"Non ho niente contro gli ebrei, ma meglio tenerli a bada". Non solo: "Tenete lontano da me gli omosessuali". Poi c'è "l'ebreaccio" Cesare Anticoli, definito così per aver comprato l'immobile dove ha sede la Lega Nazionale Dilettanti.

Da quando è diventato il presidente della Federazione, succedendo a Giancarlo Abete, il settantaduenne Carlo Tavecchio, ex esponente della Dc, ex dirigente bancario ed ex sindaco di Ponte Lambro, il comune del comasco di cui è stato sindaco per quattro mandati, non è nuovo a gaffe imbarazzanti.

Da quando, tra mille polemiche, l'11 agosto del 2014 è diventato presidente della Federazione italiana giuoco (sì, nel marchio ufficiale è scritto proprio così) calcio, non ha fatto mancare occasioni per parlare di sé.

Più per le gaffe che per la sua politica di rilancio di un calcio italiano sprofondato in tutti i rating, europeo e mondiale, in fondo alle classifiche.

La prima volta che creò un generale imbarazzo fu durante un discorso all'assemblea della Lega Dilettanti, poco dopo la sua elezione. Affrontava il tema dei troppi stranieri nei campionati italiani e a un certo punto rivelò un lato della sua personalità noto a pochi: "Noi - disse - diciamo che Optì Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane, adesso gioca titolare nella Lazio".

Giù polemiche, richieste di dimissioni. Lui provò a dare altre interpretazioni a quella frase ma non ci riuscì. E naturalmente restò al suo posto.

Qualche mese dopo nel corso di una intervista alla trasmissione Report, il presidente federale parlando delle donne nel calcio disse: "Finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio sull'espressione atletica. Invece abbiamo riscontrato che sono molto simili". Anche in quel caso ci tenne a chiarire meglio il suo pensiero e ad attaccare chi strumentalizzava le sue frasi.

Un'altra volta fu sempre Soccerlife a rendere pubbliche le frasi dell'allora presidente della Lega Dilettanti Felice Belloli che nel corso di una assemblea definì le calciatrici "quattro lesbiche".

Insomma, ci sono pochi dubbi sul fatto che in una società multirazziale com'è sempre di più quella italiana, il presidente della Federazone dello sport più popolare del Paese sia omofobo, razzista e poco tollerante.
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