Basta anche perdere per 1-0 all’Olimpico contro la Roma per sentirsi nuovamente bene. Il percorso di recupero psicologico del Cagliari supera un’ulteriore tappa e guarda avanti alla ricerca di maggiore spavalderia.

Per ora, in un campionato che ti gioca a favore, si può anche perdere con onore. Non c’è l’ossessione di far punti ad ogni costo e si pensa a costruire un assetto che dia sempre maggiori certezze. In trasferta, ci siamo.

Il 4/3/3 che diventa 4/5/1 sta imparando il meccanismo. Quando perde palla in attacco è capace di rallentare la ripartenza ospite per poi piazzarsi in blocco, corto e compatto a difendere la propria trequarti. Ci riesce con Isla terza punta ma non è detto non possa riuscirci con una terza punta vera che in caso di attacco possa dare maggiore contributo per arrivare al tiro. Contro la Roma, neanche un tiro nello specchio della porta pur non essendo mancate le situazioni per fare male ai giallorossi.

Se i postio nello scacchiere e i movimenti si stanno stabilizzando, è tra i protagonisti a disposizione che è necessario trovare le varianti che facciano crescere a seconda dei casi la forza d’attacco o di difesa. Guai pensare che i progressi, passare dalle imbarcate alle sconfitte con onore, dipendano da alcuni singoli.

Tutti devono prestarsi all’interpretazione del canovaccio. E guai ritenere il perdere con onore un punto di arrivo. Perdere non è un obiettivo sportivo. Al massimo si può accettare il concetto del partecipare, ma sempre nel tentativo di vincere. Il Cagliari sa che si può fare anche contro le grandi squadre e aldilà delle tutele che il sistema fornisce loro. A testa alta ma con l’obiettivo di riconquistare la voglia di vincere, chiunque sia l’avversario.
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