La Superlega è durata 48 ore. A mettere la parola fine alla telenovela che ha provocato un vero e proprio terremoto nel calcio mondiale è stato l'entourage di Andrea Agnelli, promotore, assieme al presidente del Real Madrid Florentino Perez, della nuova competizione.
"Senza i club inglesi la Superlega non esiste più", ha ammesso il portavoce del numero uno della Juventus, che fino a poche ore fa aveva invece rilanciato: "Fra i nostri club c'è un patto di sangue, andiamo avanti", ha specificato. "Ciò che stiamo facendo è perfettamente legale. Stiamo esercitando una libertà prevista dal Trattato dell'Ue. E questo è molto importante". 
Ma dopo che, appunto, i club inglesi hanno fatto retromarcia subissati dalle proteste dei tifosi, il progetto sembra destinato ormai al naufragio. 
La prima società a fare marcia indietro è stata il Manchester City, con tanto di "bentornato" da parte di Aleksander Ceferin nel calcio europeo, seguito a ruota dagli altri cinque club inglesi coinvolti: Arsenal, con tanto di mea culpa e scuse, Liverpool, Manchester United (si è dimesso il vicepresidente esecutivo Ed Woodward), Tottenham e infine il Chelsea. 
La riunione d'emergenza nella serata di ieri a seguito dell'uscita del City non è bastata e anche il fronte italiano si è spaccato, con l'Inter che ha già comunicato di non essere più interessata. "Il progetto della Superlega allo stato attuale non è più ritenuto di interesse dall'Inter", una telegrafica dichiarazione della società
LA NOTA UFFICIALE - Nella notte era arrivata la nota ufficiale della Superlega ormai più che dimezzata e che, pur difendendo la bontà del suo progetto, si trova costretta a metterlo in standby, denunciando al contempo le pressioni a cui sarebbero state sottoposte le società inglesi. 
"La situazione attuale nel calcio europeo necessita di un cambiamento. Una nuova competizione serve perché il sistema non funziona, la nostra proposta è pienamente conforme alle leggi. Ma alla luce delle circostanze attuali valuteremo i passi opportuni per rimodellare il progetto" afferma in sintesi la Superlega.
"La European Super League - si spiega ancora - è convinta che l'attuale status quo del calcio europeo necessiti di un cambiamento. Proponiamo una nuova competizione europea perché il sistema esistente non funziona. L'obiettivo della nostra proposta è quello di permettere allo sport di evolvere e allo stesso tempo generare risorse e stabilità per l'intera piramide calcistica, compresi gli aiuti per superare le difficoltà finanziarie a cui è andata incontro l'intera comunità calcistica a causa della pandemia. Inoltre, la nostra proposta fornirebbe agli stakeholder del calcio contributi di solidarietà significativamente migliorati". "Nonostante l'annunciata uscita dei club inglesi, costretti a prendere tali decisioni a causa delle pressioni esercitate su di loro - aggiunge poi la nota -, siamo convinti che la nostra proposta sia pienamente conforme alle leggi e ai regolamenti europei, come è stato dimostrato oggi da una decisione del tribunale che tutela la Super League dalle azioni di terzi". 
"Alla luce delle circostanze attuali - la conclusione -, valuteremo i passi più opportuni per rimodellare il progetto, avendo sempre in mente i nostri obiettivi di offrire ai tifosi la migliore esperienza possibile, migliorando i contributi di solidarietà per l'intera comunità calcistica".
Agnelli e Perez hanno però provato a tenere duro fino all'ultimo. Ma la levata di scudi di Uefa, Fifa, mondo politico e - soprattutto - calciatori, addetti ai lavori (compreso il presidente del Cagliari Giulini) e tifosi hanno costretto i "padri fondatori" ha fare una clamorosa marciaindietro.
(Unioneonline/l.f.) 
 

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