Il 3-2 di Cagliari-Torino l’ha avviato Nicolas Viola, con una punizione potente che ha bucato la barriera (anche con il movimento di Luvumbo) e tratto in inganno Milinkovic-Savic. «Segnare è sempre bellissimo, poi quando vinci la soddisfazione è doppia», le parole del numero 10, ieri sera anche capitano. «Sono molto felice della vittoria e della prestazione della squadra, farlo con la fascia al braccio è stata un’emozione unica. È una squadra con moltissimi capitani, di grande personalità. Sono molto contento del percorso che sto facendo, l’età per me non conta ma guardo a quello che faccio sul campo: mi sento un giocatore importante e voglio dimostrarlo, ringrazio i compagni che me l’hanno permesso».

Il Cagliari ha dato una reazione di squadra, dopo lo svantaggio, ribaltando la situazione in quattro minuti. «Sull’1-2 sicuramente eravamo un attimo in difficoltà», dice Viola, sostituito al 63’ da Lapadula. «Abbiamo avuto una reazione importante, contro il Torino che è una squadra fisica e di qualità con giocatori di valore. Siamo usciti nel migliore dei modi, una vittoria così dà morale e serve: ne siamo usciti a livello di gruppo, siamo contenti dell’equilibrio che stiamo trovando. È una vittoria che secondo me vale doppio». Contro un avversario di valore: «Non avevamo pensato al Torino come squadra superiore, ci sentiamo all’altezza. Giocando in un determinato modo possiamo dire la nostra, abbiamo voglia di lavorare e di fare sacrifici per dimostrare il livello dove vogliamo arrivare. Queste partite ci danno una spinta in più».

Per Viola aver rimontato una gara del genere dà ancor più valore alla vittoria, viste le difficoltà incontrate: «Ci sono fasi e fasi della partita. Quando subisci gol qualcosa non sta andando come vorresti, penso che la qualità uscita fuori è che subito dopo c’è stata una reazione che ci ha portato a vincere. Mi focalizzo più sulla risposta che siamo riusciti a dare in quel momento: venivamo da partite positive, prima meno ma avevamo sempre mantenuto equilibrio. Sono convinto che ancora abbiamo margini di miglioramento importanti: va bene soffrire, ma se ne usciamo così è ancora meglio».

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