Figc, il neo presidente Cadoni: "Basta litigi, tutti uniti al lavoro"
Dopo la vittoria, apre anche agli sconfitti: «Dobbiamo lavorare tutti con determinazione ed entusiasmo». Gianni Cadoni - 52 anni, imprenditore cagliaritano originario di Macomer - è stato eletto sabato a Tramatza presidente del Comitato regionale della Figc, che ha chiuso così una difficile fase di commissariamento durata sei mesi. Ha le idee chiare: «Voglio unire», dice. «Con un consiglio formato da 5 rappresentanti su 8 al primo mandato, credo che sarà possibile».
Quale eredità lascia la precedente gestione?
«Il consiglio uscente ha ben operato. Le diatribe nate nella parte finale dell'ultimo mandato sono riferite al primo quadriennio (2008-2012) dell'era di Andrea Del Pin, quando io non facevo parte del consiglio direttivo».
E poi?
«Ereditiamo, negli uffici, un gruppo di collaboratori fantastico. Negli ultimi sei mesi si è superato».
Come si stemperano le diatribe di cui parla?
«D'ora in poi dobbiamo pensare al futuro. Ereditiamo una sede bellissima in via Bacaredda a Cagliari, un centro federale all'avanguardia a Oristano e, cosa non da poco, una base di 450 società che dobbiamo assistere e supportare».
Ereditate anche pendenze economiche?
«Dall'ultimo bilancio certificato risultano prestiti da restituire in vent'anni alla Figc. Soldi utilizzati per la sede e il centro federale».
Cifre?
«Nell'ordine di qualche milione di euro: non le conosco nel dettaglio. Comunque sono aspetti che controllerò di persona e con molta attenzione. E con altrettanta attenzione attuerò una gestione morigerata, cercando di evitare qualsiasi spreco. La mia direzione di marcia sarà rivolta alle società».
Il suo avversario, Silvano Balloi, ha mostrato disponibilità a collaborare.
«Parliamo di un'icona dello sport sardo: non posso che esserne onorato. Era, è e sarà sempre un mio amico».
Avete quindi superato le tensioni della campagna elettorale?
«Nei miei confronti, né lui né i colleghi del consiglio direttivo uscente hanno mai detto una parola sbagliata. Anche durante l'assemblea federale di sabato, che ha vissuto senz'altro momenti di tensione. Io voglio unire con l'aiuto di tutti. E i veri uomini di sport il loro aiuto lo concedono sempre».
Le società chiedono più attenzione.
«Hanno ragione. Istituiremo zone federali proprio per ascoltare tutte le voci».
Citi un esempio calcistico virtuoso in Sardegna.
«Non mi va di fare un esempio in particolare, però ammiro quelle società che, pur partecipando a campionati importanti, presentano in campo molti elementi del settore giovanile. Per noi è questa la porta del domani».
Come si recupera il calcio nei paesi in cui non c'è più?
«Presentandoci ai sindaci, per chiedere che ci indichino uomini di sport che abbiano il piacere di riportare il pallone nei loro centri».
Mancano all'appello 35 società. Rinascerà la 3ª categoria per limitare l'emorragia?
«È un discorso che potremmo fare solo dopo un lavoro di recupero massiccio delle società. Ma intendiamo far sì che in tutti i Comuni si giochi al calcio».
La situazione degli impianti non è idilliaca.
«A Cagliari e a Sassari troppi campi e troppe palestre sono in abbandono. Cercheremo di interloquire con le istituzioni: le nostre squadre devono trovare il giusto sbocco».