Otello, Verdi e l'ente de Carolis: lo spettacolo affascina piazza d'Italia
Dopo il successo dell'anno scorso, si conferma vincente l'idea della lirica all'apertoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La gelosia di Otello, il male personificato in Jago, la vana difesa dell'innocente Desdemona, un'atmosfera noir con spruzzata di riti magici. Ha fatto benissimo il regista e scenografo Alberto Gazale a restare fedele a un capolavoro facendone emergere tutta la potenza drammatica con l'aiuto sinergico di cantanti, orchestra dell'ente de Carolis e bacchetta di Sergio Oliva. Quasi 1.300 spettatori paganti e almeno altrettanti distribuiti nel salotto buono di Sassari sono rimasti affascinati da “Otello”, capolavoro della maturità di Giuseppe Verdi scritto ben 16 anni dopo “Aida” sulla tragedia di Shakespeare, che aveva preso spunto dalla novella di Cinzio.
Il palco allestito dal progettista Emilio Sonnu sulle scalinate di piazza d'Italia che portano al palazzo della Provincia ha consentito una buona visione praticamente da tutti gli angoli. La lirica per tutti, che va incontro alla gente: obiettivo ambizioso che il direttore artistico Gazale sta portando avanti con la collaborazione entusiastica di tutte le componenti dell'ente, maestranze comprese.
La buona omogeneità del cast ha contribuito alla fluidità della fruizione dell'opera, con il coro senior e quello delle voci bianche (preparati rispettivamente da Francesca Tosi e Salvatore Rizzu) chiamati non solo a una prova solida vocalmente, vista l'attitudine di Verdi, ma anche a movimentare la scena attorno ai protagonisti.
Il tenore messicano Hector Lopez Mendoza ha dato fisicità a Otello, sia come voce che come temperamento. Il baritono Marco Caria (Jago) e il soprano Angela Nisi (Desdemona) hanno tratteggiato gli altri due personaggi del “triangolo” di protagonisti: uno con perfidia l'altra con purezza, entrambi con sicurezza. Buona anche la prova degli altri membri del cast: Mauro Secci (Cassio), Nicolas Resinelli (Roderigo), Tiziano Rosati (Lodovico), Michael Zeni (Montano), Stefano Arnaudo (un araldo) e Francesca Pusceddu (Emilia).
Un plauso anche al disegno luci di Tony Grandi e al fonico Alberto Erre che ha avuto il complesso compito di amplificare con equilibrio le varie componenti dell'opera in uno spazio aperto.