Caso Nainggolan, Cellino lo difende: «Per lui darei un braccio, è debole ai vizi ma non è un criminale»
Il suo ex presidente al Cagliari: «Poteva bere una bottiglia di whisky ma poi essere in grado di vincere da solo le partite»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Da ieri, Radja Nainggolan è tornato in libertà (vigilata) dopo aver passato una notte in carcere in Belgio. L'ex centrocampista del Cagliari, che la settimana scorsa ha firmato per il Lokeren in seconda divisione, è formalmente indagato per partecipazione a un'organizzazione criminale accusata di traffico di droga dal Sud America all'Europa. Dopo il fermo di lunedì mattina, l'interrogatorio e la misura della libertà vigilata.
Fra chi conosce bene Nainggolan il suo primo presidente al Cagliari, Massimo Cellino. Che lo difende senza avere alcun dubbio: «Mi sono chiesto se fosse uno scherzo», ha detto l'attuale proprietario del Brescia, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, a proposito dell'arresto. «Quando mi è apparsa la notifica sul cellulare di una notizia riguardante l’accusa mossa a Radja, traffico di stupefacenti, ho pensato di primo acchito a un titolo acchiappa click. Darei un braccio, convinto della sua integrità. Come quando mi avevano riferito che un altro mio ex, Sandro Tonali, era coinvolto nello scandalo delle scommesse». Anche lui, come il legale del Ninja, esclude ogni coinvolgimento.
L'arresto di Nainggolan è avvenuto lunedì scorso, il 27 gennaio, a 15 anni esatti dall'ufficialità del suo trasferimento al Cagliari: fu proprio Cellino ad acquistarlo dal Piacenza in Serie B, nel mercato invernale del 2010, in un'operazione che coinvolse anche Mikhail Sivakov. E il belga è stato anche l'ultima vera cessione di Cellino alla guida del Cagliari, a gennaio 2014 alla Roma (cinque mesi prima di vendere la società a Tommaso Giulini). «Lui poteva bere una bottiglia di whisky ma poi essere in grado di vincere da solo le partite», ricorda Cellino. «Per me è stato come un figlio. È un ragazzo fragile: non mi ha mai dato l’idea che fosse incline a delinquere, caso mai solo di essere debole davanti ai vizi».
Cellino ha rivelato di aver sentito Nainggolan pochi mesi fa: «Mi chiamò intimandomi "quando torni in A, mi porti a Brescia", ho risposto "non facciamoci del male a vicenda"». E, dai quattro anni insieme a Cagliari, ricorda un altro episodio: «Ero agli arresti per l’inchiesta relativa ai lavori dello stadio Is Arenas. Accesi la tv e lo vidi con la cresta rossa da apache. Lo chiamai urlando “Guarda che arrivo e ti taglio la testa, non solo i capelli”. Si rasò subito da solo».
E in quanto a ex Cagliari, nella giornata di ieri, Cellino al Brescia ha esonerato Pierpaolo Bisoli (uno dei primi allenatori di Nainggolan in rossoblù) e richiamato Rolando Maran (con cui il Ninja tornò in Sardegna nel 2019).