Siamo ben consapevoli di quanto la fama e il prestigio di Tim Burton richiedano ben poche presentazioni. Tra gli esempi più autorevoli del cinema fantastico e fiabesco, attratto fin dai primi esperimenti dalle atmosfere gotiche e da una predilezione per il macabro, il cineasta americano ha saputo fondere - attraverso i suoi stilemi e la sua inimitabile propensione artistica - un linguaggio ironico e irriverente con un’inclinazione verso tematiche più delicate. Lo dimostrano capolavori come “Edward mani di forbice”, “Beetlejuice” e, non meno, il film d’animazione “The Nightmare Before Christmas”, accomunati dal filo conduttore della diversità, della ricerca introspettiva e della lotta al conformismo in nome della libera affermazione di sé.

Tornato al cinema lo scorso anno con “Beetlejuice Beetlejuice” - sequel del cult uscito nel 1988 con Michael Keaton ancora nei panni dell’inconfondibile “Spiritello Porcello” - Burton si è occupato più di recente della seconda stagione di “Mercoledì”, che ha debuttato su Netflix il 6 agosto e che, ancora una volta, ha registrato ascolti milionari, confermandosi tra i franchise più solidi e redditizi del servizio streaming.

Molti, però, non sanno che Burton, oltre a vantare un’esperienza di quasi cinquant’anni sul grande schermo, possiede doti altrettanto straordinarie nel campo dell’illustrazione. Non a caso, il maestro nasce professionalmente proprio come disegnatore, ingaggiato dalla Disney nella sede di Burbank, in California, prima di intraprendere la carriera da regista. In questo senso, dal 18 ottobre al 26 ottobre scorsi, si è svolta nell’ambito della Florence Biennale la mostra “Tim Burton: Light and Darkness”, che ha trovato spazio presso la Fortezza Da Basso del capoluogo toscano. L’evento, curato personalmente da Burton, ha accolto le sue opere insieme a quelle di artisti contemporanei provenienti da varie parti del mondo, tra cui la designer spagnola Patricia Urquiola, la scultrice britannica Emily Young e l'americano-argentino Facundo Yebne.

Nel fondo del Padiglione Spadolini è stato invece possibile ammirare l’area riservata al regista, con oltre cinquanta opere accompagnate dal sottofondo musicale di Danny Elfmann, storico collaboratore di Burton. Lo scorso 21 ottobre, inoltre, il maestro è stato insignito del premio Lorenzo il Magnifico alla carriera. Con un ringraziamento semplice ma sentito, ha dichiarato: “Grazie per questo onore. Sono conosciuto principalmente per il mio lavoro nel cinema, dunque un riconoscimento come artista mi rende davvero felice. Vi ringrazio di cuore”.

Accennando poi all’importanza di preservare il valore spirituale del disegno, alla luce delle nuove tecnologie sempre più pervasive, ha affermato in un’intervista all’ANSA: “Fin da quando ero piccolo ho sempre pensato che il disegno fosse qualcosa di spirituale che mi connette con me stesso, una forma di comunicazione non-verbale. Credo che oggi sia più importante che mai, vista tutta la tecnologia, internet e la confusione con cui dobbiamo dialogare. Quando ero giovane ero molto felice di poter esprimere me stesso attraverso i disegni, non ero un grande comunicatore. Questo mi ha aiutato da teenager e poi da adulto. Tutti abbiamo un lato oscuro e disegnare mi aiutava a tirarlo fuori”.

La propensione al disegno e alla creazione artistica ha però avuto, nella vita di Burton, risvolti talvolta complessi, soprattutto sul piano delle relazioni sentimentali. A ricordarlo è la sua ex compagna Helena Bonham Carter, con cui è stato legato per quasi quindici anni e da cui ha avuto due figli. Rivelando in particolare, nella docuserie “Tim Burton: Life in the Line”, un episodio avvenuto durante la nascita del loro primogenito, l’attrice ha mostrato un lato poco noto del regista: “Lui letteralmente disegna la sua vita. Anche se è con te, starebbe a disegnare. Anche durante i momenti più importanti. Stavo avendo un bambino. Lui avrebbe comunque disegnato. Letteralmente mentre partorivo. Abbiamo tutta la nostra vita disegnata”.

Ripensando alle difficoltà, ma anche ai momenti di gioia condivisi, ha aggiunto: “È stata sicuramente un'avventura. Abbiamo attraversato migliaia di disegni prima di decidere di chiudere. Mi ha dato ruoli magnifici, compresi quelli dei bambini. Ma mi ha dato la possibilità di creare un personaggio dove, fino ad allora, probabilmente non mi era mai stata data una tale opportunità”.

Tentando di spiegare lo spirito sempre dinamico e in perenne moto creativo dell’ex compagno, ha concluso: “Danza nell'aria. Quindi, finché può incanalare quell'energia in qualcosa, su una linea sulla pagina, quello è il suo punto d'appoggio. Ma c'è vita reale in quella linea. È lì che è più felice. I suoi simboli, la spirale, i segni di cucitura, i puntini, le righe, le persone si riconoscono in tutto questo. È tutto ciò che vuole. E tutto ciò che vuole è continuare a disegnare o creare o fare un film o scarabocchiare su un tovagliolo. È tutto ciò che chiede”.

© Riproduzione riservata