“Ascolta la voce dell’acqua, la voce del fuoco, ascolta nel vento il cespuglio che singhiozza: è il respiro degli antenati”. Le parole di una poesia al Teatro Verdi di Sassari scandiscono il ritmo di una danza ancestrale. La voce è quella di Germaine Acogny, 84 anni, Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia 2021, madre della danza moderna e contemporanea africana. Spettacolo unico e irripetibile, “Hommage aux ancetres” (omaggio agli antenati), quello proposta in prima europea assoluta.

Una polvere magica ha tratteggiato un cerchio per delimitare lo spazio di contatto tra il mondo spirituale e quello materiale, e rappresentare la dimensione della danza, che in Africa, proprio come in Sardegna, ha trovato le sue massime espressioni nel ballo rotondo di gruppo. Un cuscino raffigura un neonato, simbolo di rinascita e reincarnazione, e tutto si ricopre di un tappeto di petali di rosa rossi e bianchi. Infine arriva l’ultimo elemento, il più inquietante, la maschera: è la morte, che non ha mai il sopravvento perché la reincarnazione ripete il ciclo vitale all’infinito.

La grande maestra e coreografa franco-senegalese a fine performance ha ricevuto una targa commemorativa a nome della Città di Sassari dalle mani dell’assessora alla Cultura Nicoletta Puggioni, al fianco dell’effervescente presentatrice Monica Lubinu e della direttrice di Danzeventi, Lucia Cau. 

La serata è proseguita con un vivace talk nel quale Germaine si è intrattenuta a dialogare con Lubinu e a confrontarsi con la coreografa sassarese Livia Lepri, sul palco in rappresentanza del mondo coreutico italiano. Quindi a rispondere alle domande del pubblico.

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