Il nuovo obiettivo che si è prefissato è una vera e propria impresa: correre 20 maratone in 20 giorni, una in ogni regione d’Italia, per un totale di 843,9 km. Ma dietro questo, per Gabriele Catta c’è molto di più del superare i propri limiti: lo scopo di tutto ciò è dare vita a una raccolta fondi per beneficenza destinata al 50% alla Associazione Italiana per la ricerca sul cancro e l’altra metà da devolvere al Volontariato per la Sclerosi Multipla. Un progetto a cui in tanti rinuncerebbero in partenza ma non il giovane atleta dell’Esperia e del Cus Cagliari – studente di Scienze Motorie all’Università di Cagliari - che, già l'anno scorso, nuotò per 52 km senza interruzione da Costa Rei al Poetto, accompagnando il tutto sempre a una raccolta fondi per l’AIRC.

Catta quando nasce l’idea di questa nuova impresa?

«La scorsa estate, subito dopo aver terminato la traversata in mare. A fine agosto ho iniziato a correre, da quel momento mi sono appassionato sempre di più».

Da chi verrà affiancato?

«Accanto a me ci saranno il medico sportivo Filippo Tocco, con cui stabiliamo quanti chilometri fare giornalmente, la campionessa del Cus Cagliari Claudia Pinna che mi allena per le distanze più veloci e sempre al Cus Cagliari due figure importanti sono anche Sara Paschina e Giulia Innocenti. Inoltre, un ruolo fondamentale hanno i medici del Kriya Med Centre Raimondo Murgia, Simone Pisanu e Mauro Cau».

Quando comincerà questa avventura?

«La data è ancora da stabilire ma dovrei partire il primo luglio proprio da Cagliari. Anche le mete sono ancora da definire ma sicuramente correrò a Messina, a Curinga, a Milano, Padova, Pescara e Roma. Mi piacerebbe aggiungere anche una ventunesima maratona di nuovo a Cagliari per concludere in bellezza».

Quante volte si allena?

«Tutti i giorni per un totale di 12 sedute. La mattina corro 16 km poi scarico in piscina e la sera corro altri 16 km. Il martedì e il giovedì, invece, vado al Cus Cagliari dalla mia allenatrice Claudia Pinna e mi dedico a prove più veloci senza tralasciare la palestra».

Segue anche una alimentazione specifica?

«Sì ma senza esagerare: a colazione mi concedo anche il latte e i biscotti, a pranzo e cena pasta in bianco e carne bianca oppure pesce, a metà mattina e a metà pomeriggio un po’ di frutta e verdura».

La sua impresa ha una forte componente umanitaria.

«Sì, mio nonno Luigi Mascia ha avuto la leucemia e la sua esperienza mi ha spinto a legare lo sport a uno scopo benefico importante. Ha da poco compiuto 92 anni, per me è un esempio fondamentale».

Cosa la spinge a cimentarsi in questa impresa?

«Tre motivazioni ben precise: non desistere mai davanti alla fatica, ispirare gli altri a fare altrettanto e supportare chi è meno fortunato e combatte con una malattia grave. Vorrei regalare loro un sorriso e un motivo di speranza». 

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