"Da eterno ragazzo a eterno riposo è un attimo”. 

Gianni Morandi, 77 anni, una carriera sfavillante e un rapporto strettissimo con il Festival, scherza in conferenza stampa da Sanremo sulla sua età. Eppure l’energia che sprigiona sul palco dove sale per la settima volta come concorrente (nel 1987, tra l’altro, vinse con Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con “Si può dare di più”) e dove è stato padrone di casa nel 2011 e nel 2012, riesce a essere una delle più fresche e nuove di tutti.

"Il segreto – svela – è ogni giorno cercare di reinventarsi la vita ed essere felici di affrontare il nuovo giorno”. 

La canzone, “Apri tutte le porte”, scritta da Jovanotti e prodotta dal musicista tedesco di origine turca Mousse T. (con cui Morandi farà un medley nella serata delle cover di venerdì) è quinta nella classifica generale della sala stampa. L’impatto sonoro ricalca lo stile soul e funky alla Wilson Pickett e Otis Redding. “Quando l’ho ricevuta – racconta Morandi - ho iniziato a cantarla 10-15 volte al giorno. Ci sono tante parole e frasi difficili che devi masticare più volte per farle tue. Adesso sinceramente riesco a sentirmela addosso e mi dà energia”.

Solo poche settimane fa ha rischiato l’esclusione dalla gara per aver pubblicato (per colpa del tutore alla mano dopo un incidente domestico) una piccola parte del brano sui social. La Rai ha deciso di non penalizzarlo ma il rapporto coi social per Morandi resta importantissimo: “Ho scoperto che sono un mezzo straordinario se li usi bene per restare in contatto con le persone”. Gli insulti a cui è esposto come purtroppo tutti i personaggi famosi non lo spaventano, tutt’altro: “Penso che sia necessario essere carini con tutti, anche con chi è sgarbato. Se rispondi con ironia magari gli fai cambiare idea”.

Quest’anno festeggia 60 anni di attività: “Li ho rivisti tutti come in un film la prima sera che sono salito sul palco. Mi sono commosso per il lungo applauso che mi ha tributato il pubblico dell’Ariston. Poi è partita l’introduzione e mi sono per fortuna concentrato”. Nel suo lungo cammino non ha avuto paura di sperimentare, lavorando con artisti come Lucio Dalla, Ligabue, Tommaso Paradiso e ora Jovanotti:  “Da interprete mi piace prendere una canzone come un regista fa con una sceneggiatura, rendendola il suo film. E’ una fortuna secondo me poter spaziare in un ampio repertorio. So che certe cose mi vengono meglio e altre peggio però è bello sperimentare”.

La sua benzina è il pubblico: “Per me il momento della verità è quando sono sul palco a contatto con gli altri. Quando il pubblico mi dà un’emozione e io gliela restituisco. Ho fatto oltre 3mila concerti nella mia vita. So che molti artisti alla mia età si sono ritirati, continuano a incidere ma non si esibiscono più. Per me è essenziale, finché ne ho le forze, stare insieme alla gente”. Guardando indietro non ha nessun rimpianto: “Rifarei praticamente tutto: il tour con Lucio Dalla, quello con Claudio Baglioni, Sanremo con Ruggeri e Tozzi, mi piace il gioco di squadra. Ho avuto talmente tanto dalla vita che sarei pazzo a rimpiangere qualcosa”. 
Con Massimo Ranieri e Iva Zanicchi è uno dei veterani di questo Festival. Eppure, dice, “sono i giovani a dare consigli a me. Sono talmente preparati, talmente forti che io non posso insegnare loro niente, neanche a stare sul palco. Può esserci uno scambio, quello sì, ma sono svegli e formidabili”. 

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