Stamattina nella chiesa di Santa Maria della Neve di Arzachena batteva forte il cuore biancoverde, orgoglioso di onorare la scomparsa di Luciano Boldarin, giocatore dell'Arzachena calcio degli anni settanta, morto all'età di 75 anni, dopo breve malattia.

Luciano Boldarin è stato per anni uno dei simboli dello sport dilettantistico gallurese e sardo.

Friulano di Morsano al Tagliamento, Boldarin giocava da portiere, ruolo di sofferenza e solitudine. Con i suoi baffi e la corporatura robusta incuteva timore e rispetto agli avversari. Coraggioso, grande senso della posizione, ottimi riflessi e attento nelle uscite, queste erano le doti principali di Luciano Boldarin, che sapeva anche battere i rigori (in una stagione ne realizzò 5), ma soprattutto pararli.

Negli anni settanta giocò ottimi campionati in serie D nell'Alghero e nel Tempio. Ancor prima indossò con onore la maglia nera da portiere (a quei tempi erano solo nere o grige) nel settore giovanile della Juventus.

Poi nel 1970 il definitivo trasferimento ad Arzachena, che diventò la sua seconda patria e in cui conobbe sua moglie Ida Bagatti, che gli diede tre figli maschi: Vanni, Angelo e Mauro, tutti col pallone nel sangue e tutti valenti difensori. Vanni, 47 anni, è attualmente il responsabile del settore giovanile dell'Arzachena calcio. Una famiglia per lo sport quindi, con solidi valori, sportivi e umani.

La scomparsa di Luciano Boldarin, che dopo il calcio è diventato un ottimo imprenditore edile, ha provocato cordoglio e commozione nell'ambiente sportivo locale e sardo.

In tanti, pur con le limitazioni del Covid, sono andati a rendere omaggio all'ex portiere e alla famiglia, compresi i suoi ex compagni di squadra, che non hanno voluto mancare alle esequie.

Con Boldarin se ne va un pezzo di calcio che non c'è più: quello dei pomeriggi domenicali trascorsi in campi polverosi, ma colmi di passione e ribollenti di tifo. Quello dove la maglia del proprio paese era la seconda pelle, in cui l'orgoglio per una vittoria valeva più di qualche soldo per un nuovo ingaggio. Boldarin allora volava tra i pali, forse inconsapevole di vivere il suo momento magico e la sua età migliore.

Negli ultimi anni, quasi ogni domenica, andava al Biagio Pirina di Arzachena, a seguire la sua squadra del cuore. Forse sotto sotto era un po' geloso di quel bellissimo e lucente prato verde, cosa rara ai suoi tempi. Ma poi le pacche sulle spalle degli amici gli facevano dimenticare quella sottilissima amarezza. "Mio padre in famiglia non parlava molto- afferma il figlio Mauro, 30 anni, avvocato -. Parlavano i suoi sguardi, i suoi silenzi, ma soprattutto l'esempio. E questo a noi bastava".
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