Pedalare, nonostante il tempo che passa e gli impegni giornalieri da gestire. Pedalare perché, come dimostra la storia di Cristian Melis, vale sempre la pena mettersi in gioco. Il portacolori della Donori Bike Team, 45 anni, corre sin da quando ha 10 anni senza essersi mai fermato. Militare facente parte della Brigata Sassari, specialista del ciclocross, il suo cursus honorum sui pedali è di assoluto rispetto: nel 2015 spicca il secondo posto al ‘’Trofeo Telethon Cross’’ a Monteriggioni, seguito nel 2016 dalla vittoria del ‘’Circuito Lazio Cross’’, a cui si aggiunge anche il secondo posto al ‘’Memorial Romano Scotti’’. I risulti di valore non finiscono qui: il 17 e il 18 dicembre 2022, Melis si è laureato  nel capoluogo turritano campione sardo a squadre di ciclocross con Nadia Cherchi, Emiliano Murtas ed Eros Piras, bissando poi il successo tra gli M4 a livello individuale. Quello che ha più importanza, però, non è l’aspetto prettamente tecnico, bensì il suo amore per una disciplina che lo ha formato come uomo, prima ancora che come atleta. Consapevole, come ricordava uno dei più grandi scrittori del genere giallo Sir Arthur Conan Doyle, che è proprio quando la speranza viene meno che vale la pena salire su una bicicletta, accantonando i problemi e focalizzandosi solo sulla strada che si ha davanti a sé.

Melis la sua avventura sui pedali è cominciata, quasi, per caso.

«Praticamente sì. Ho iniziato nel 1988 quando mi trovavo in Emilia Romagna in vacanza con amici. Mi proposero di provare la bicicletta da corsa e di fare un breve giro. Io, da subito, entrai in sintonia con il mezzo e mi chiesero se volessi praticare il ciclismo con continuità. Io accettai e pedalo ormai da oltre trent’anni. La mia primissima squadra fu il Veloclub Sarroch».

Quali le figure più significative del suo percorso?

«Direi di sicuro mio padre Efisio Melis che ha sempre amato il ciclismo profondamente. Fu per lungo tempo presidente della Polisportiva Capoterra dove ho corso per tanti anni, in un periodo dove i giovani di talento non mancavano. Ad esempio, dal 1989 al 1995 sono stato compagno di squadra di Alberto Loddo che poi sarebbe passato Professionista».

I momenti più belli tra le categorie giovanili?

«Tantissimi ma su tutti direi i campionati italiani Juniores su strada, nel 1995 a Santa Croce sull’Arno, dove ho gareggiato con Ivan Basso che poi ha vinto due Giri d’Italia: una persona splendida e umilissima. Un altro momento molto bello che ricordo è la Coppa Meridione dove gareggiavano assieme gli Under 23 e gli Èlite: in quell’occasione arrivai quindicesimo, la Sardegna andò molto bene grazie a Luciano Pau e Giuseppe Solla che si piazzarono nelle primissime posizioni».

Lei è uno specialista del ciclocross: quando nasce la sua passione per questa disciplina?

«Mi sono letteralmente innamorato del ciclocross grazie a un maestro di questa specialità ovvero Massimiliano Cadelano con cui ho corso per sette anni da Amatore nel Ciclo Team Cireddu. È un peccato essermi concentrato sul ciclocross troppo tardi, nelle categorie giovanili non lo preparavo nello specifico. È il settore in cui vado meglio perché corro abbastanza bene a piedi e riesco a recuperare velocemente nonostante la grande intensità dello sforzo che comporta».

Le vittorie che ricorda con più piacere nel ciclocross?

«Sicuramente a gennaio il ‘’Trofeo Donori Bike Team’’ dove nella prova da 40 minuti ho preceduto l’ex Professionista Emiliano Murtas che, oltre a essere un mio compagno di squadra, è un grande amico oltre che un mentore. Abbiamo dato il meglio di noi, è stata una sfida combattuta all’insegna dell’amicizia che sta alla base di tutto».

Quanto riesce a dedicare agli allenamenti?

«Mi alleno cinque volte alla settimana, cercando di ottimizzare i tempi. Io vivo a Capoterra, lavoro alla Caserma Monfenera a Cagliari in viale Poetto: per andare a lavoro prendo la bici, stesso discorso per quando torno a casa dove ne approfitto e allungo di circa dieci chilometri. Quando preparo il ciclocross, invece, vado in Comunità Montana a Capoterra e alla ‘’Maddalena Spiaggia’’ dove posso godere anche di un paesaggio magnifico».

Gli appuntamenti principali per questa stagione?

«Sicuramente questo sabato a Sassari: si terranno i Tricolori di cronometro a squadre e, con la Donori Bike Team, vorremmo cercare di ben figurare».

Oltre a essere un corridore, lei è anche un tecnico federale.

«Esattamente, è una esperienza stupenda che mi sta arricchendo notevolmente. Ricopro il ruolo di tecnico federale per il settore fuoristrada delle categorie giovanili agonistiche, avere a che fare con le nuove generazioni è un grande stimolo».

A proposito della Donori Bike Team, qual è il vostro punto di forza?

«Faccio parte di questo magnifico gruppo dal 2020, decidere di vestire questa maglia è stata una delle scelte migliori mai fatte. La Donori Bike Team del presidente Nicola Schirru si è ritagliata un ruolo di primo piano nel ciclismo amatoriale perché si tratta di una grande famiglia: non siamo semplicemente compagni di squadra bensì amici fraterni legati sia nello sport che nella quotidianità. Questo è il bello del ciclismo e questo ci consente di fare la differenza».

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