È andato al regista Gianni Amelio il premio Robert Bresson assegnato alla Mostra Internazionale d'Arte cinematografica di Venezia.

A consegnargli il riconoscimento è stato monsignor Giovanni D'Ercole, vescovo di Ascoli Piceno e presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali della CEI.

"'Se mi vedesse mia madre... Era la mia più grande sostenitrice - sono state le parole del regista - Un giorno mi diede un grande schiaffo perché le avevo detto di voler vendere le mie riviste di cinema. Dovevo dare un esame e non avevo i soldi per sostenerlo. Mi disse che non mi dovevo permettere, perché non bisogna mai separarsi dalle cose che si amano. L'università, la laurea e il pezzo di carta sono sempre inferiori alla passione. E la mia era il cinema''.

''Negli ultimi trentacinque anni - si legge nella motivazione al premio - Gianni Amelio ha percorso e rivisitato i generi, si è sottratto al 'pensiero unico' della commedia all'italiana nella sua fase declinante verso la farsa e si è misurato spesso con la matrice letteraria, da Sciascia a Ermanno Rea, da Camus a Pontiggia, ogni volta restituendone il senso in una chiave personale e non pedissequa. Nel corpus di Amelio i temi della famiglia (il conflitto padri/figli e le assenze/presenze intergenerazionali) e delle migrazioni, da 'Lamerica' a 'Così ridevano', acquistano un primato scevro dalle ideologie e dalle contingenze della cronaca. Egli coglie un disagio carsico lungo il '900 e oltre e rivela la potenza (ri)generatrice dell'esodo, di chi si mette in viaggio in cerca di una nuova Terra promessa, sotto il segno di una stella che forse non c'è più, ma brilla nella notte dei popoli".

Il Robert Bresson viene consegnato ogni anno al regista che dà testimonianza, con le sue pellicole, del difficile percorso di ricerca del significato spirituale dell'esistenza.

(Redazione Online/s.s.)
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