Francesca Fioretti, compagna del capitano della Fiorentina Davide Astori (morto nel sonno la notte del 4 marzo scorso) parla per la prima volta da quel giorno che sconvolse la sua vita, quella della piccola Vittoria (nata dall'amore con l'ex rossoblù) e dei familiari del difensore.

E lo fa in una lunga intervista al Corriere della Sera.

"Il 5 Marzo ho accompagnato mia figlia a scuola e sono andata dalla psicologa dell'infanzia - racconta Francesca - . La vita con Vittoria è stata dura, non le ha concesso neanche la meraviglia dei giorni insieme che Davide ed io abbiamo vissuto".

Un silenzio dal quale la ragazza è pronta ad uscire soprattutto per il bene e il futuro della piccola Vittoria: "So che non devo vivere il mio dolore attraverso di lei, non devo apparire triste né disperata. La sua serenità dipende dalla mia".

Poi il ricordo di Davide e dei giorni insieme: "Quando se n'é andato era nel momento più felice della sua vita. C'era una vita possibile per me e per lui, ora ce n'è un'altra che non ho scelto".

È allegro il racconto di quando e come ha conosciuto quello che sarebbe diventato il suo compagno e il padre di sua figlia: "Una sera di settembre 2013. A una festa lui mi ha fermato per chiedermi come era il Vietnam, dove io ero stata come concorrente del programma televisivo Pechino express. Sembrava una strategia di rimorchio, ma la vita e i nostri viaggi si sarebbero incaricati di provarmi che era sincero. Quella notte mi arrivò il suo primo messaggio, si era fatto dare il numero da un amico. Mi ha scritto per un mese, ogni giorno".

Poi l'arrivo di Vittoria: "Prima di un viaggio in Perù ho scoperto di essere incinta, dopo il controllo ci avevano detto che l'avevamo persa ma successivamente abbiamo scoperto che era ancora lì. Davide allora disse: 'se è così forte, non può che essere una bambina'. E abbiamo scelto il nome Vittoria".

Infine il dolore e quella notte che si è portato via Astori nel sonno: "Il destino è stato ingiusto ma, se non lo avessi incontrato, non ci sarebbe stato il nostro amore che lo ha realizzato come uomo e padre. E se il mio dolore deve essere il pegno da pagare per questo, lo potrò sopportare per sempre. Dovevamo camminare insieme fino a perderci, ora la costante gioiosa è Vittoria: la vita che non smette".

(Unioneonline/s.a.)

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