“Con chi non ha le occhiaie io non parlo”. Gli illuminanti? “Usateli sempre, anche messi male, di giorno, di notte, a testa in giù o a testa in su”.

L’ironia è una delle caratteristiche di Paolo Pinna, uno dei truccatori italiani più conosciuti e apprezzati dalle celebrità: 50 anni, originario di Bergamo, ha un forte legame con la Sardegna, “che non è il luogo delle vacanze, ma un punto di riferimento”. Suo padre è di Sarroch, “tutta la mia infanzia – racconta a L’Unione Sarda – l’ho trascorsa lì, è un posto di famiglia”. Sono molti i tratti che ha ereditato “da una terra unica, con persone che hanno grande dignità e perseveranza, con un forte senso del dovere, voglia di fare e di impegnarsi”. “L’essere cocciuto mi contraddistingue, non per citare un luogo comune, così come l’avere sempre un’idea precisa su cose e situazioni, ma questo non mi impedisce di confrontarmi con chi è diverso da me. Una ricchezza quindi, non un limite”, dice.

E le occhiaie dei sardi? Sono un tratto comune?

“Dalla mia esperienza sì: hanno un volto molto caratteristico. Capisco subito se ho davanti un sardo, ancora prima che parli: mi basta guardare la struttura dello zigomo, la forma delle labbra. E l’occhiaia, che ho anche io ed è una cosa di cui vado fiero”.

Come si diventa un truccatore professionista?

“Per chi è della mia generazione è stato in gran parte un caso della vita, non era un desiderio espresso fin da piccolo, piuttosto un mestiere costruito nel tempo. Oggi ci sono due vie molto standard”.

Quali sono?

“Legarsi alle aziende che producono trucchi, di solito con un affiancamento durante i corsi con l’apposita formazione, e da lì ci si inserisce nel circuito delle profumerie, oppure passare dalla moda lavorando con i fotografi e con le agenzie”.

Lei come ha iniziato?

“Con le aziende. Non ho mai avuto il pallino della moda, ero più affascinato dal cambiamento che il trucco produce sui volti. Mi incuriosiva il mondo delle texture, della riflettenza dei prodotti, di come funzionassero sulla pelle. La parte emozionale più che quella artistica. Vedevo come le persone possono cambiare anche umore una volta che sono truccate”.

Il primo lavoro?

“Studiavo giurisprudenza e parallelamente ho cominciato, dopo diversi corsi, con Kiko Milano, del gruppo Percassi. Cercavano un responsabile per i negozi, ho superato il colloquio e ho capito che sarebbe stato il mio futuro anche se ero giovanissimo. Sono rimasto tre anni in Italia, durante i quali abbiamo aperto i primi monomarca, poi altri tre anni in Svizzera”.

Ed è tornato in Italia.

“Sì, volevo provare il mondo della tv, che è sempre una produzione e ha poco a che fare col lato artistico. Ma volevo capire i tempi, come funzionano i filtri della luce, come reagiva il colore. C’è molta adrenalina in questo ambiente. Mi occupavo dei giornalisti di Sky Sport e degli ospiti: dovevano sembrare non truccati ma in ordine, freschi”.

Lo step successivo?

“Ho intuito che per riuscire a costruire un mio profilo professionale e ‘fare carriera’ avrei dovuto legarmi alle celebrità, che rappresentano non solo un grande allenamento ma anche una importante ‘vetrina’: tanti contesti, tante condizioni di lavoro diverse, ritmo, movimento. Tutto questo mi avrebbe aiutato a essere più credibile verso le aziende. Possiamo dire che le star siano un biglietto da visita”.

La prima collaborazione importante?

“Con Malika Ayane, che all’epoca era un’esordiente. Ci siamo conosciuti, piaciuti, e alla fine sono stato in giro per il mondo con lei per 10 anni mentre diventava sempre più famosa e ricercata: tour, trasmissioni tv, interviste, la seguivo ovunque, ho preso tanti di quegli aerei…”.

Grandi soddisfazioni però.

“Sì, ma molto stancante. Dico sempre che se si vuole diventare famosi ci vuole una salute di ferro. È così che ho cominciato ad avere visibilità, a creare un profilo che rappresentasse sicurezza e garanzia per le clienti. Quando sai che un make up artist è famoso ti affidi a lui. E le aziende, dal canto loro, considerano il nome più spendibile”.

Il make up è un tema di gran moda, è un errore volersi vedere a tutti i costi diversi?

“No, chi decide di cambiare lo fa perché lo desidera, chi vuole migliorare chiede di essere impreziosita, ma una cosa è il trucco artistico, un’altra è quello da giorno. Il primo è quello che ti decora, mette accenti di colore, modifica l’aspetto del volto, il secondo ti rende diversa ma non deve vedersi. Ombretti, colori, tutti noi troviamo il modo di arrivare al risultato che vogliamo ottenere, è solo una questione di dedizione, di tempo e di pratica. Basta volerlo”.

Quali sono le tendenze estate 2022?

“Tornano il trucco grafico e il colore, quindi eyeliner disegnati, geometrizzazione di occhi e labbra, tutto molto poco naturale in realtà. I giovani, che sono quelli che dettano la moda, useranno tinte accese per avere un look che caratterizza”.

Perché ci sono tante critiche sugli uomini che si truccano?

“Già non accettiamo una donna che fa ricorso al make up sempre e comunque, consideriamo questa esigenza di bellezza un po’ superficiale, soprattutto noi italiani. Figuriamoci gli uomini che nella nostra società rappresentano ancora un modello di fermezza, di durezza. Ma più che altro per i ragazzi oggi si tratta di divertimento, di voglia di liberarsi di vecchi modelli. Di rompere con quanto proposto dalle generazioni precedenti. È sempre stato così storicamente: prima c’erano personaggi come Mick Jagger che si truccavano, oggi ci sono i Maneskin e Fedez. I giovani non vogliono fingersi omologati e osano”.

Alla base di un buon make up c’è…?

“La cura della pelle: idratazione prima di tutto, se no il trucco anche se realizzato perfettamente sarà sempre orribile. Sul set di film o servizi fotografici di beauty o moda, la prima cosa che fanno le celebrità è idratare la pelle, fondamentale è che sia traslucente”.

Cosa chiede chi si fa truccare da un esperto?

“Tutte dicono di voler cambiare ma stanno chiedendo in realtà di vedersi più luminose e più giovani. Quando si affidano a un professionista hanno in mente Monica Bellucci, Sharon Stone, vogliono diventare qualcun altro ma se sei un bravo professionista capisci chi hai davanti e per l’80 per cento, e lo dico dopo aver lavorato su almeno 70mila volti, chiedono non di essere trasformate ma impreziosite, con la pelle più bella. Insomma di essere la persona che sono ma nel giorno migliore. La cosa inaspettata ma frequente è quando realizzi un super trucco, con sfumature leonardesche e ti senti dire ‘bellissimo, ma adesso vado a lavarmi la faccia che devo tornare a casa’. Lo fanno anche le celebrità”.

La persona che vorrebbe passasse tra i suoi pennelli?

“Senza epoca Virna Lisi che ho sempre considerato uno dei volti più belli del cinema italiano; altrimenti il viso di una persona molto giovane per farle capire che ci può essere velocità senza rinunciare alla qualità”.

Come è finito su Topolino?

“Una persona della redazione italiana voleva inserire Malika Ayane nel fumetto e il disegnatore alla fine ha ritratto anche me, era il 2012. Un’esperienza bellissima, ho conservato 4 copie di quel numero”.

È vero che ha cambiato la pettinatura di Lorella Cuccarini?

“Sì, per la sigla di Domenica In. Aveva sempre avuto il ciuffo di lato, un look molto da signora, capelli phonati, in piega, troppo classici. A me piace sperimentare quindi le ho proposto la riga centrale. Lei è bellissima, anche senza trucco. Il risultato le è piaciuto molto, stava benissimo”.

Paolo Pinna con Lorella Cuccarini (foto concessa)
Paolo Pinna con Lorella Cuccarini (foto concessa)
Paolo Pinna con Lorella Cuccarini (foto concessa)

Nel 2018 ha lanciato il suo marchio di make up: “Perfetto”, un nome che è un’aspirazione?

“Avendo sempre usato marchi già in distribuzione, in ogni prodotto c’era sempre qualcosa che avrei cambiato e che tentavo di modificare miscelando colori o cambiando la resa. Volevo una linea mia che fosse più efficace, prima di tutto per una mia esigenza personale. Ed è stata accolta molto bene. Il nome l’ho scelto perché comunemente crediamo che la perfezione sia fatta di dettagli molto sofisticati, in realtà consiste nell’adattabilità di una cosa, se è perfetta sta meglio a diverse persone”. 

Ha in programma delle novità?

“Un nuovo correttore più coprente, per pelli più macchiate. Non mature, attenzione, non ne faccio mai una questione di età. Gli inestetismi non sono parenti degli anni”.

C’è posto per un sogno nel cassetto?

“Come no: scrivere un libro sul beauty, sulle abitudini delle donne. Uno sguardo ironico su come vengono concepite dall’industria della bellezza. E uno spettacolo teatrale abbinato, sul rapporto tra donna e trucco”.

Ci sveli un ‘tocco segreto’.

“L’uso degli illuminanti. In stick, liquidi, come volete, ma fanno la differenza. Anche messi male, non importa, aumentano la riflettenza della luce e fanno apparire al meglio creando un effetto pelle di seta. Da sfumare bene su zigomo, palpebre, arco di cupido e dorso del naso. E da usare sempre: di giorno e di notte, a testa in su e a testa in giù”.

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