Per qualcuno fischi di "ordinaria amministrazione". Per altri, invece, i "buu" che si sono sentiti ieri sera alla Sardegna Arena durante Cagliari-Inter erano di ben altra natura.

Destinatario questa volta, dopo il caso di Matuidi e Kean, l'interista Lukaku, prima e dopo il tiro dal dischetto che ha deciso l'esito del match. Alcune immagini virali sul web hanno ripreso dei veri e propri "ululati", partiti da un piccolo gruppo di tifosi, all'indirizzo del giocatore di colore.

Le urla gli sono arrivate distintamente, tanto che lui pur avendo messo a segno il gol, si è mostrato palesemente innervosito.

E online scoppia la polemica, non solo in Italia ma anche in Inghilterra, dove la punta dell'Inter giocava in Premier.

"Io non ho sentito nulla - assicura il tecnico dell'Inter Antonio Conte in conferenza stampa - e non posso commentare. Posso parlare però in generale: penso che in Italia dobbiamo migliorare, rispettare tutti. Ancelotti l'altra domenica si è lamentato per gli insulti subiti (a Firenze, ndr). All'estero non è così, la gente tifa per la propria squadra, se la prende e fa il tifo perché dia il massimo, ma finisce lì".

"Posso dire che a Cagliari - la precisazione - sono stato accolto bene e nessuno mi ha insultato. Ma, ripeto, bisogna cambiare mentalità".

Si attende ora l'eventuale decisione del giudice sportivo.

"Uniamoci e combattiamo il razzismo. Molti giocatori nell'ultimo mese hanno subito atteggiamenti di questo tipo: il calcio è un gioco apprezzato da tutti e non dovremmo accettare alcuna forma di discriminazione".

Romelu Lukaku esce allo scoperto dopo gli ululati razzisti e si sfoga su Instagram: "Spero che le federazioni calcistiche di tutto il mondo reagiscono fortemente contro tutti i casi di discriminazione. Le piattaforme social devono funzionare meglio anche con i club perché ogni giorno vediamo insulti e commenti razzisti sotto i post di una persona di colore".

Poi l'appello: "Lo diciamo da anni, ma ancora non si vede nessuna azione. Signori e signore siamo nel 2019 ma facciamo ancora passo indietro. I calciatori devono unirsi per mantenere il calcio piacevole e pulito".

E il presidente della Figc Gabriele Gravina è sulla stessa lunghezza d'onda: "I cori di ieri rivolti da alcuni tifosi del Cagliari a Lukaku sono un fatto grave, a prescindere dal numero di quanti li hanno intonati. La Federcalcio si sente impegnata a rendere più stringenti le sanzioni previste. Non importa il numero dei colpevoli: l'immagine offerta dal calcio italiano non rispecchia i valori del nostro mondo. Dobbiamo contrastare questa deriva".

Intanto la società rossoblù ha preso le distanze da quanto accaduto ieri sera: "Piena solidarietà a Romelu Lukaku e ancora più impegno per debellare una delle piaghe che affliggono il mondo del calcio e non solo - si legge in una nota - . Ben sapendo, però, che la tecnologia da sola non basta, ma che l'impegno delle società necessita di un supporto reale da parte dei soggetti che operano nel mondo del calcio: dai veri tifosi agli stewards, dai media alle forze dell'ordine fino alla Lega Serie A e la Figc. Il Cagliari Calcio vi chiede aiuto per vincere una battaglia che riguarda tutti. Nessuno escluso".

Infine è arrivata anche la dura condanna della Fifa: "Il razzismo non ha posto nel calcio", scrive in una nota la Fifa, che richiama la "tolleranza zero nei confronti degli episodi di razzismo nel calcio".

(Unioneonline/D-M)
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