Timothée Chalamet si prepara a tornare in “Marty Supreme”: pellicola firmata da Josh Safdie - ricordato anche per aver co-diretto insieme al fratello Benny lo splendido “Diamanti Grezzi” - incentrata sulla figura complessa di Marty Mauser, un venditore di scarpe e giocatore esperto di ping pong nella New York degli anni ’50 che, animato dal suo spirito irrefrenabile, si lascerà travolgere durante un campionato all’estero dal brivido delle truffe, degli amori proibiti e delle manie di grandezza.

Con data d’uscita fissata nelle sale italiane al 22 gennaio, il film è stato presentato a sorpresa durante l’ultima edizione del New York Film Festival. Apparsi sul palco della Alice Tully Hall, al Lincoln Center, Chalamet e Safdie hanno intrattenuto gli ospiti con un’appassionata introduzione. Ironizzando sulla proiezione segreta che sarebbe cominciata di lì a poco, il regista ha esclamato: «Anch'io detesto le sorprese. L'ho finito ieri alle 2 del mattino... Siete i primi spettatori a vedere questo film».

Alla fragorosa standing ovation da parte dei presenti sono seguite, poco dopo, le recensioni entusiastiche della stampa. Ad aver colpito tutti, in particolare, è stata proprio l’interpretazione di Chalamet, considerata già la migliore della sua carriera e in lizza per una possibile nomination agli Academy Awards. Su questo aspetto, Ramin Setoodeh, co-redattore capo di Variety, ha commentato con un post su X: «Marty Supreme è un mix tra Diamanti grezzi, Il giovane Holden e Jerry Maguire, il tutto sostenuto dalla migliore interpretazione di Timothée Chalamet fino ad oggi. L'ho adorato».

Dello stesso parere anche Diego Andaluz di Discussing Film, che definisce il titolo: «Un'odissea cinetica che sembra un folle incrocio tra Prova a prendermi e Diamanti grezzi. Timothée Chalamet offre l'interpretazione di una vita in questo indimenticabile e maestoso tour de force cinematografico a tutto gas».

Anche David Canfield, giornalista del The Hollywood Reporter, ha elogiato l’interpretazione di Chalamet, scrivendo nello specifico: «Marty Supreme: una regia grandiosa ed esaltante di Josh Safdie. La migliore interpretazione della carriera di Timothée Chalamet - era nato per interpretare questo personaggio - con una straordinaria Odessa A'zion alla guida di un cast di supporto superbo. Wow».

Non meno eloquente il feedback di David Crow, che sostiene: «Marty Supreme è una vera e propria esplosione di adrenalina ed è il seguito di Diamanti grezzi che aspettavamo con ansia. Altrettanto folle e teso, ma inebriato dalla sicurezza della giovinezza e dall'arroganza di credere che talento e fascino siano sufficienti. Come opera cinematografica, lo è di sicuro».

Ad aver fatto discutere, ma in una direzione del tutto opposta, sono state invece le recenti dichiarazioni di Kevin O'Leary, imprenditore milionario e conduttore del programma Shark Tank, che ha debuttato come attore nel film. In un’intervista durante il podcast World of Travel, ha espresso alcune considerazioni sul potenziale offerto dall’intelligenza artificiale, e sui benefici che - a suo dire - essa porterebbe nel mondo del cinema.

Riflettendo sul lavoro delle comparse e sui possibili risparmi nei costi di produzione, ha dichiarato: «Quasi ogni scena aveva fino a 150 comparse. Queste persone devono restare sveglie per 18 ore, completamente vestite, pur non essendo davvero nel film, ma necessarie sullo sfondo. E costa milioni di dollari. Perché non mettere agenti AI al loro posto? Non sono gli attori principali, servono solo visivamente nella storia. Potresti risparmiare milioni, così si potrebbero produrre più film. Lo stesso regista, invece di spendere 90 milioni, avrebbe potuto spenderne 35 e farne due».

E anche sul caso di Tilly Norwood - attrice fittizia creata proprio attraverso l’utilizzo dell’AI, che ha scatenato le feroci proteste del sindacato SAG-AFTRA - ha commentato: «È al 100% un'intelligenza artificiale. Non esiste, ma è una grande attrice. Può avere qualsiasi età si voglia. Non deve mangiare, quindi lavora 24 ore su 24. Direi che, per amore dell'arte, bisognerebbe consentire l'uso dell'AI in certi casi. Le comparse ne sono un ottimo esempio, perché non si nota la differenza. Basta mettere lì 100 Tilly Norwood e il gioco è fatto».

Considerazioni scottanti, senza alcun dubbio, che - nel bene e nel male - porteranno ulteriore visibilità al titolo. Vedremo pertanto in che modo la questione andrà ad ampliarsi nel prossimo futuro e quale scenario si prospetterà nel vasto panorama delle maxi produzioni hollywoodiane.

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