Lo scorso gennaio si è aperto un portoncino, ma il suo rientro a Cagliari - oggettivamente - sarebbe stata una forzatura, una scelta più di cuore che di testa. Marco Mancosu, avrebbe, infatti, trovato la strada intasata a centrocampo rischiando di giocare poco o nulla, figurarsi da luglio in poi con l'arrivo di Nainggolan, Nandez e Rog. A Lecce no, è stato e continua a essere un protagonista, il grande trascinatore, intoccabile, un leader, e non a caso il capitano. E dopo essersi ripreso la Serie A sul campo a giugno con i pugliesi, ha dimostrato di poterci stare, eccome, nel calcio che conta.

CUORE ROSSOBLU' - A 31 anni, dodici stagioni dopo l'esordio con il Cagliari, la sua culla e squadra del cuore per sempre, a prescindere. Staccarsi dall'Isola non è stato facile, Mancosu è molto legato alla sua terra e non perde occasione per sottolinearlo o dimostrarlo. Orgoglio sardo, ha festeggiato entrambe le promozioni con il Lecce avvolto dalla bandiera dei 4 mori con accanto la moglie Valeria e la figlia Gioia. Commovente. Speciale. Magari un giorno tornerà davvero al Cagliari, intanto si sta togliendo parecchie soddisfazioni e, soprattutto, sta dimostrando il suo valore anche ai livelli più alti. Centrocampista di lotta e di governo, molto duttile tatticamente, può interpretare tutti i ruoli indifferentemente anche se negli ultimi anni a Lecce si è specializzato in quello del trequartista. Un martello pneumatico in fase difensiva, lotta su ogni pallone come se non ci fosse un domani. Piedi buoni, abilità negli inserimenti in area e una bella "castagna" dalla distanza quando è, invece, il momento di costruire e finalizzare il gioco. Le sue attitudini offensive gli consentono di giocare, all'occorrenza, anche più vicino alla porta, come falso "nueve" o addirittura come seconda punta. Lo ha fatto spesso in carriera, con risultati eccelsi. Innamorato pazzo del Cagliari, ha finalmente trovato la sua dimensione, però, a Lecce dove è un idolo assoluto, una bandiera ormai.

GOL E GAVETTA - Secondo di tre fratelli tutti calciatori. Matteo, attaccante, di quattro anni più grande, gioca nella Virtus Entella in B. Marcello, pure lui attaccante e di quattro anni più piccolo, milita nella San Marco di Assemini nel campionato di Eccellenza. Il calcio nel dna, insomma. Ma come la maggior parte dei ragazzi cresciuti nel vivaio rossoblù, Marco è stato appunto costretto a lasciare l'Isola per provare a costruire la sua storia nel pallone. Dal Rimini al Lecce passando per Empoli, Siracusa, Benevento e Casertana. Prima in B, soprattutto in C, la gavetta del centrocampista cagliaritano è stata lunga, tempestosa, e non ha reso merito al suo grande talento, sino alla svolta giallorossa. Il tecnico del Lecce Fabio Liverani ha avuto un ruolo fondamentale nella sua crescita, decisivo come lo era stato Marco Giampaolo (che ai tempi allenava il Cagliari) nel passaggio dalla Primavera ai professionisti (indimenticabile l'esordio ad Ascoli bagnato dal gol). Questo in corso è il quarto anno in giallorosso per Mancosu, una escalation continua con due promozioni di fila, dalla C alla A, e una valanga di gol. Il vestito del trequartista che gli ha cucito addosso Liverani gli ha, infatti, permesso di tirar fuori tutto il suo estro offensivo (oltre alla manovalanza in fase di copertura). Segna 6 gol il primo anno in C, 7 il secondo, addirittura 13 lo scorso tra i cadetti, già 5 in quello appena cominciato in A. La doppietta alla Spal è storica (solo Luis Muriel, ora all'Atalanta, aveva segnato per tre giornate di fila nella massima serie con la maglia del Lecce). Ma a far rumore è stata soprattutto, sinora, la rete su rigore (è diventato uno specialista dal dischetto) che ha permesso ai pugliesi di conquistare contro la Juventus un altrettanto storico 1-1 allo stadio Via del Mare, il suo regno. "Un sardo ha fermato la Juve", ha titolato L'Unione Sarda il 26 ottobre in edicola. Non un sardo qualunque.
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