I dettagli fanno la differenza. Nella vita di tutti i giorni così come nello sport. In particolare in una disciplina come quella degli scacchi, dove un attimo di distrazione può costare caro e dove è necessario mantenere sempre lucidità e calma. Qualità fondamentali anche in ambito letterario, come sottolineato da Danilo Mallò che in questi due ambiti si diletta traendo insegnamenti preziosi per la propria maturazione: quarantadue anni, quartese, Mallò è il presidente del comitato scacchistico sardo nonché scrittore, autore dell’opera ‘’Memoria di un’anima’’; fondatore dell'associazione culturale ‘’Le Pergamene di Melquiades’’ ha, inoltre, curato insieme a Carlo Alberto Cavazzoni l’antologia ‘’L’ultimo scacco’’ contenente 52 testi aventi un’attinenza – di tipo filosofico, concettuale, metaforico e di qualsiasi altra natura – con il mondo degli scacchi. Un mondo che Mallò conosce sin da bambino e verso cui si approccia con la consapevolezza di chi è cresciuto leggendo le preziose pagine di García Márquez, Dostoevskij e Italo Calvino. Pagine, soprattutto quelle de ‘’Il barone rampante’’ di Calvino, che insegnano quanto svolgere ragionando un determinato compito possa rivelarsi importante. E, se di ragionamento si parla, il gioco degli scacchi di ciò fa caposaldo dimostrando la rilevanza di questa componente, fattore che può rivelarsi arma vincente e grazie al quale è possibile trarre da ogni partita spunti fondamentali per la propria crescita personale.

Mallò, lei da due anni è presidente del comitato sardo scacchistico.

«Esattamente, è un ruolo molto importante che sono fiero di ricoprire. Il movimento degli scacchi è un mondo ricco di persone, ciascuna svolge il proprio compito con il massimo impegno e tanta passione».

Quanti giocatori ci sono nell’Isola?

«Ci sono circa 756 giocatori, rispetto all’anno scorso ne abbiamo 200 in più e questo è un elemento importante che fa ben sperare. Tra l’altro, di questi oltre settecento giocatori, ben quattrocento sono Under 20 e anche questo è un dato significativo perché dimostra che i giovani pronti a mettersi in gioco non mancano».

Le squadre invece quante sono?

«Attualmente abbiamo 14 circoli ma non mancano nuove richieste per formarne di nuovi. Questo è un ulteriore aspetto positivo che dimostra che l'amore e l'interesse verso la disciplina degli scacchi non mancano assolutamente».

Quali sono le altre figure importanti?

«Sicuramente gli arbitri e gli istruttori, sono due figure centrali che svolgono un ruolo essenziale: abbiamo 40 istruttori, di cui 30 tra questi vanno nelle scuole a fare alfabetizzazione scacchistica. Riguardo gli arbitri, invece, sono nove e tra questi nove due sono Fide ovvero possono arbitrare in manifestazioni organizzate dalla federazione scacchistica mondiale».

La sua passione per gli scacchi quando nasce?

«Mi sono appassionato da bambino, giocavo a scacchi durante le feste insieme ai miei famigliari. La prima scacchiera me la regalò il mio padrino, rimasi subito colpito e affascinato da un gioco che ancora non conoscevo nel dettaglio. Da allora, ho iniziato a giocare saltuariamente sino a che, ventuno anni fa, ho preso la decisione di dedicarmi al gioco degli scacchi con continuità».

In che occasione è avvenuto ciò?

«All’epoca facevo la leva militare, incontrai un altro giovane ragazzo con la passione per gli scacchi con il quale giocavamo: era talentuoso, io fui l’unico che non riuscì a battere. Una volta terminata la leva, presi allora la decisione di avvicinarmi al Circolo Scacchistico Cagliaritano in via Ausonia, che fu fondato nel 1973. Da quel momento in poi è iniziata ufficialmente la mia avventura nel mondo degli scacchi».

L’anno scorso la Sardegna è stata al centro di due eventi di rilievo: ha ospitato, infatti, a Cala Gonone i Mondiali Under 20 e successivamente i Campionati Italiani Assoluti a Cagliari.

«Sì, chiaramente sono stati due momenti molto significativi e di grande emozione, in particolare i campionati italiani Assoluti».

Come è nata l’idea di portare i Tricolori Assoluti nel capoluogo all’Hotel Regina Margherita?

«Nasce dalla sinergia tra il comitato sardo e la federazione nazionale. Durante una riunione, nell’estate del 2021 a Montecatini, con il presidente della federazione nazionale Luigi Maggi e gli altri presidenti dei comitati regionali ho proposto di organizzare i Tricolori a Cagliari. Questa proposta è stata accolta subito positivamente e per me è stata una gran bella sorpresa, perché pensavo ci avrebbero riflettuto sopra abbastanza a lungo. Invece sin da subito si sono mostrati entusiasti e siamo riusciti ad organizzare un evento di grandissima rilevanza».

Francesco Sonis è il fiore all’occhiello del movimento isolano.

«Già, Francesco è un giocatore di grande solidità, cura molto la difesa ma sa essere anche un ottimo attaccante. Inoltre, nonostante la giovane età, tiene delle lezioni molto apprezzate».

Quali sono gli aspetti principali da curare nel gioco degli scacchi?

«Prima di tutto è bene sottolineare che la tecnica e la componente emotiva sono due elementi che non possono prescindere l'uno dall'altro. Detto ciò, sicuramente l’apertura, il medio gioco e il finale: queste sono tre fasi che vanno conosciute approfonditamente. È fondamentale lo studio sui libri».

Ne consiglia uno in particolare?

«Ci sono tantissimi libri ottimi da cui studiare però, per chi sta iniziando, direi ‘’Il mio sistema’’ di Aaron Nimzowitsch».

Lei oltre ad essere uno scacchista, è anche uno scrittore: cosa unisce il gioco degli scacchi alla letteratura?

«Tanti aspetti: gli scacchi ti danno capacità di progettazione, allenano la memoria e stimolano la fantasia, tutti elementi che sono essenziali quando si lavora ad un’opera letteraria. Inoltre gli scacchi ti portano alla valutazione e alla riflessione, insegnandoti a non essere troppo impulsivo. Gli scacchi insegnano a prendersi il proprio tempo e questo è un elemento centrale anche nella letteratura e, in generale, nella quotidianità di ogni persona». 

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