Paul McCartney può dirsi soddisfatto. Dopo il polverone sollevato via social sulla scelta, tutta italiana, di non prevedere rimborsi ma voucher per i concerti non effettuati a causa dell'emergenza da Covid-19, a dargli ragione è il ministro per i Beni e le Attività culturali Dario Franceschini.

"È veramente scandaloso che coloro che hanno pagato un biglietto per uno show non possano riavere i loro soldi. Senza i fan non ci sarebbe musica dal vivo - è stata la netta posizione presa dell'ex Beatle -. Siamo fortemente in disaccordo con ciò che il governo italiano e Assomusica hanno fatto. Siamo tutti estremamente dispiaciuti del fatto che gli spettacoli non possano avvenire ma questo è un vero insulto per i fan".

"E' evidente che la ratio della norma è che il voucher valga solo per un concerto dello stesso artista - la risposta di Franceschini - e che se questo non si terrà lo spettatore avrà diritto al rimborso. Il Parlamento credo potrà intervenire in conversione per togliere ogni dubbio interpretativo sulla norma".

L'intervento di Franceschini era stato chiesto anche dalle associazioni dei consumatori che avevano accolto con favore la presa di posizione di McCartney (da Codacons a Unc, passando per Aduc e Federconsumatori): i due concertidell'ex Beatle previsti nel 2020 in Italia, in particolare, non verranno riproprosti il prossimo anno, e a chi aveva acquistato il biglietto è stato offerto un voucher da utilizzare su altri eventi.

Ma se da una parte il governo prova a mediare, dall'altro chi non l'ha presa bene è Assomusica, che rimanda al mittente ogni accusa. "Paul McCartney ha sbagliato obiettivo - dice il presidente Vincenzo Spera, scaricando sul cantante inglese le responsabilità -. E' lui che ha annullato il tour, sapendo quale fosse la situazione in Italia e quali sarebbero state le conseguenze della decisione di non riprogrammare le date nel nostro Paese in un altro momento. Non accetto lezioni da lui. Se teneva al suo pubblico avrebbe potuto accettare la richiesta di una nuova data, come sta facendo il 99% degli artisti".

Assomusica ribatte anche all'accusa di aver in qualche modo "condizionato" il governo sulla scelta dei voucher. "Falso. E' lo Stato a decidere in autonomia le leggi più opportune. E poi la norma non è stata fatta per Assomusica ma per il settore del turismo, per i musei, per gli spettacoli dal vivo in generale.

Per evitare il collasso".

D'Alessandro e Galli, la società organizzatrice dei concerti di Paul McCartney in Italia, nonostante dichiari di comprendere "l'amarezza dell'artista e il suo dispiacere", allo stesso tempo ritiene "che il governo abbia identificato nel voucher lo strumento che garantisse il corretto bilanciamento tra la legittima delusione del fan che non potrà assistere ad un determinato concerto e l'esigenza vitale di sostenere l'intera filiera dello spettacolo".

Anche gli organizzatori, poi, ribadiscono che "lo staff di Paul McCartney era perfettamente a conoscenza da prima della cancellazione" della formula di rimborso sotto forma di voucher, "istituita dal governo italiano per far fronte a una crisi senza precedenti che rischiava di dare un colpo fatale all'industria della musica dal vivo e ai circa 400.000 lavoratori che ne fanno parte".

(Unioneonline/v.l.)
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