pelli di topo, corna di vacca o vesciche urinarie di cervo, nelle quali infilare cortecce, fiori o letame, da sotterrare ed eventualmente dissotterrare dopo qualche tempo. A fondamento, essa evoca forze cosmiche come motrici di qualunque azione terrena: esse sarebbero responsabili finanche della fecondazione della femmina da parte del maschio. Può il Paese di Galileo Galilei - conclude - sostenere economicamente pratiche magiche, peraltro facenti capo a un marchio registrato estero?». E infine la richiesta: «Per questo, chiediamo che il Parlamento non approvi il testo in esame». Più esplicita la nota dell’Accademia dei Lincei: «E’ stregoneria. Grave errore equiparare l’agricoltura biodinamica a quella biologica». E decisamente avversa anche l’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie.

Agricoltura biologica (foto archivio L'Unione Sarda)
Agricoltura biologica (foto archivio L'Unione Sarda)
Agricoltura biologica (foto archivio L'Unione Sarda)

LA REPLICA Maria Chiara Gadda è la prima firmataria del ddl 988 sull’agricoltura biologica. Nella sua pagina fb spiega: «Mai avrei presentato un testo in contrapposizione alle normative nazionali e comunitarie. E tantomeno per fare una divisione manichea tra buoni e cattivi, perché semplicemente non ha senso farlo in un Paese come il nostro che ha bisogno di più modelli di agricoltura per le sue stesse caratteristiche orografiche e climatiche. Diciamoci la verità - sostiene Gadda - chi alza lo spauracchio dell’esoterismo e dell’anti scienza con la prepotenza del dibattito di queste settimane, che è cosa ben diversa dal confronto scientifico, dica semplicemente che vuole affossare la legge intera con la scusa del biodinamico». E inoltre: «La ricerca in agricoltura è fondamentale per tutti i metodi produttivi, e io stessa mi sono battuta negli anni contro chi sosteneva posizioni assurde, truffava gli agricoltori con false pratiche e contro ogni norma europea, come per esempio sul caso Xylella in Puglia. Ma sul biodinamico. Quando una produzione e i prodotti rispettano le norme su igiene e sicurezza, etichettatura, non creano danno all’ambiente, e hanno l’autorizzazione all’immissione in commercio, stanno nei regolamenti nazionali e comunitari, mi chiedo, dovrebbe il legislatore decidere su quale concezione filosofica del mondo devono basarsi? Facciamo davvero attenzione alle sirene, che certo trovano tanto spazio mediatico senza contraddittorio. Io mi sto facendo tante domande, e anche tante risposte».

I DATI E LA UE In Italia il biologico è in netta crescita, rappresenta quasi il 16% della superficie agricola nazionale (la media europea si attesta sul 7,8 per cento). Secondo Federbio le superfici bio in Italia, circa 2 milioni di ettari, sono aumentate del 79%, mentre le aziende bio, oltre 80mila, del 69%. Nel 2020, inoltre, il mercato del biologico ha sfiorato i 7 miliardi di euro, con un incremento del 142% dal 2010. Motivo per cui è quanto mai urgente regolamentare il settore con una legge specifica. Non solo, a pressare ci sono anche gli obiettivi fissati dal Green Deal comunitario e le strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico e a ridurre del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici e del 20% quello dei fertilizzanti entro il 2030. C’è abbastanza per capire quanto possono incidere «le pratiche dell’agricoltura biodinamica per lo sviluppo ecologico del sistema agroalimentare», spiega una nota della Società italiana di Scienze Biodinamiche (Sibs). «Si tratta di un cambiamento cruciale i cui esiti dipendono molto dalla responsabilità e coesione degli scienziati e della nazione».

Vigneti (foto archivio L'Unione Sarda)
Vigneti (foto archivio L'Unione Sarda)
Vigneti (foto archivio L'Unione Sarda)

FONDAMENTO SCIENTIFICO La nota Sibs firmata da Alessandro Piccolo, professore Università di Napoli Federico II, presidente della Società italiana scienze biodinamiche, non nasconde la preoccupazione «dei toni e dei contenuti con cui un gruppo minoritario di politici e ricercatori ha colpito le istituzioni nazionali che hanno varato la legge e con essa gli scienziati che compiono ricerche in agricoltura biodinamica in diversi atenei italiani, tacciando quest’ultima di stregoneria e diffondendo descrizioni fantasiose, non rispondenti al vero». E più avanti «Sono censite fino ad ora almeno 147 pubblicazioni scientifiche soggette a controllo tra pari sull’Agricoltura biodinamica, segno che essa è oggetto di ricerca seria e su queste come scienziati chiediamo si sposti l’attenzione».

LA LEGGE E SLOWFOOD Carlo Triarico, storico della Scienza, è presidente dell’associazione per l’Agricoltura Biodinamica. In una interessante intervista pubblicata su Slowfood ricorda che l’Italia è il primo Paese europeo per esportazione di prodotti biologici e biodinamici e ora  «si dirige finalmente ad avere una normativa di settore». La legge aggiunge «disciplina aspetti importanti non solo per le 80 mila aziende già biologiche, ma per le tante imprese agroalimentari italiane, per i territori, i consumatori, la ricerca scientifica. Istituisce i biodistretti, il marchio del biologico italiano più restrittivo di quello Ue e l’interprofessione, insieme a formule di governance razionale per un settore in crescita tumultuosa. La biodinamica, è giustamente citata, come del resto nei regolamenti europei, come storica e peculiare espressione del bio». Smonta le accuse di stregoneria. «Dispiace che 140 pagine di disciplinari biodinamici siano stati raccontati come stregoneria, ma attaccare come non scientifico il biologico prima e il biodinamico oggi fa parte dei tanti interessi che gravano sulle spalle dei nostri agricoltori. Tanto poco c’entra la scienza, che i detrattori non parlano attraverso pubblicazioni scientifiche». E più avanti: «Chi si unisce agli attacchi contro la biodinamica affossa la legge sul biologico. Riuscire a tagliare la biodinamica nella prossima discussione alla Camera, significa far ritornare la legge al Senato e quindi far saltare i tempi tecnici e affossare la legge».

Infine un dettaglio per chiarire le idee a quanti sono terrorizzati dal biodinamico. La legge sul biologico non prevede finanziamenti pubblici per quella che la senatrice Cattaneo definisce «una pseudoscienza», riconosce semmai solo le imprese certificate biologiche come da normative europee e nazionali. No certificazione bio, no soldi pubblici. Il cronolettame e la vescica di cervo sono pericolosi? Sì, certo. Ma se ci scivoli sopra.

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