«Entro nella vostra storia in punta di piedi». Ancora sorpreso dall’accoglienza ricevuta ieri all’aeroporto di Elmas, Davide Nicola abbraccia virtualmente tutta l’Isola e lancia la sfida tenendo a precisare: «Io non ho lasciato l’Empoli, io ho accettato il Cagliari». Svelando poi: «Il desiderio di allenarlo è latente, ce l’ho da quando ho iniziato questa carriera».

Giacca scura, il sorriso composto e modi garbati. E come il suo predecessore, stringe la mano a tutte le persone presenti nella pancia della Unipol Domus prima di iniziare la conferenza stampa di presentazione. «La trattativa è stata lunga perché erano coinvolte due società molto serie e persone rispettose dei ruoli altrui», sottolinea il nuovo tecnico rossoblù che, prima di rispondere alle domande, tiene a ringraziare i tifosi che lo hanno accolto al suo arrivo: «Un’accoglienza inaspettata, fantastica. Mi ha dato subito il senso di appartenenza spiccata, di unità, di famiglia».

L’eredità di Claudio Ranieri non lo preoccupa, è piuttosto uno stimolo per lui. «Raccolgo un testimone da un grande», la premessa. «Stiamo parlando della persona, innanzitutto, con cui non si possono fare confronti. Ho per lui una stima unica e ineguagliabile. Ci siamo sentiti nella settimana tra la sua salvezza e la mia e conservo gelosamente quel messaggio di cui faccio tesoro. E aggiungo: i suoi modi, i suoi toni, oltre alla sua grande carriera, sono stati una motivazione in più per accettare il Cagliari».

Capitolo mercato. «La mia priorità oggi è conoscere i giocatori che ci sono visto che, a parte Scuffet, non ho mai allenato nessuno di loro», chiarisce Nicola. «Poi la società sa dove intervenire. Avremo modo e tempo per fare tutte le valutazioni».

Il calendario con quattro partite su cinque in casa al via è un dettaglio per l’ex allenatore dell’Empoli: «Giocare davanti alla nostra gente deve essere motivo d’orgoglio e di spinta. Ma io punto ad avere un’identità che ci dia continuità sia in casa che in trasferta». Troppo presto ancora per parlare di moduli: «Il nostro sarà indubbiamente un gioco aggressivo, dinamico».

Sa quello che vuole e come portarlo avanti, Davide Nicola. E il fatto che sia stato etichettato più come un allenatore adatto a subentrare in corsa in situazioni disperate non lo sfiora: «Le etichette non mi interessano. A me interessa raggiungere gli obiettivi e rappresentare le persone. Dedizione, perseveranza, lavoro, entusiasmo. È questo il motore di tutto». Pensa in grande Nicola, ma nessun proclama: «Credo che consolidare la categoria sia già un buon risultato. L’ambizione poi è insita in ognuno di noi. Va però contestualizzata». Ora la parola passa al campo.

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