A Time in jazz il premio alla carriera per Benito Urgu: «Mi sono veramente divertito»
Musica, cabaret e cinema d’autore: dialogo a Berchidda con Paolo Fresu e Jacopo CullinPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Da Cambale twist alla candidatura al Nastro d’argento per “L’Uomo che comprò la luna” di Paolo Zucca c’è una carriera lunga più di 60 anni: un’evoluzione artistica che è stata celebrata nella due giorni settembrina di Time in jazz che ha assegnato a Benito Urgu il premio alla carriera sotto forma di un ritratto firmato da Antonio Marras. Sul palco del festival di Berchidda l’artista oristanese era già salito nel 1997 per una versione de “Il brutto anatroccolo” arrangiata da Giorgio Gaslini con l’Orchestra jazz della Sardegna. Questa volta la cornice è quella di una chiacchierata con Paolo Fresu e (come sorpresa finale) Jacopo Cullin, compagno di set, sul palco della Casara.
“L’Aedo che ha accompagnato il popolo sardo – l’ha definito Fresu consegnando il premio - e l’ha raccontato al mondo con la musica e con le parole attraverso un’acuta intelligenza, un’arguzia sottile, una leggerezza che è stata di Sergio Atzeni, voce di un popolo che, a volte diviso nell’isola dei campanili, si coagula nella gioia e nell’ilarità su temi sardi ma universali in un respiro che è di tutta l’isola, senza scordare i valori della sardità che uniscono e mai devono dividere”.
Una vita artistica tutta da raccontare, dai bar di Oristano, dove nasce l’ispirazione del fortunato Whisky, birra e Johnny Cola, ai palchi delle feste di paese, dalle trasmissioni in tv al cinema d’autore. Da maschera della sardità a una comicità universale.
Sexy Fonni
Non sono mancate le polemiche e gli inciampi. Come la censura a Sexy Fonni che però nel 1977 scalerà le classifiche nazionali dei 45 giri, sull’onda del boom delle canzoni a sfondo erotico. «Era uscita quella canzone, “Je t’aime, moi non plus” e ne ho fatto la versione sarda con l’incontro tra il pastore sardo e la turista francese. E quando la signorina diceva je t’aime, la risposta era non temmere, o non mi tocchi lì perché forse aveva il portafoglio. Ci furono proteste delle femministe, la Rai mi aveva completamente escluso, dovevo andare all’Altra domenica e la sera prima mi hanno detto che non se ne faceva più nulla». Agli annali rimane un acceso confronto radiofonico con Adele Faccio.
Dalla musica al cabaret
Dalla musica, a la lunga esperienza con i Barrittas, al cabaret con quello che è stato il primo spettacolo di varietà portato nelle piazze dell’isola con i Porsei. «Io prima non facevo il comico, non raccontavo neanche le barzellette. Per me è stata un’esplosione di gioia, al primo spettacolo mi porto un vestito da vecchietta, faccio 5 o 6 personaggi, salgo sul palco senza provare, è stato un grande successo». Nascono così i personaggi più noti come la signora Desolina, Tore Mitraglia, Tonteddu. «Con Desolina la trovata più bella è stata affacciarmi alla finestra, sul palco c’era il gruppo e io dicevo, non potete andare a suonare da un’altra parte? Così nasce il dialogo tra il gruppo e Desolina, cose che nascono al momento e non le provi».
La scena nazionale
La domanda di Jacopo Cullin dal palco di Berchidda è quella con cui fanno i conti tutti i sardi. Fuori dall’Isola la carriera sarebbe andata diversamente? «La traversata non mi ha mai fatto paura, io sono uno scappato di casa, però è successo che ogni volta che ero pronto per fare qualcosa, qualcuno mi scavalcava. Con Gigi Fiume, l’impresario di Celentano, dovevamo parlare di Drive in, poi hanno preso un altro che diceva capito mi hai e faceva esattamente il mio personaggio. Però non mi sono perso, ho partecipato alle trasmissioni con Chiambretti, con Frassica, con Panariello. Il successo nazionale l’ho fatto. Ma soprattutto mi sono veramente divertito».
Sul palco di Time in jazz, con il padrone di casa, due generazioni, due background diversi. Urgu: «Bravo, sei l’unico che non mi imita» Cullin: «Non so se ti imito o meno, perchè tutto quello che vediamo – anche da bambini – in qualche modo ti resta dentro. Ma chiunque faccia comicità in Sardegna parte grazie a Benito Urgu».