Quando nessuno si aspettava il suo guizzo, Zito Luvumbo ne ha regalato addirittura due. Anzi, tre: anche il rigore trasformato da Lapadula l’ha propiziato lui. Non è il più grande spettacolo dopo il Big Bang, ma l’entusiasmo è da Serie A. A piangere lacrime di gioia non è solo Ranieri, dopo il 3-2 del ragazzo arrivato dall’Angola. Diamante grezzo da “lavorare”, da far crescere, da coccolare. È lui l’uomo della Provvidenza del Cagliari, l’autore della doppietta risolutiva nella semifinale playoff d’andata contro il Parma, capace di mandare in estasi quella che ormai è diventata la sua Domus.

L’ultima gioia ai tifosi rossoblù l’aveva regalata allo Stirpe di Frosinone, con il gol di un vantaggio effimero, poi temporaneamente ribaltato dalla capolista nel 2-2 finale del confronto d’andata. 

Ma c’è un prima e un dopo, nella partita decisa da Zito.

Lo stadio è un vulcano in eruzione. All’ingresso in campo delle squadre il ritornello “tifo Cagliari e bo” serve soltanto a specificare da che parte sta la gran parte dei 16 mila e passa presenti, settore ospiti escluso. A canticchiarlo in tribuna non poteva mancare Alessandro, su per giù dieci anni, e un cuore rossoblù che batte per il Cagliari dalla nascita. Deiola, il suo favorito, sarà determinante ai fini del risultato. 

La curva Nord, non solo in avvio, canta come se non ci fosse un domani. Era dalle partite europee del Sant’Elia, un’era glaciale fa, che non si vedeva un tifo così massiccio, compatto, impetuoso.

Roba da far tremare le gambe a molti, ma non a Gigi Buffon: i fischi, benché assordanti, non ne hanno scalfito la concentrazione, almeno in apparenza.

Tuttavia al 9’ non basta l’urlo della Nord per scongiurare il vantaggio del Parma. Giuseppe, che tre quarti d’ora prima era in ufficio, impreca contro la mancata chiusura su Sohm e su Benedyczak. «Questi passano come vogliono, sono arrivati in porta con il pallone». E giù improperi all’indirizzo del Mudo Vasquez, che ha la sola colpa di aver iniziato l’azione con un colpo di pennello. Che il Parma per Marco, arrivato da Villamassargia, sembrasse «l’Ajax di Crujff» era scontato: 0-2 di Sohm e, in condizioni normali, tutti a casa. 

Ma la ripresa suona la musica di un altro spartito. Splendido. Fantastico. Come il sorriso che Dalia Kaddari, campionessa dell’atletica azzurra, non lesina a simpatizzanti e tifosi lieti di vederla tifare Cagliari allo stadio.

In main stand non passa inosservata neppure la presenza del presidente nazionale della Federtennis Angelo Binaghi. Hanno risposto presente anche molti ex, a cominciare da Gigi Piras e Renato Copparoni. Nel box centrale, il patron Tommaso Giulini assiste alla partita assieme alla famiglia. Con lui, pure il vicepresidente Fedele Usai, l’amministratore delegato Carlo Catte, il managing director area Business&Media del club Stefano Melis. 

I volti, nell’intervallo, sono cupi, ma non rassegnati. Anzi, Francesco Agus, giovane capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale, pare ottimista: «C’è ancora tutto il secondo tempo, speriamo bene».

Anche Bernardo Mereu, in pausa sigaretta, rassicura un tifoso sulla riscossa nella ripresa: «Serve un gol, vedrai che basterà una scintilla». E Antonio, in laterale Nord, avverte: «Facciamo subito il 2-2».

Entra Luvumbo, non c’è più Pavoletti. E anche Deiola per uno spento Rog. 

Non c’è più Buffon, a difendere la porta crociata: un problema al polpaccio fa fuori il più grande dei numeri uno a vantaggio di Chichizola.

Il Cagliari cerca subito di reagire, il Parma difende con compostezza. Finché la profezia di Mereu, uno che di calcio ne capisce e parecchio, non si realizza con la fiondata di Luvumbo che riapre tutti i discorsi. È la scintilla che preconizzava il decano dei tecnici sardi, ora responsabile delle Giovanili rossoblù. Andrea, che aveva lasciato la sua poltroncina blu per accomodarsi e soffrire nervosamente nelle scale di servizio, esplode e grida, assecondando l’invito dello speaker Luca Carcassi, uomo di Radiolina: «Luvumboooo». E loda anche le doti di Viola: «Bravissimo, sta mettendo ordine». Lo stadio è fuori controllo: grida incomprensibili, entusiasmo incontenibile, qualche improperio rendono l’atmosfera elettrizzante come non si era mai visto prima. Impazziscono anche gli Apple Watch che, da quel momento in poi, rilevano di continuo “un rumore sopra la media”. Pochi minuti dopo sempre Luvumbo procura il rigore che Lapadula trasforma: «Aggancio riuscito, e ora la vinciamo», sibila Graziella al marito, la cui faccia tradisce un’emozione fortissima, per usare un eufemismo. 

I cuori rossoblù vanno in fibrillazione atriale quando Luvumbo  decide di prendersi definitivamente la scena, siglando il 3-2 scartando mezza difesa. È l’apoteosi. Non si trattiene neppure Francesco Pisano, dieci anni con la maglia del Cagliari sulla pelle e, ultimamente, capitano di una bellissima Olbia in Serie C, in tribuna come un tifoso qualunque. Anche lui – che lavora nelle Giovanili rossoblù – si unisce all’abbraccio collettivo di uno stadio che tifa “Cagliari e bo” e che alla fine sembra non voler andare via. «E’ un’impresa storica», sostiene qualcuno tra le lacrime, forse dimenticando che la storia va scritta sabato al Tardini, anche se in Emilia il Cagliari si presenterà con due risultati a favore su tre nel ticket d’ingresso. A ricordarlo, dai Distinti, è il sindaco Paolo Truzzu. Su Facebook, poi, lancia la sfida: “Fino all’ultima battaglia”. L’ultima battuta è però di Nicola Riva che, sempre su Facebook, rimarca: «Oggi i tifosi del Cagliari hanno vinto la partita, senza se e senza ma». E gli oltre mille che hanno comprato il biglietto per il settore ospiti del Tardini si preparano alla battaglia (sportiva) della semifinale di ritorno. Intanto giovedì alle 18.30 il Cagliari convoca ancora una volta i tifosi alla Domus per un allenamento a porte aperte: quello decisivo. 

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