Claudio Ranieri dopo Cagliari-Ascoli 4-1 ci tiene a fare un appello ai tifosi. «Stateci vicini soprattutto nei momenti difficili», la sua richiesta dopo che sul finire del primo tempo il pubblico aveva contestato la squadra e all'intervallo aveva fischiato. «Quando sono arrivato ho chiesto l'aiuto di tutti, perché da solo non ce la faccio. Sentire quei cori mi ha fatto male, vorrei che la squadra vincesse sempre ma non è possibile. I giocatori non parlano? Non credo sia per questo. A me hanno fatto malissimo, la squadra stava comunque correndo. Ho bisogno di avere tutti dietro, soprattutto quando le cose vanno bene. Adesso abbiamo nove finali. Il mio sogno, la mia utopia, è arrivare a 67-69 punti: ora siamo a 42. Abbiamo una partita da pareggiare, le altre sono da vincere: questo è il mio modo di guidare la squadra. Fischiassero a fine partita, sentirlo a fine primo tempo è brutto per chi gioca in casa».

La chiave. Ranieri spiega com'è riuscito a ribaltare una partita che per quasi un'ora si stava mettendo molto male: «Con l'uscita di Luvumbo ho dovuto cambiare sistema di gioco, ci siamo messi a specchio col 4-3-1-2 e da lì è cambiata la gara. Nella prima mezz'ora correvamo meno e male, non è questione di attributi ma bisognava centrare la partita. Nella prima mezz'ora la palla non l'abbiamo presa mai, l'Ascoli era padrone del campo. Avevamo studiato bene la partita, però un conto è farlo sulla carta e un conto è il campo. I ragazzi hanno saputo reagire alla grande, hanno fatto una gran partita e una gran vittoria: se la sono meritata».

Le note positive. Ranieri trova qualcosa di buono in vista delle prossime partite: «Il punto di crescita è che questa squadra non si arrende mai. Ci sono episodi che ci dicono contro, vedi Bari, Venezia e Brescia: ci sta. Sono episodi, ma se noi continuiamo a lottare su ogni palla faremo in modo che gli episodi negativi si trasformino in positivi. Il modulo? Devo fare i conti con gli infortunati e con chi mi può dare trenta o quaranta minuti. Sono ragazzi eccezionali, stanno dando il cuore: questo i ragazzi lo devono capire».

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