Accordare il mondo dei suoni, armonizzarli in una sinfonia. Una chimera? E poi ancora, porta dei benefici un’accordatura diversa da quella comunemente usata?

All’epoca in cui Bach componeva i suoi capolavori l’accordatura convenzionale non esisteva. La stessa toccata e fuga suonava più alta o bassa a seconda di dove fosse eseguito. I grandi organi delle chiese, monumenti sonori alla bellezza, potevano non essere accordati tra loro. Si cominciava a suonare con un’accordatura e si finiva con un’altra e non solo per colpa di caldo e umidità. Questo avviene anche oggi, ma in maniera limitata dagli standard e dalla tecnologia. Il diapason venne inventato nel 1711 ma non ci si era comunque messi d’accordo su una convenzione comune. Si seguivano correnti e mode regionali. Intonazioni differenti da regione a regione.

Ogni suono è una vibrazione dell’aria che si comprime e decomprime. Il numero di volte che il suono fa questo al secondo viene definito dal numero di Hertz. Un La che suona a 440 Hz vibrerà 440 volte al secondo. Un La a 432 Hz vibra più lentamente. Questa vibrazione più lenta ha fatto nascere la teoria che l’accordatura nascondesse una cospirazione, addirittura nazista. L’accordatura a 432 hz aiuterebbe a calmare le tensioni nervose, quella a 440 indurrebbe alla violenza per il maggior numero di vibrazioni al secondo. Una bufala di alto livello. Ciclica. Nel 2020, in piena emergenza Covid, si ricomincia a parlare dei benefici sui pazienti in terapia intensiva dell’accordatura a 432 Hz. Tutto prende le mosse da un articolo pubblicato su Explore.

 “Musica accordata a 440 Hz contro 332 Hz e effetti sulla salute: uno studio pilota incrociato in doppio cieco” (Music tuned to 440 HZ versus 432 HZ and the health effects: a double-blind cross-over pilot study). A ideare lo studio un musicista, Gian Carlo Pomponi, parte in causa in quanto la musica accordata a 440 Hz gli provoca forti emicranie, cosa che non gli avviene con l’accordatura a 432. La ricerca si è svolta su 33 volontari non affetti da malattie acute e  croniche, un campione relativamente piccolo e tuttavia apprezzabile. Uno studio in “doppio cieco”: né i soggetti sperimentali né i rilevatori dei dati erano a conoscenza di chi ascoltasse che cosa. 

I risultati dell’esperimento si rivelarono curiosi.

Rispetto alla musica “normale” accordata a 440 Hz, la musica a 432 Hz aveva prodotto una lieve, benché non significativa, diminuzione della pressione del sangue, una marcata riduzione della frequenza cardiaca e una leggera diminuzione della frequenza respiratoria.  Di qui le conclusioni: “I dati suggeriscono che la musica sintonizzata a 432 Hz può ridurre la frequenza cardiaca più della musica sintonizzata a 440 Hz. I risultati dello studio suggeriscono di ripetere l'esperimento con un campione più ampio e di introdurre studi controllati randomizzati che coprano più parametri clinici”.

Il campione troppo esiguo e la poco marcata differenza, soli 8 Hz, lasciano dubbi, ma l’argomento suscita interesse la punto che sono in corso esperimenti su vasta scala. La questione è vecchi di secoli. L’accordatura tuttavia cambiava per questioni pratiche.

Nel 1800 i direttori d’orchestra cominciarono a rendersi conto che accordando più in alto si otteneva un suono migliore. Con importanti differenze. In Francia si suonava a 435 Hz e in Inghilterra a 439. Fino al 1939, anno in cui si decise di il 440 per un motivo pratico: le apparecchiature dell’epoca riuscivano a gestire meglio il numero tondo. Nel 1955 il 440 venne adottato ufficialmente dalla Iso, Organization for standardization. Tuttavia anche nel 21 secolo non è una regola suonare a 440. Oggi le orchestre suonano a 441 e anche a 443. Più la musica è antica più si sale. Fino ai 470 Hz.

Della questione si sono spesso occupati i legislatori. Nel 1859 il governo francese adottò per legge il “la” a 435 HZ. Nel 1885 il governo italiano emise un decreto per normalizzare il “la” del diapason a 432 Hz, valore che fu accettato da Giuseppe Verdi. Nel Regno Unito si impose l’intonazione a 439 Hz a causa di una errata interpretazione dello standard francese. Intorno al 1920 gli Stati Uniti scelsero il “la” 440 a Hz. Questa frequenza fu definitivamente confermata dal Consiglio d’Europa nel 1971. Una curiosità: la Siae considera una violazione delle norme vigenti eseguire a 432 Hz uno spartito scritto per i 440. Motivo per cui anche quest’articolo è di 4.400 battute. Più o meno.

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