Una settimana di vacanza per ripresentarsi più carico che mai. Dal giorno del suo arrivo, il Cagliari è nelle sue mani. E Marco Storari non vuole mancare alla sua promessa: riportare i rossoblù in Serie A.

Numero 30 sulla maglia, numero uno nel cuore e nella mente, la Befana arriverà per lui con un giorno di ritardo, per portargli le 39 candeline da spegnere, oggi, nel giorno del suo compleanno.

Nessun problema, il guardiano dei pali rossoblù quei 39 inverni se li fa scivolare addosso. Potere di una carriera sempre con i guanti alle mani e di una fascia da capitano che gli ha regalato, se possibile, nuove responsabilità.

Una fascia pesante, quella ereditata da Daniele Dessena il 28 novembre, in un buio pomeriggio bresciano. Storari l’ha messa al braccio, mentre il compagno stava ancora a bordo campo, con una gamba spezzata. E il pomeriggio è diventato ancora

più buio. Perché anche la forza dell’esperienza ha un limite.

E, per il portierone pisano che ama il mare della Sardegna, la porta da difendere è diventata improvvisamente più grande. Troppo.

Quattro reti subite in 46 minuti, qualche incertezza. Una battuta a vuoto, altre incertezze, quei gol su punizione incassati contro il Lanciano e il Livorno, quasi identici, conclusioni basse alla sua destra e finite in rete. Tanta rabbia, perché è proprio lui, Storari, il primo a capire di aver sbagliato.

Ma il portierone rossoblù non è stato lasciato solo. Fiducia cieca da parte del tecnico Rastelli e, soprattutto, dei compagni. Al presidente della Repubblica dei portieri, al secolo David Dei, preparatore dei guardiani dei pali cagliaritani, è bastata una semplice battuta per rimetterlo sulla strada giusta. E Storari è tornato subito il numero uno. Dal 28 novembre al 19 gennaio, gara casalinga col Bari. Sul 2-0, una nuova punizione velenosa, battuta da Rosina, sorvola le teste dentro l’area e si adagia in rete. Altra storia, stavolta. Marcone nostro ha aggiustato guanti e fascia e si è ripreso il Cagliari, riportando la porta alle dimensioni reali.

Il segnale chiaro alla nazione cagliaritana lo ha lanciato proprio contro i pugliesi, quando, nella ripresa, ha chiuso lo specchio da par suo a De Luca, presentatosi solo in area. Una parata per far ripartire il Marco Storari Show. Lasciate ogni speranza, o voi che tirate. Anche a gioco fermo, come a Salerno. Perché se sei portiere nell’anima, non vuoi prendere gol neanche se giochi alla Play Station. E lui, Storari, lo è. Rete inviolata nella bolgia dell’Arechi, dove i tifosi della Salernitana lo aspettavano con spirito poco natalizio, visti suoi precedenti con l’odiato Messina. Una parata subito, per riscaldarsi, un’altra ancora.

Non si passa. E sul primato trovato sotto l’albero c’era splendente la sua firma. Altro giro, altra partita e ancora la porta chiusa in faccia, stavolta a Marchi e gli altri della Pro Vercelli. Qualche conclusione telefonata, niente di che. Ci voleva altro per impensierire uno Storari versione “The Wall”, il Muro. E alla fine, ancora una volta, la corsa da una porta all’altra, per abbracciare Fossati al suo primo gol stagionale, quello del 3-0.

Perché un capitano è anche e soprattutto questo, non uno che si limita a scegliere palla o campo a inizio partita. E Storari la sua leadership, in campo e fuori, l’ha conquistata anche così.

Ora rieccolo in campo, a sudare, nella Repubblica dei portieri, con un’abbronzatura da mari del Sud e una voglia pazza di tornare in campo e far volare il Cagliari. Il “suo” Cagliari. Con una fascia meno pesante, che dà responsabilità, ma soprattutto entusiasmo.

La benzina giusta per riprendere la corsa verso la Serie A.

Perché un anno di Purgatorio può e deve bastare. E con Storari il Cagliari e la Sardegna sono nelle mani giuste.
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