Viso rubicondo, sempre abbronzato e sorridente.

A un primo sguardo sembra impossibile pensarlo come un latitante, rimasto lontano dall'Italia per quasi quattro anni, per una condanna per associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta.

Eppure Luciano Gaucci è stato anche questo: un ricercato, scappato a Santo Domingo e rientrato in patria solo dopo aver patteggiato una pena di tre anni (peraltro mai scontata, grazie all'indulto).

Sono molte le storie si celano dietro il suo sorriso sornione, dalla sua storia imprenditoriale ai casi scatenati dai suoi "folli" acquisti di calciomercato, fino alla sua (temporanea) sparizione.

Insieme all'allenatore Serse Cosmi (Ansa)
Insieme all'allenatore Serse Cosmi (Ansa)
Insieme all'allenatore Serse Cosmi (Ansa)

DALL'IPPICA AL PALLONE - "Romano de Roma", "Big Luciano" inizia la sua carriera in ambito sportivo, non nel calcio ma "dandosi all'ippica": diventa proprietario della scuderia che ha tra i suoi cavalli Tony Bin, una delle leggende degli ippodromi negli anni Ottanta.

È il primo dei suoi acquisti bomba: il purosangue, pagato 12 milioni di lire, diviene una vera e propria stella e, dopo anni di successo, viene venduto a 7 miliardi.

Ma Gaucci è ambizioso e tra le sue più grandi passioni c'è il pallone: per questo scende in campo, secondo qualcuno anche su consiglio di Giulio Andreotti, con cui si dice che l'imprenditore abbia una certa confidenza.

Prima è vicepresidente della Roma durante la gestione di Dino Viola, poi nel 1991 rileva il Perugia per due miliardi.

La squadra è in pessime acque finanziarie e Gaucci la risolleva, facendone una sorta di laboratorio a sua immagine e somiglianza.

La società viene gestita con l'esuberanza che contraddistingue il suo patron - e con un alternarsi vorticoso di allenatori sulla panchina - ma gli investimenti portano i loro frutti: dalla Serie C1 sale in B nel 1994, poi arrivano due promozioni nella massima serie (1996 e 1998).

Acme della "favola Perugia" la semifinale di Coppa Italia 2002-2003 - persa per 2 a 1 contro il Milan - e la breve avventura europea, con la partecipazione alla Coppa Uefa 2003-2004, conquistata grazie alla vittoria dell'Intertoto.

In quegli anni Gaucci ci prende gusto e acquista anche il Catania, la Sambenedettese e la Viterbese.

La sua presidenza, anche in questi club, spariglia le carte: per esempio quando "Lucianone" decide di affidare la squadra laziale per la prima volta a un'allenatrice, l'ex calciatrice Carolina Morace.

Al momento ancora l'unica esperienza di guida femminile in un "mondo di uomini".

Il sudcoreano Ahn Jung-hwan (Ansa)
Il sudcoreano Ahn Jung-hwan (Ansa)
Il sudcoreano Ahn Jung-hwan (Ansa)

CALCIOMERCATO E GEOPOLITICA - Tra i "pallini" di Gaucci c'è anche quello di scovare calciatori in serie minori, per poi farli crescere con l'obiettivo di rivenderli a caro prezzo.

Con lui la ricerca dei talenti (o presunti tali) si estende ai quattro angoli del mondo, con trattative e accordi quantomai azzardati che portano veri e propri casi diplomatici internazionali.

Se, calcisticamente, la sua idea di portare in Italia il giapponese Hidetoshi Nakata è quantomai azzeccata, nessuno ha ancora dimenticato quanto successo ad Ahn Jung-hwan, attaccante sudcoreano del Daewoo Royals passato al Perugia nel 2000.

Per tutti gli italiani il suo nome è legato al golden gol segnato negli ottavi di finale del Mondiale di Corea e Giappone 2002, in una partita - arbitrata da Byron Moreno - che resta tra i ricordi più amari degli Azzurri.

Dopo il match, il presidente dei grifoni rinnega il suo stesso giocatore e dichiara di non avere più intenzione di pagare lo stipendio a colui che è stato "la rovina del calcio italiano".

Ahn è così costretto a tornare in Asia, abbandonando un Paese che non avrebbe mai più potuto applaudirlo.

Gheddafi jr (Ansa)
Gheddafi jr (Ansa)
Gheddafi jr (Ansa)

L'intreccio tra calcio e geopolitica, caratterizzato anche dall'acquisto del difensore iraniano Rezaei, si fa poi ancora più complicato quando nella stagione 2003-2004 mette sotto contratto il figlio Muʿammar Gheddafi, Saadi.

Alcune voci dicono che la firma sia stata caldeggiata dallo stesso dittatore libico e che dietro ci siano motivazioni che poco hanno a che fare con il campo: con la maglia degli umbri il giocatore disputa infatti solo una partita e per giunta contro la Juventus, società di cui all’epoca era socio, con una quota minoritaria del 7%.

I GUAI CON LA GIUSTIZIA - Come tutte le favole, però, anche quella del Perugia è destinata a finire.

E il risveglio è molto duro: il tribunale dichiara il fallimento della società nel 2005, dopo che la squadra ha sfiorato l'ennesima promozione in A.

Gaucci viene stato inquisito assieme ai figli Riccardo e Alessandro, rispettivamente vicepresidente e amministratore delegato del club: secondo i guidici, i bilanci sono "truccati" con plusvalenze false e distrazione di fondi.

I due figli dell'ex patron vengono arrestati, lui invece evita le manette, fuggendo ai Caraibi.

Un "buen retiro" da cui rientra solo tre anni dopo, con il patteggiamento a tre anni di reclusione, con pena coperta dall'indulto.

Il suo è il ritorno da "uomo libero" e fresco di nozze con la 27enne Jaira.

"Non intendo rientrare anche nel mondo del calcio: lo seguirò solo come osservatore esterno", fa sapere ai giornali. L'intenzione è di sparire dalle scene.

Una promessa a tutt'oggi mantenuta, salvo per poche rarissime eccezioni mediatiche.

Con l'ex compagna Elisabetta Tulliani (Ansa)
Con l'ex compagna Elisabetta Tulliani (Ansa)
Con l'ex compagna Elisabetta Tulliani (Ansa)

L'ECLISSI- Tra queste c'è la partecipazione, nel settembre del 2010, al programma "L'Infedele" di Gad Lerner.

Durante la trasmissione parla di Gianfranco Tulliani, fratello di Elisabetta, con cui ebbe una relazione prima che lei diventasse compagna dell'ex leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini: "È un ragazzo un po' strano, dove va fa guai, cerca di arrangiarsi, protetto dai genitori e dalla sorella", dice.

Era da poco scoppiato lo scandalo legato alla casa di Montecarlo e "Big Luciano" viene raggiunto da una querela per diffamazione e una richiesta di risarcimento danni per 200mila euro.

Il procedimento finisce in un nulla di fatto: nel 2017 il giudice monocratico del tribunale di Roma lo sospende perché le condizioni di salute di Gaucci intanto si aggravano e lui non è "capace di partecipare coscientemente al processo", secondo la perizia medica.

Lo scorso 28 dicembre, "Lucianone" ha spento 80 candeline. Ancora nell'ombra. Ma c'è chi giura che a Perugia nessuno l'abbia ancora dimenticato.

Alessandra Favazzo

(Unioneonline)

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