Per Roberto Zanda è di nuovo ora di mettersi in viaggio.

L'ultramaratoneta cagliaritano, che in carriera ha corso nei deserti dei cinque continenti, si rimette in gioco sul ghiaccio.

A 60 anni sfida l'ignoto nella Yukon Arctic Ultra che, tanto per gradire, ha la pretesa di definirsi la gara più fredda e dura del mondo.

Scatterà il primo febbraio da White Horse, nello Yukon, in Canada e risalirà il grande fiume ghiacciato per 300 miglia, cioè 480 chilometri circa.

Questa è la distanza scelta da "Massiccione", che ha scartato la maratona (42 km) e la distanza intermedia di 100 miglia (160 km).

Al Comando militare della Regione Sardegna, l'ex parà ha ricevuto gli auguri (scongiuri di rito annessi) dal comandante Giovanni Domenico Pintus, che ha raccontato le proprie esperienze scandinave, dispensando consiglio preziosissimi a uno Zanda avido di informazioni.

"So che questa è una vera avventura e così la vivrò, con umiltà, pensando all'obiettivo massimo che è portare la bandiera sarda sino all'arrivo".

Non sarà facile: "So che non sono abituato, l'acclimatamento l'ho fatto salendo sulla Sella del Diavolo", ha scherzato, "ma dentro di me ho una forza e una determinazione che forse i campioni non hanno. Perché sento la responsabilità di rappresentare il popolo sardo".

La competizione si divide in tre categorie: a piedi, in mountain bike e sulla slitta trainata da cani.

Zanda dovrà camminare e trascinare lui una slitta con tutto ciò che gli dovrà bastare lungo gli otto giorni (tempo massimo) della prova.

Una troupe televisiva lo seguirà sulle strade vicine cercando di riprenderne l'avanzata con un drone per realizzare un documentario.

Sabato sera la partenza per Roma, New York, Vancouver e infine White Horse.

L'avventura è cominciata: "Sono credente, ma la vita mi ha insegnato a fare affidamento soprattutto su me stesso. Perciò è dentro di me che cerco la forza alla quale aggrapparmi nei momenti difficili", ha concluso.
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