È l’emblema di un percorso sempre più a fuoco “Swag Pop Corn”, il nuovo singolo di Serena Collu, in arte Sere. Ventunenne, nata a Cagliari, cresciuta a Vallermosa e di base ora a Milano dove studia composizione pop alla Civica Abbado, Sere ha all’attivo diversi singoli, da “Paranoie”, a “Ingranaggi” e “Chiodi Fissi”, piccole tappe di un percorso che, oggi, trova una svolta in “Swag Pop Corn” e nella collaborazione con l’etichetta Stay Records e con Edizione Orange Records. Un brano frizzante, ironico, intimo e schietto, per chi ama la verità e sa leggere tra le righe, sgranocchiando con gli amici l’ennesima busta di pop corn. «Parto sempre dai dettagli della mia vita: relazioni, persone, confusione… C’è sempre un risvolto della medaglia, dal bacio in fronte, a una porta che ti si chiude sul pollice», ci ha raccontato Sere. «I pop corn del titolo, poi, rimandano alla schiettezza e all’onestà che si può trovare in un brindisi con gli amici».

Questo pezzo racconta la storia di una ragazza combattuta. È la storia della sua vita?

«Totalmente! Quando mi faccio un’idea su qualcosa o su qualcuno, succede sempre qualcos’altro, che me la manda in frantumi. È successo pure per il testo di questa canzone».

Questione di congiunzioni astrali?

«Non credo tanto in queste cose, ma, alla fine, certi atteggiamenti e certe caratteristiche sono quelle».

Le sue?

«La determinazione, l’essere sempre positiva, solare, riesco sempre a trovare il buono delle cose, anche se poi mi faccio travolgere dai fattori esterni, perché punto sempre alla perfezione delle cose o al voler risolvere anche i problemi altrui… sono Capricorno, ascendente Sagittario e, sì, lo so, c’è un po’ di tossicità in questo, ma la musica mi aiuta a buttarla fuori».

Un tema centrale delle sue canzoni, anche se trattato con ironia, è il disagio esistenziale. Cantarlo è una scelta o una necessità?

«Una necessità, altrimenti mi terrei sempre tutto dentro. Certo, non è facile parlare di certi particolari della propria vita, ma la cosa importante è che poi gli altri ci si possano rivedere, trovare la loro storia nelle mie parole, perché magari quello di cui sto parlando è un disagio di tutti».

Quando non fa musica cosa le piace fare?

«Faccio la maschera in teatro, al Piccolo e al Mahler. Lavoro molto e studio molto».

Le manca la Sardegna?

«Sì, la mia famiglia è lì e per me sono sempre un punto di riferimento, ma la mia decisione di andarmene è nata dalla consapevolezza che non era il mio posto per crescere a livello artistico e professionale. Mia mamma, poi, ha vissuto per molti anni in Sudafrica, quindi sono sempre stata affascinata da questa cosa del diverso, del voler andare e a Milano ho trovato una mia tranquillità personale, anche se poi, alla fine, è sempre tutto un disastro!». 

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