Giovani, disciplina e Inter.

Questa la nuova vita di Salvatore Fresi, che dopo una carriera passata sul rettangolo verde ha aperto una scuola calcio a Salerno, diventando uno degli osservatori più stimati del team nerazzurro.

Il 45enne cresciuto ad Arzachena, che in carriera ha giocato, fra le altre, con le maglie di Salernitana, Inter, Napoli, Bologna e Juventus, non dimentica le sue origini, ma allo stesso tempo riconosce il limiti che la Sardegna calcistica evidenzia: strutture poco accoglienti e zero possibilità di mettersi in mostra.

Poi il Cagliari, la salvezza e la questione stadio: "Se i rossoblù vogliono crescere deve essere costruito subito". Insomma tanti argomenti passando per le grandi soddisfazioni avute in carriera, "Ronaldo, il più forte di tutti", e la lotta scudetto: "Le prossime due giornate saranno determinanti".

Salvatore, da Arzachena a Inter e Juventus: come è stato possibile?

"Diciamo che le qualità di un giocatore si vedono da subito, quasi sempre. Già dalle giovanili ero uno dei migliori della squadra e appena ho avuto l'opportunità di farmi vedere l'ho colta al volo. In Sardegna non ci sono molte occasioni da questo punto di vista e di conseguenza appena si presentano bisogna prenderle al volo".

È stato notato da qualche osservatore?

"No, da un procuratore che venne a vedere delle partite nella mia zona, in Gallura. Anche se non è tutto semplice come sembra. Quando sei piccolo e ti propongono di allontanarti dalla tua terra (a cui sono legatissimo) devi fare delle scelte, dei sacrifici. O abbandoni la tua famiglia, la tua gente per inseguire un sogno oppure rimani dove sei e perdi il treno. In questo sono stato sempre molto determinato. Certe esperienze ti responsabilizzano, come quando andai a Trento, dove la città non era proprio il massimo per me e certamente non percepivo uno stipendio”.

In che senso?

"Intendo che se avessi voluto sarei rimasto in Sardegna tra Arzachena e Olbia. Andare a Trento però, nonostante non potessi stare con i miei, mi ha dato l'opportunità di giocare (a livello giovanile) contro Como, Inter e tante altre squadre. Poi ho disputato diversi tornei internazionali fra cui quello di Viareggio".

Fu lì che si mise nuovamente in mostra?

"Sì, al Viareggio ero uno dei più giovani del torneo e mi selezionò il Foggia dove poi ebbe inizio la mia vera carriera professionistica".

Oggi vede qualcuno con la sua voglia di arrivare? Magari un sardo che segue da tempo...

"No, devo essere sincero. In Sardegna abbiamo grossi limiti da questo punto di vista. Non seguo da vicinissimo i settori giovanili sardi, ma quando sono passato per Arzachena (dove c'era un raduno della classe 2003) non ho visto granché. Poi, credo due anni fa, il Cagliari venne dalle nostre parti e presero batoste”.

Cosa si può fare per migliorare?

"Ognuno deve guardare in casa propria e non vorrei che le mie parole sul Cagliari fossero fraintese. Hanno ottenuto diversi riconoscimenti, ma per quanto ho visto nelle mie esperienze personali ci vuole un approccio molto più professionale se si vogliono ottenere dei risultati. Sacrifici, allenamento, programmazione, dieta, e strutture all’altezza. Poi il fatto di essere un’isola penalizza perché non tutti vengono a vederti. Ma non deve essere una scusante, siamo molto indietro".

I suoi ragazzi invece sono già pronti?

"No, non dico questo. Anzi, spesso mi scontro con alcuni perché vorrei trasmettergli che senza impegno non si ottiene nulla. Creste, tatuaggi e scimmiottare i campioni non porta da nessuna parte, né tantomeno avvicinarti ad un procuratore per cercare vie più facili. Il segreto è solo uno: determinazione e seguire i consigli dei più esperti, senza farsi chissà quali illusioni”.

Passando alla Serie A , e più nel concreto alla batosta del Cagliari contro l’Inter, cosa ne pensa?

"Credo Lopez abbia deciso di risparmiare qualche giocatore appositamente. Riservarsi per il Bologna sarà molto importante, i tre punti peseranno il triplo. Il Cagliari, in generale, ha fatto ottime partite con le big, di personalità e voglia. Ma quelle che contano sono altre e gli scontri diretti non possono essere persi. Bene contro Udinese e Benevento, ma ora occorre la zampata finale".

Dunque salva l’allenatore?

"Non sono nelle condizioni di giudicare da vicino, ma prendere una squadra in corsa non è mai semplice. Lopez aveva una rosa fatta da altri e in realtà non è che la qualità fosse altissima. Ha fatto il possibile e ora occorre stare uniti per cercare di centrare l’obiettivo".

Sente qualcuno dei rossoblù?

"Sì, Michele Fini. Anche lui sta facendo un ottimo lavoro con i giovani e ci stimiamo a vicenda. So che sono un gruppo unito. Il Cagliari poi è la Sardegna e se va in B ci va tutta l’isola: è una sconfitta per tutti. Rappresentano un’opporunità incredibile per tanti ragazzi di mettersi in mostra e di vedere campioni transitare per il loro stadio di casa. Bisogna però cambiare passo su strutture e investimenti".

Un pronostico secco sulla lotta scudetto?

"Se la Juventus dovesse perdere il prossimo scontro col Napoli rischia di subire una botta morale non indifferente. Anche perché dopo arriva la mia Inter e non sarà un ostacolo semplice da superare.

È proprio legato ai colori nerazzurri...

"Dopo aver giocato con Ronaldo, il più forte di tutti, non può essere altrimenti".

Filippo Migheli

(Unioneonline)
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